Scenari d’agosto / Gran Zebrù ormai senza ghiaccio
“Gran Zebrù ormai senza ghiaccio”, titola Il Giorno del 23 agosto. Sotto i colpi dell’afa questa maestosa piramide dell’Alta Valtellina che ha attirato sulla sua vetta generazioni di alpinisti è ormai un ammasso di roccia instabile. Federico Magni, giornalista e alpinista, è salito lassù e così descrive la situazione nelle pagine valtellinesi del quotidiano.
“Il re è nudo”, solo nel giro di dieci giorni “il guardiano dell’Alta Val Cedec” ha perso il suo mantello di ghiaccio. Ha lasciato a bocca aperta gli appassionati di alpinismo l’immagine scattata da un’escursionista il 21 agosto 2021, che immortala la maestosa piramide del Gran Zebrù, 3.851 metri, in Alta Valtellina. È bastato qualche giorno sotto i colpi dell’afa che ha raggiunto anche le quote più alte, per trasformare la montagna di ghiaccio in un ammasso di roccia. Solo la sua parete Nord appare coperta da un sottile e vecchio strato di neve “marcia”. Quella che solo fino a qualche anno fa era una salita da percorrere in cordata con piccozza e ramponi lungo il celebre canalino (o collo di bottiglia) della via “normale” partendo dal rifugio Pizzini, da metà estate in poi, sta diventando un terreno impraticabile.
Nei giorni scorsi alcuni alpinisti hanno deciso di fare marcia indietro dopo aver imboccato proprio il canalino trasformato dal gran caldo in una pietraia instabile.
“La cresta che porta in vetta è ormai una roulette russa”, commentano coloro che hanno affrontato quell’itinerario decine di volte e conoscono le trasformazioni della montagna. In effetti nelle ultime stagioni alpinistiche sono parecchi gli incidenti che si sono verificati sulla celebre cima della Valtellina, spesso provocati da crolli di pietre o dal terreno instabile. E pensare che nelle cronache alpinistiche proprio il Gran Zebrù era conosciuto per la sua famosa meringa sulla parete Nord. Per la verità già un vecchio ricordo da molto tempo. Fu affrontata il 22 settembre 1956 dall’alpinista austriaco Kurt Diemberger insieme con Herbert Knapp e Hannes Unterweger. Un’impresa unica anche perché la meringa crollò qualche anno dopo. Ma ora sembra che il Gran Zebrù si stia spogliando completamente.
Il disgelo e la modifica della cupola glaciale sommitale negli anni scorsi ha riportato alla luce anche la baracca delle truppe austriache costruita nella primavera del 1917. Rimasta nascosta fino a qualche anno fa, la capanna a volte faceva capolino dalla Punta dei Re ma lo scioglimento del ghiaccio nella torrida estate 2015 ha fatto emergere in modo praticamente completo il ricovero di legno che ora si teme possa finire giù dalla parete Nord.
Federico Magni