Intossicati dal piombo / La strage silenziosa dei rapaci
Uno studio durato oltre dieci anni e condotto da Ersaf-Direzione del Parco Nazionale dello Stelvio e dalla Provincia di Sondrio rivela che l’avvelenamento cronico e acuto da piombo sta provocando una “strage silenziosa di aquile reali e avvoltoi”. Il piombo viene ingerito dai rapaci che si cibano delle carni di animali colpiti dai cacciatori e che non vengono recuperati o delle viscere di ungulati lasciate sul luogo di caccia. L’assunzione del piombo è facilitata dal fatto che pallini e proiettili si frammentano quando impattano contro il bersaglio, formando schegge anche di piccolissime dimensioni che si irradiano nei tessuti della preda.
Su questo aspetto deve concentrare le sue attenzioni anche il Parco Nazionale del Gran Paradiso ormai in vista del traguardo dei cent’anni dalla fondazione. Precarie sono risultate le condizioni dell’aquila messa in salvo in giugno nel Parco: il rapace presentava sintomi di debolezza, deperimento, ipotermia e disidratazione con ipotetici segnali di saturnismo.
Un fatto è ormai accertato. I pericoli per l’aquila reale sono prevalentemente di origine antropica, ossia provocati dall’uomo, essendo il volatile al vertice della catena alimentare senza predatori naturali diretti. L’avvelenamento da piombo è una delle principali cause di morte in questa specie.

Un pericolo è anche costituito dalla presenza di reti elettriche anti-lupo. E’ recente il caso di un’aquila reale femmina impegnata in una battuta di caccia a Canal San Bovo nel Trentino. L’esemplare è rimasto impigliato diverse ore prima che un pastore, verso sera, si accorgesse della sua presenza. Sul luogo è immediatamente intervenuto il Servizio Forestale di Canal San Bovo. Il rapace è stato tratto in salvo dal comandante Diego Taufer per poi essere consegnato al Centro recupero fauna selvatica di Trento gestito dalla Lipu e dai forestali. Accanto all’aquila è stato trovato un agnellino morto, forse la sua preda.