Cime leggendarie / Il respiro della “montagna sacra”
Dieci cime leggendarie, un racconto dell’Italia d’alta quota. A fronte di questi temi, bisogna riconoscere che esce a proposito “Il respiro delle montagne” di Paolo Paci, ora in distribuzione in edicola con Repubblica e l’Espresso. Anzi, torna a uscire. Fu pubblicato nell’ormai remoto 2016 per i tipi di Sperling & Kupfer e oggi la riedizione consente di approfondire alcuni temi sollevati da un progetto molto chiacchierato tra addetti ai lavori: istituire una “montagna sacra” nel Parco nazionale Gran Paradiso in occasione del centenario che si celebrerà nel 2022. Di questa ipotetica montagna sacra si parla da tempo sui blog, questo che state leggendo compreso, e anche sporadicamente su qualche giornale che coltiva ambizioni montanare.
L’idea è scaturita dalla mente fertile di Tony Farina che ora ha individuato anche la vetta destinata, a suo avviso, a diventare “sacra”, un certo Monveso di Forzo (3322 m) che si trova per i tanti che non lo sapessero nel Parco nazionale Gran Paradiso, sulla cresta spartiacque tra Piemonte e Val d’Aosta condivisa dai due versanti del Parco.
Non tutti i rappresentanti del comitato di gestione del Parco risultano però convinti dell’opportunità dell’iniziativa. Per essere più precisi, in data 13 luglio scorso, il Presidente dell’area protetta Italo Cerise e tutti i consiglieri si sono espressi contro l’ipotesi che l’ente parco faccia proprio il progetto.
Ma tanti nemici, tanto onore. E Farina non demorde. Nel Comitato promotore ha fatto entrare dieci rispettabili amici della montagna tra i quali lo scrittore Enrico Camanni e l’antropologo Duccio Canestrini; tra i primi sottoscrittori risultano il climatologo Luca Mercalli, l’esploratore/scrittore Franco Michieli, il filosofo Francesco Tomatis, l’alpinista scrittore Alberto Paleari. Personaggi che troveranno il modo di spiegare perché si sono lasciati convincere della bontà del progetto. Non vediamo l’ora di leggerli.
Tanto per dire che aria tira, il leggendario alpinista Alessandro Gogna si è detto perplesso qualche tempo fa sul progetto ma poi non ha esitato a ospitare nel suo prestigioso blog un ampio dossier con il corollario di numerosi commenti pro e contro. Una lettura indispensabile per chi vuole saperne di più.
“La proposta è semplice, priva di costi e di divieti”, insiste Farina che sui social offre frequenti prove del suo valore di opinionista e di scrittore. “E poi è tempo di cambiare: le conquiste non siano più fisiche, ma spirituali. Le cime siano luoghi da lasciare ‘inviolati’ alle aspirazioni di ‘possesso fisico, ma fonti di ispirazione, contemplazione e riflessioni interiori”. Niente da obiettare. Di più. Per aderire e sottoscrivere il progetto, l’ideatore invita a inviare una mail a montagnasacra22@gmail.com, indicando chi si è e la propria eventuale qualifica.
Fin qui la proposta. Ma ancora molti dubitano che il pressoché ignoto Monveso individuato da Farina possa inserirsi tra le cime leggendarie di cui Paolo Paci racconta nel suo appassionante “Respiro delle montagne” a cui si è accennato all’inizio di questo articolo. Una bocciatura senza se e senza ma è già stata del resto pronunciata a suo tempo dal guru Carlo Alberto Pinelli, presidente onorario di Mountain Wilderness International. “Temo che consacrare ora una vetta trasformandola da un giorno all’altro in un tabu”, scrisse a suo tempo Pinelli in una cordiale lettera rivolta a Farina e pubblicata sul sito di MW, “potrebbe avere un sapore artificioso, al limite del ridicolo. La sacralità delle montagne giace al fondo di ciascuno di noi e non proviene dagli dei o da chi si autoproclama un loro avatar”.
Particolare non trascurabile. Montagne sacre, nel senso religioso del termine, esistono come si sa in altre culture. Sono sacri alle culture locali il Machapuchare, 6993 m (Nepal) e il Kailash, 6638 m (Cina), preclusi all’accesso umano e, quindi, all’alpinismo, e l’Uluṟu – Ayers Rock, nell’omonimo parco nazionale australiano, vietato all’accesso turistico nel 2019.
Paolo Paci fa in ogni modo presente dalle pagine del suo documentatissimo “Respiro delle montagne” che in Italia nessuna montagna può considerarsi più sacra del Subasio (qui sopra, nella foto in apertura) frequentato da San Francesco, beato ecologista. “La divinità del monte”, precisa Paci, “sarebbe attestata anche da una delle etimologie proposte: il nome verrebbe da Sabazio, venerato in Grecia fin dal V secolo a.C.. Era il dio della vegetazione, dell’orzo e del grano”. E a questo punto ci si domanda se le pietraie e i ghiacci del Monveso scelto da Farina possano mai fare concorrenza in termini di sacralità a una montagna tanto venerabile come il Subasio nell’Appennino Umbro Marchigiano. Una cima quieta e accattivante, estranea alle corse alle vette che animano le frequentatissime cime del Gran Paradiso. Una montagna che con infinita beatitudine invita alla pace gli uomini di buona volontà. Perché allora non gemellare il Subasio e il Monveso? San Francesco ne sarebbe sicuramente contento e di lassù potrebbe benedire l’iniziativa. O no? (Ser)
Carissimo Roberto, sono uno di quei personaggi che hanno aderito al progetto Montagna Sacra a cui chiedi di spiegare perché si sono lasciati convincere della sua bontà. Ti rispondo dicendoti che l’ho fatto perché ho letto attentamente il documento del comitato promotore e mi trovo d’accordo su tutto quello che vi si scrive. Una sola precisazione: sulle Alpi una zona montuosa in cui è vietato accedere se non per scopi scientifici esiste già nel Parco Nazionale della Valgrande e riguarda il versante meridionale del Monte Pedum. Questa riserva integrale è stata istituita ancora prima della costituzione del parco. In questo territorio tra l’altro, prima che fosse istituita la riserva integrale furono aperte difficili vie di roccia da Ivan Guerini e compagni, non mi risulta siano mai state ripetute.
Un caro saluto:
Alberto Paleari.
Evito di commentare i toni sarcastici (si commentano da soli), mi limito a correggre le inesattezze, che sono comunque segno di scarsa serietà. E se tanto mi da tanto..
1 L’idea è scaturita dalle menti di Toni Farina e Antonio MIngozzi (ordine alfabetico).
2 Nel Parco nazionale Gran Paradiso non c’è nessun “comitato di gestione” ma un consiglio direttivo. Si tratta di un ente pubblico.
3 Farina avrà la mente fertile ma non ha certo il potere di far entrare nessuno in alcun cominato promotore. Sono le autorevoli persone presenti nel comitato a aver scelto in modo autonomo, essendo dette persone dotate di volontà propria.
4 La scelta della montagna denominata “certo Monveso di Forzo” non è dovuta alla “fertile” mente di Toni Farina, ma è scaturita dall’analisi territoriale di un gruppo di profondi conoscitori del territorio in questione.
5 Non è il citatissimo Farina che insiste ma un autorevole Comitato promotore
6 Circa il gemellaggio con il francescano Subasio… perché no
Leggerò volentieri il libro di Paci, grazie per lo spunto. A parte ciò, ben vengano le opinioni, favorevoli, perplesse o contrarie, scopo primario della proposta è far discutere. Ma, per favore, astenersi dallo scrivere minchiate.
Informarsi prima, grazie