Media / L’incomunicabilità delle aree interne

Di recente l’Uncem ha sottoposto al Cda Rai, ai vertici dell’Azienda appena nominati, alla Presidente e all’Amministratore Delegato, dieci proposte in una lettera aperta ripresa nella sua integrità da MountCity. “Se la Rai è vero servizio pubblico, e ci crediamo”, si leggeva nella missiva, “il dialogo con chi rappresenta i Comuni e i territori montani deve proseguire e intensificarsi, nell’interesse delle comunità e della coesione nazionale, del patto tra grandi Imprese dello Stato ed Enti territoriali, per migliori servizi e interazione tra centri di cultura, pensiero, azione e zone rurali, montane, interne dell’Italia”. 

Nelle parole del presidente Bussone c’era e c’è indubbiamente molta concretezza in considerazione del fatto che le realtà dei territori interni sono una delle tante sfide che deve affrontare la neo presidente della Rai Marinella Soldi. Un compito di straordinario impegno. “Speriamo”, scrive a questo proposito Aldo Grasso sul Corriere della Sera del 23 luglio riferendosi al ruolo della neo direttrice, “che riesca a far fronte comune con l’ad Carlo Fuortes perché i problemi da affrontare sono molti e decisivi,  a cominciare dalla nozione di servizio pubblico che ormai suona come un luogo comune, come quando si ripete una parola più e più volte. La Rai deve confrontarsi non solo con il mercato interno ma con i grandi player internazionali del mercato digitale, pena l’emarginazione. Ha gli uomini per combattere questa battaglia? Ha ancora senso la sua struttura elefantiaca? La competenza è stata una priorità per i parititi politici? Good look, Marinella Soldi”.

Dal canto suo, l’Uncem ribadisce il convincimento di avere le carte in regola per raccontare la montagna vera, con le sue specificità territoriali, in un docufilm o in una serie-tv, vincendo così luoghi comuni e stereotipi. “A farlo con noi”, spiega Bussone, “vi sono decine di Enti e Università, Associazioni e gruppi: mai come negli ultimi dieci anni ne sono nati a si sono rafforzati. Cito Unimont, la Fondazione Montagne Italia, la Federazione delle Aree interne, Eurach, Formont, Istituto di Architettura Montana, Riabitare l’Italia… E moltissimi altri. Sono con noi nella partita che la Rai gioca per i territori montani, rurali, interni”. 

“L’informazione regionale è importantissima”, annota Bussone, “per i territori e per gli Enti locali. È vero servizio pubblico che differenzia la Rai da altre aziende e crediamo che il Tgr possa essere esteso nei tempi, almeno nelle due edizioni delle 14 e delle 19,30. Come in alcune Regioni italiane, il tempo del Tgr è raddoppiabile, con maggior numero di servizi, approfondimenti, inchieste, analisi dei territori. Siamo a disposizione per unire contenuti, individuare notizie, coinvolgere gli Enti locali. L’informazione è la fonte della coesione”.

Occorre tenere presente che non sarebbe male se la Commissione lavori pubblici del Senato desse una sistemata al settore dei mass media elettronici locali. Un problema, questo, opportunamente esaminato sul quotidiano “Domani” del 20 luglio da Stefano Balassone (“La grande crisi senza fine dei giornali locali”) che ci ricorda come in Italia le testate giornalistiche locali siano per lo più diramazioni di gruppi nazionali, né pare che al momento possano nascerne di nuove e autonome.

“Quanto alla radio e Tv locali”, si legge nel quotidiano “Domani”, “la situazione è da sempre assai grama e quel che resta campa sui residui di mercato del duopolio Rai – Mediaset che da decenni (con la 7 a far da foglia di fico) si spartisce, talvolta litigando, sia le audience, sia i ricavi della Tv tradizionale, nulla lasciando agli altri perché il Biscione dispone di una quantità di reti e di spot davvero immane capace di contendere alla tv di campanile anche gli avvisi del droghiere. Sono problemi arcinoti da decenni, ma nessuno a partire dagli stessi proprietari dell’emittenza locale pensano che possano essere mai risolti”. 

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