Stelvio. Pro e contro il tunnel
Le battaglie per il tunnel Torino-Lione hanno distolto l’attenzione da un’altra galleria che fa discutere, quella dello Stelvio. I primi studi di fattibilità risalgono addirittura al 1922 quando si ipotizzava una galleria per la ferrovia Tirano, Bormio e la Val Venosta. Oggi se ne riparla perché la Provincia di Bolzano e la Regione Lombardia hanno siglato qualche tempo fa il protocollo d’intesa per lo sviluppo dell’area del Passo dello Stelvio.
Premessa. Nel mese di dicembre 2017 fu presentato lo studio di prefattibilità di un tunnel tra la Valtellina e la Val Venosta: un’opera gigantesca, con 13 possibili varianti (sette stradali, sei su rotaia), tratti in galleria naturale lunghi da 10 a 15 chilometri, una durata lavori ultradecennale, una spesa che andava dai 600 milioni di euro per la variante stradale più economica al miliardo e quattrocento milioni per l’opzione ferroviaria più costosa, un costo di manutenzione annuo variabile tra i 4,2 milioni della strada e i 5,8 milioni della ferrovia.
Le organizzazioni ambientaliste sono da tempo sul piede di guerra. Si temono conseguenze disastrose per alcuni comuni: se, come è previsto da uno dei progetti, il tunnel avrà lo sbocco a Trafoi significherebbe in tal caso che tutto il traffico passerebbe per il paese. La statale sia in direzione di Malles sia in quella di Merano sarebbe perennemente intasata. Molto meglio e vantaggioso per tutta l’Alta Venosta sarebbe il collegamento ferroviario puro. Si parla molto anche del collegamento ferroviario verso la Svizzera e Zurigo, attraverso la valle di Tubre e questo sarebbe un progetto di minore impatto e che risolverebbe molto bene i collegamenti con l’Alto Adige.
Un collegamento diretto treno+auto con la Lombardia sarebbe turisticamente importante per la valle. I tempi però non sembrano maturi. L’assessora all’Urbanistica Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer, competente per il parco, assicura che con la Lombardia non si parla ancora di traforo perché si tratta di un’opera troppo grande e ci sono cose più urgenti di cui occuparsi. Sta di fatto che, senza che la giunta provinciale di Bolzano abbia battuto ciglio, la Regione Lombardia ha avviato tra la popolazione della Venosta un’indagine socio economica sui vantaggi che potrebbe portare il traforo dello Stelvio.
Più che il tunnel dello Stelvio, il vero problema in Valtellina rimane pur sempre la viabilità. Chi proviene dalla Svizzera scendendo dal passo del Bernina si accorge di essere in Italia dal fondo stradale squinternato, dall’approssimazione della segnaletica e dal generale mancato rispetto dei limiti di velocità. Ma non tutto è da buttare. La variante di Morbegno si rivela provvidenziale e significa un importante passo in avanti per l’accessibilità alla valle.
Inoltre, sempre parlando di opere fondamentali, è di prossimo appalto la variante di Tirano a carico di Anas. Altro punto cruciale è il completamento della Tangenziale di Sondrio, che il governo dovrebbe finanziare. Poi c’è il grande tema della riqualificazione della SS36. Agire con decisione significherebbe migliorare in maniera considerevole la viabilità nella Provincia di Sondrio messa a dura prova di questi tempi dal traffico vacanziero. (Ser)