Valsessera (Biella) / Contrari alla diga in nome di Quintino

Un invaso potrebbe deturpare per sempre la Valsessera che si sviluppa in provincia di Biella. Vecchia storia, è da anni che, contro questa eventualità, si batte il Comitato “Custodiamo la Valsessera”. “La battaglia contro il nuovo sbarramento ha avuto carattere multiforme”, si leggeva nella motivazione con cui la giuria del Premio dedicato a Marcello Meroni assegnò nel 2017 a Palazzo Marino la targa al Comitato nel corso della cerimonia del 10 novembre di quell’anno. Nella motivazione venivano elencati i principali elementi della battaglia in corso: la raccolta firme, la stesura di un ricorso depositato al Tribunale delle Acque Pubbliche, l’organizzazione di incontri pubblici e convegni per sensibilizzare e informare. Ora il problema della Valsessera riaffiora come un fiume carsico, come se fosse la prima volta che se ne parla.

Il comitato “Custodiamo la Valsessera” riceve a Milano il Premio Marcello Meroni. Sono trascorsi quattro anni e il Recovery Fund ha riacceso la battaglia contro l’ampliamento della diga che potrebbe deturpare la vallata biellese. 

Ma adesso a riportare a galla la diatriba è il Recovery Fund. Sabato 12 giugno la sezione di Biella del Club Alpino Italiano ha partecipato a una manifestazione a Coggiola per dire no all’ampliamento della diga. Si apprende dai social che la manifestazione, svoltasi davanti a un centinaio di persone, è stata promossa dalle quattro sezioni biellesi del Cai, da Legambiente e dal comitato Custodiamo la Valsessera: lo stesso Comitato presente a suo tempo a Milano nella sala Alessi di Palazzo Marino con il vice presidente Marcello Vaudano, Alessandra Foglia e Daniele Gamba che avevano fatto il punto su quanto fatto finora per opporsi al progetto di costruzione dell’invaso. 

Che non si sia fatto abbastanza a fronte degli interessi in campo legati alla produzione di energia elettrica lo si potrebbe dedurre dalle parole pronunciate  il 12 giugno a Biella da Eugenio Zamperone che ha parlato in rappresentanza delle quattro sezioni del Biellese rimarcando il danno ambientale ed economico che si avrebbe con la realizzazione dell’opera. Il relatore ha anche ricordato come il Cai centrale sia recentemente intervenuto nel dibattito nazionale per chiedere al Governo di non finanziare, con le risorse del Recovery Fund, il piano dighe proposto da alcune categorie. 

“La montagna non è un territorio da usare e depredare”, ha concluso il relatore. “La montagna va difesa e tutelata nel rispetto di quei principi già proclamati da Quintino Sella, fondatore del Club alpino, più di 150 anni fa”. Ormai è certo. La battaglia contro la diga ricomincia, anzi non è che agli inizi. (Ser)

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