Letture. Gli enigmi ad alta quota di Settembrini

Nanni Settembrini, l’alpinista detective nato dalla fantasia di Enrico Camanni, viaggia nel tempo nel nuovo giallo Mondadori “La discesa infinita. Un mistero per Nanni Settembrini” (288 pagine, 17 euro). Il ghiacciaio del Miage che tanto gli è familiare, restituisce infatti i resti di un alpinista morto tanti anni fa. C’è una grande storia d’amore dietro quella vita cancellata da una disgrazia e ciò induce Settembrini a indagare sui segreti di un vecchio scarpone, un pezzo di lana celeste e due povere ossa venute alla luce per via della liquefazione dei ghiacci.

Come negli altri romanzi dedicati a Settembrini, Camanni elabora una personalissima commistione tra mystery e giallo fino a far ritenere che quel termine “giallo” gli vada stretto. Fatalmente il pensiero del lettore, data la premessa, corre a Ötzi, l’uomo riemerso sul Similaun cinque millenni dopo la propria morte e scambiato, lo si ricorderà, per un turista sparito in montagna da poche settimane.

Nel racconto si inseriscono personaggi familiari a questo simpatico Settembrini detto “il torinese”, figlio di un pescatore napoletano che era salito al Nord alla fine degli anni Cinquanta in cerca di lavoro. Emerge, fra le tante, la figura di una psichiatra che poco più di un anno prima l’aveva aiutato a risolvere un caso. Nei suoi sogni si affaccia un uomo di almeno cent’anni che lo guida verso una montagna altissima e sconosciuta. Ma non siamo che agli inizi del giallo… pardon, del mistery.

Il nuovo “Giallo Mondadori” firmato da Enrico Camanni. Nella foto di apertura una veduta del ghiacciaio del Miage.

I sogni svaniscono in fretta. E poi Nanni è un uomo d’azione. In questo groviglio che sembra imprigionare Settembrini c’è anche una donna persa nella foresta. Le ricerche continuano per giorni, “alternando iniezioni di ottimismo a cali di motivazione”. Si apprende che la signora, di origini rumene, aveva sposato un valdostano della bassa valle. Da due anni entrambi facevano i portinai in un condominio di lusso di Courmayeur…

Ma andiamo oltre. Settembrini non smette di indagare su quelle ossa spuntate dal ghiacciaio e la faccenda sembra farsi sempre più intricata perché, osserva, “i ghiacciai si sono tenuti un sacco di alpinisti nell’ultimo secolo, e più si va indietro più è complicato. Manca tanta gente, c’è un popolo in fondo al ghiaccio”.

E’ possibile che ci sia un’affinità fra questo ritrovamento e la vicenda del film “Cinque giorni una estate” in cui Sean Connery e la sua guida sono in gita sul ghiacciaio del Bernina e Connery scivola in un buco e per caso trova i resti di un uomo sparito tanto tempo prima? Non è detto, ma è una delle ipotesi che rende intrigante questo “mistery” inquadrato su sfondi alpestri sempre presenti e descritti con l’appassionata penna di Camanni.

Leggendo, la soluzione sembra avvicinarsi e poi di colpo sparire. Sarebbe però scorretto a questo punto offrire spunti per la soluzione di un “giallo” che non è giallo e si offre perciò all’attenzione anche di chi non ha dimestichezza con Simenon o la Christie. Ma soprattutto, a nostro modesto avviso, l’intrigo richiede una certa complicità da parte di chi bazzica per passione la montagna.

All’autore non piace, in ogni modo, venire chiuso in recinti piuttosto ristretti come lo sono quelli della grande distribuzione riservati alle terre alte (basta recarsi in una Feltrinelli per rendersene conto…). Ma può stare tranquillo. Anche questo suo nuovo appuntamento con Settembrini lo colloca a pieno titolo nel solco più nobile della letteratura contemporanea dove gli sfondi alpestri possono, volendo, essere considerati dei semplici arricchimenti. Ed è in buona compagnia, basterebbe fare i nomi dei contemporanei Cognetti, Corona e Paleari per non dire del sommo Buzzati che fu grande anche come cronista di “nera” e autore di elzeviri sul “Corriere” e fu anche pittore squisito: tutti scrittori che non disdegnano o non disdegnarono di pascolare nei recinti riservati alla montagna. (Ser)

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