Il rifugio della Sat in cerca di consensi

Una pioggia di critiche si accompagnò due anni fa in Trentino al progetto del nuovo rifugio “Tonini” della Sat posto a 1950 metri in Alta Val di Sprugio sul versante sud-orientale della Catena del Lagorai dove era stato da poco distrutto da un incendio. La pagina della Società Alpinisti Tridentini che pubblicò il rendering del progetto venne sommersa di commenti negativi, da quelli pacati ad alcuni chiaramente più velenosi tipo “sembra la sede dei Vigili del Fuoco”, “un capannone industriale”, “spero sia uno scherzo”, “ma chi è il progettista, un alieno?”. Insomma, nemmeno una parola positiva per lo sventurato rifugio. 

Il progetto bocciato nel 2019 e in apertura il rendering del progetto approvato.

Marco Giovanazzi, presidente provinciale dell’Ordine degli Architetti, espresse in quella circostanza la convinzione che ad oggi tutti noi non riusciamo a staccarci “da una configurazione di questi edifici legata alla tradizione rurale, e direttamente derivante dall’autocostruzione che li ha originariamente caratterizzati”. 

Qualcosa dev’essere nel frattempo cambiato. Lo dimostra il rendering del progetto, finalmente approvato, del rifugio: la cui forma si può dire innovativa con quelle linee sghembe ma forse non tanto da turbare gli innamorati dei vecchi rifugi ispirati alle malghe o ai vecchi chalet. La struttura sarà pronta nell’estate 2024, e verrà ricostruitaesattamente nel punto dell’edificio raso al suolo dall’incendio.

Il progetto, a quanto si legge sul quotidiano L’Adige, è stato rivisto e modificato “per unire tradizione e modernità, conciliare linee e tratti distintivi dei tipici rifugi alpini con le nuove norme di sicurezza e piena funzionalità, rispettando storia e valori alpini e le esigenze di tutti i fruitori della montagna (scuole e famiglie comprese)”. Particolari che possono interessare: si utilizzeranno materiali locali come il larice e il porfido, mentre il tetto sarà in alluminio. Ma siamo sicuri che esteticamente piacerà? (Ser)

Il rifugio della Sat sull’altipiano di Piné com’era prima di essere distrutto dalle fiamme.

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