L’Heidi del Trentino, una virtuosa educazione alpina
Soltanto tenerezza ha suscitato la foto circolata sui media della piccola Heidi trentina che si dedica alla “didattica a distanza” sullo sfondo delle sue caprette? Ma no, non si pensi che tutti si siano inteneriti (come è capitato a noi di MountCity) davanti a quell’immagine che ha fatto il giro del mondo. A ridimensionarne l’incanto provvede Andrea Tomasi il 26 marzo sul quotidiano L’Adige. Diversa è stata ad avviso del giornalista la reazione da parte di alcuni genitori. Tutti arrabbiati, arrabbiatissimi. Perché la Dad, per loro e per i loro piccoli, non è “Didattica a distanza” ma “Disagio a distanza”.
Sbagliato e fuorviante sarebbe insomma il messaggio di quella bambina con la cuffietta di lana intenta a trafficare con il computer in un’aula a cielo aperto mentre alle sue spalle le caprette sono al pascolo. Immagine di una situazione invidiabile, tuttavia, che richiama quelle dei fortunati ragazzini negli ultimi tempi coinvolti nell’outdoor education, una vera raffinatezza in anni di pre-covid.

Alla “virtuosa educazione alpina” è stato di recente dedicato, con il contributo di Enel, un “quaderno” del progetto “Quartieri in quota” portato avanti dall’Associazione Piccolo Principe che coinvolge insegnanti e allievi al quartiere periferico milanese del Gratosoglio. Vi si racconta retrospettivamente delle leggendarie carovane scolastiche del Cai, dei viaggi a zig zag dello svizzero Topfer, della scuola nei boschi. E poi si accenna alle classes de neige dei francesi e ai più recenti progetti dei gruppi alpinistici scolastici voluti dal Cai che vanta anche un solido progetto educativo, ovviamente all’aria aperta.
Tornando alla “Heidi del Trentino”, secondo gli ipercritici quelle immagini avrebbero erroneamente indotto a pensare quanto è bella la scuola da casa: basta organizzarsi e disporre di una buona connessione web. Molte sono state, a quanto si legge sul quotidiano L’Adige, le famiglie (e con loro molti insegnanti) che si sono sentite prese in giro rispedendo al mittente, cioè ai media, quel racconto bucolico in stile Heidi.
In realtà l’educazione outdoor, che in questo caso s’intreccia con la virtuosa educazione alpina, sarebbe da considerare tutt’altro che una presa in giro. Il racconto della ragazzina ripreso dalle telecamere della Rai induce non a caso a immaginarla come serena e appagata del suo vivere tra le caprette ben più di quanto lo sarebbe tra gli orrendi grattacieli del Gratosoglio. Ma è solo un’ipotesi considerato che, montanari o cittadini, siamo tutti in mezzo allo stesso guado.
Sfogliando la citata pubblicazione del progetto “Quartieri in quota” si ricompone il quadro dell’outdoor education in Italia. Qualche esempio? “Scuola Natura” risulta un progetto di soggiorno formativo rivolto alle Scuole dell’Infanzia, Primarie e Secondarie di primo grado che il Comune di Milano propone presso le Case Vacanza dell’Amministrazione Comunale. Il soggiorno prevede percorsi dinamici di esplorazione e conoscenza. Più avanti si viene a sapere che negli “asili nel bosco” senza banchi né muri si corre nei prati, ci si arrampica sugli alberi, si scavano buche e si osservano gli insetti: beati i bambini che li frequentano.
È stata anche lanciata sul web l’iniziativa “Scuole naturali”, una piattaforma dedicata ai professionisti dell’outdoor education. L’obiettivo in questo caso è di avvicinare e favorire lo scambio tra le nuove esperienze di comunità educanti, sempre più diffuse negli ultimi anni nel territorio italiano e nel mondo. Come si apprende dal sito specifico (https://www.scuolenaturali.it/mission/) la piattaforma consente di “accrescere conoscenze e competenze a costi minimi, di formare e consolidare la comunità degli operatori che mettono in comune le loro esperienze”.
“Anche le montagne”, scrive nel quaderno di “Quartieri in quota” Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness Italia, “attendono l’arrivo imperioso della fiducia creativa dei giovani, la loro passione, la loro rabbia, per poter essere liberate dai troppi e diffusi errori che siamo riusciti a portare fino sulle vette, fin dentro il cuore dei parchi naturali”. E quale scuola naturale può risultare più indicata a tale scopo di quella frequentata dalla piccola Heidi del Trentino? (Ser)