Cartografia svizzera, un mito in bilico
Un popolo serioso e coscienzioso come quello svizzero è anche capace di svolazzi burleschi assolutamente imprevedibili. Albano Marcarini, urbanista milanese che scrive guide, compila mappe e dipinge acquerelli, spiega come in certi luoghi remoti il cartografo di turno della Confederazione si sia lasciato andare all’unica occasione che non gli era concessa: la creatività…

Tutti gli alpinisti le hanno usate almeno una volta, anche quando si trattava di territori italiani e non svizzeri, disdegnando le pur amate ‘tavolette’ dell’Istituto Geografico Militare. Delle carte dell‘Ufficio Topografico Federale, oggi Swisstopo, si lodava la precisione, la chiara lettura, la bellezza delle cromie, il costante aggiornamento. Per anni dal Mont Dolent al Passo di Resia se n’è fatto uso, con somma soddisfazione, al 25 o al 50mila. Adesso però veniamo a scoprire che qualche ombra grava anche su di loro che poi è la chiara dimostrazione di come un popolo serioso e coscienzioso come quello svizzero sia anche capace di svolazzi burleschi assolutamente imprevedibili.
Infatti, nonostante le mappe nazionali svizzere siano soggette a controlli rigorosissimi, accadde che in certi luoghi remoti il cartografo di turno si sia lasciato andare all’unica occasione che non gli era concessa, la creatività. Scrutandole infatti con una potente lente d’ingrandimento, fra le curve di livello, alcuni pedanti osservatori hanno individuato strane figure: una marmotta, un alpinista con il suo alpenstock, un volto umano, un pesce, un ragno e addirittura – udite, udite – una donna nuda! Si tratta di disegni non più grandi di qualche millimetro, ma reali.
Lo scandalo, se di scandalo si tratta, fu messo subito a tacere e nessun cartografo dell’Ufficio Federale di Topografia fu licenziato anche perché si seppe che la maggior parte degli autori di questi ‘sfregi’ nel frattempo era andato in pensione. Insomma una sorta di irridente firma d’autore dopo una vita passata alla ricerca della precisione. Il disegno della marmotta, ad esempio, è stato scoperto solo nel 2016 dalla direzione di Swisstopo e fu rimosso durante il primo aggiornamento di quel foglio.
C’è da dire che si tratta di soggetti, come la marmotta, che in qualche modo si integrano con l’ambiente naturale. Il disegno della donna discinta invece meno. In questo caso l’astuto cartografo ha utilizzato il perimetro verde di un bosco e quello azzurro di un torrente. La scandalosa figura è rimasta celata per quasi mezzo secolo nella mappa del comune di Egg, nella Svizzera settentrionale. Nel 1980, un anziano cartografo, probabilmente dedito alla aracnofilia, ha messo un ragnetto sopra la superficie di un ghiacciaio dell’Eiger. Un episodio ci interessa invece da vicino, intorno agli anni Novanta, fu inserita la sagoma di un escursionista nei margini di un foglio confinante con l’Italia, dalle parti dei Laghi di Cancano. Pare che l’autore sia stato motivato dal fatto che in quel punto gli svizzeri non erano riusciti a ottenere informazioni più precise dalle corrispettive mappe italiane. Insomma una specie di toppa.
Ma l’icona più divertente fu quella di un pesce disegnato in una riserva naturale francese, lungo il confine svizzero. Esattamente come si faceva nella carte antiche quando si riempivano le acque di mostri marini.
Se non fosse vero, tutta la vicenda sarebbe estremamente bizzarra tanto che furono fatte delle ipotesi su come sia potuta avvenire. Alcuni sostennero che questi ‘bachi’ furono inseriti solo dopo l’approvazione formale delle bozze, in modo clandestino, già sulle lastre di stampa. Di fatto questa forma di trasgressione sembra motivata da una naturale reazione di fronte a una vita trascorsa a disegnare spazi millimetrici.
Che la cartografia abbia spesso celato la verità è noto. Nelle nostre carte ufficiali possibili obiettivi militari (fabbriche, aeroporti ecc.) erano sapientemente mascherati con distese di campi e frutteti, mentre nel Regno Unito si sa che la Ordnance Survey inseriva volutamente degli errori o delle aggiunte non dovute al solo scopo di smascherare eventuali plagi, ma che si arrivasse a questo non si era ancora visto e soprattutto su mappe che, universalmente, sono considerate come le Tavole della Legge.
Che sia o non sia la caccia a questi bachi è cominciata e le autorità svizzere assicurano che nel giro di pochi anni saranno del tutto eliminati dalla loro cartografia ufficiale. Peccato!
Albano Marcarini