Vie storiche. Tra i Monti Pisani, sulle tracce del Sommo Poeta

Nel libro sesto delle “Rime”, Dante Alighieri di cui si celebrano i 700 anni dalla morte, descrive un paesaggio che, probabilmente, ebbe modo di visitare e colpì fortemente la sua immaginazione. Con gli amici del sito “Vie Storiche” riscopriamo questo territorio, e anche quello tra i Monti Pisani dove si trova il Passo di Dante oggi frequentato dagli escursionisti. Per onorare il Sommo Poeta, in prossimità, è posta una lapide che riporta alcuni versi del XXIII canto dell’Inferno sormontata dal busto del poeta fiorentino. A poca distanza un altro sito rimanda a un luogo che Dante ben conosceva: il castello di Caprona. 

Dante Alighieri (1265-1321)

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura

che la diritta via era smarrita

Senza addentrarci nel significato allegorico di questi versi con i quali Dante Alighieri inizia la “Divina Commedia”, immaginiamo di seguire il sommo poeta lungo il suo cammino reale, alla ricerca delle vie che, nel corso della sua vita, egli ha certamente o verosimilmente percorso. Un’avvincente avventura nella sua terra natale, la Toscana, e lungo le strade del travagliato esilio. Montagne, valli, fiumi e colline che Dante ben conosceva perché parte della sua esperienza di vita divennero fonte d’ispirazione per la sua poesia e materia da plasmare per inventare ambienti e luoghi carichi di suggestioni e simboli. La pietra di Bismantova, il Monte Falterona, le sorgenti ed il corso dell’Arno, le foreste del Casentino sono solo alcuni di una lunga serie. Nel libro sesto delle “Rime” Dante descrive un paesaggio che, probabilmente, ebbe modo di visitare e che colpì fortemente la sua immaginazione.

“Versan le vene le fummifere acque

per li vapori che la terra ha nel ventre,

che d’abisso li tira suso in alto”

I versi sembrano ben adattarsi all’ambiente naturale della Valle del Diavolo, immersa tra le Colline Metallifere che da Larderello arrivano a Castelnuovo Val di Cecina, Sasso Pisano e Monterotondo Marittimo. Il paesaggio, caratterizzato da soffioni e fumarole, ha un aspetto surreale che rimanda anche ad alcune descrizioni dell’Inferno dantesco. Lo stesso toponimo Montecerboli, frazione di Larderello, richiama alla mente, per assonanza, Cerbero, il guardiano infernale raffigurato da Dante come un cane a tre teste.

Un aspetto della Valle del Diavolo, immersa tra le Colline Metallifere, che colpì fortemente l’immaginazione di Dante (ph. C. Monti) 

Il viaggio ultraterreno di Dante che gli studiosi concordano essere iniziato il 25 marzo 1300, giorno commemorato nel Dantedì, è un itinerario carico di rimandi geografici che interessano numerose aree della Toscana. Tra di esse, anche se poco menzionato, il territorio dei Monti Pisani.

Nelle parole di Ugolino della Gherardesca, immerso nel nono cerchio infernale dove scontano la pena i traditori, è menzionato il “monte per che i Pisani veder Lucca non ponno”. 

Anche se Dante non dice apertamente il nome della montagna a cui il conte fa riferimento, per chi conosce la morfologia fisica dell’area pisana-lucchese, non è difficile stabilire che il luogo in questione sia il Monte Pisano, un gruppo di alture che si ergono come una rigogliosa barriera proprio tra le due città di Pisa e Lucca. Passo di Dante è denominato uno dei punti più panoramici di questi rilievi, luogo di passaggio dell’antica strada e oggi frequentato dagli escursionisti che percorrono i sentieri del territorio.

Per onorare Dante, in prossimità del passo, è stata posta una lapide che riporta alcuni versi del XXIII canto dell’Inferno sormontata dal busto del poeta fiorentino.

A poca distanza un altro sito rimanda ad un luogo che Dante ben conosceva: il castello di Caprona. Il 16 agosto 1289 la rocca fu espugnata dalle truppe guelfe di Lucchesi e Fiorentini che si opposero a quelle ghibelline di Pisa. 

“Così vid’io già temer li fanti

ch’uscivan patteggianti di Caprona,

veggendo sè tra nemici cotanti.” (Inferno XXI, vv 94-96)

Con le milizie fiorentine combatté anche Dante nella cui mente il ricordo di Caprona s’impresse in modo indelebile. 

Oggi il castello medioevale non esiste più poiché fu smantellato dai Fiorentini nel 1433. Su uno sperone roccioso, avanzo di un’antica cava, sorge la “torretta di Caprona”, unico simbolo di antiche memorie medioevali. Posta in posizione strategica tra il versante meridionale dei Monti Pisani e l’abitato di Caprona (frazione del Comune di Vicopisano), la torre, costruita nel XIX secolo, domina la pianura di Pisa e l’ultimo tratto del fiume Arno. In epoca medioevale costituì un importante avamposto per il controllo del territorio e la comunicazione con la vicina fortezza della Verrucca di cui oggi sopravvivono solo alcuni resti.

Rosalba Franchi

(www.viestoriche.net)

Silvia Ciampi

Fotografie di Celeste Monti

Il panoramico Passo Dante. In apertura ciò che resta del castello di Caprona dove combatté il Sommo Poeta. (ph. C. Monti)

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