Mondiali di sci 2021. Primi bilanci
Non poche ombre gravano sui Mondiali di sci alpino che il 21 febbraio si sono conclusi a Cortina d’Ampezzo. Mai forse una festa dello sci ha fatto tanto discutere mettendo in cattiva luce una delle località turistiche di montagna tra le più belle del mondo. Intatto è per fortuna rimasto solo il piacere di godersi sui teleschermi i prodigi compiuti da giovani atleti d’ambo i sessi mentre sullo sfondo si stagliavano le familiari sagome del Cristallo, del Pomagagnon, del Faloria, delle Tofane: ingredienti incomparabili di questo sci stratosferico che ha tenuto compagnia a tanti appassionati lasciando solo un po’ di amaro in bocca alla spedizione azzurra femminile consolatasi con l’oro di Marta Bassino nel parallelo mentre tra gli atleti azzurri è emerso a sorpresa un Carneade di nome De Aliprandini, medaglia d’argento nel gigante.

Ora è tempo di bilanci. “Cortina d’oro per i mondiali, discesa libera del fatturato” era il titolo con cui Il Fatto Quotidiano del 19 febbraio diede la sua benedizione a questo primo grande evento mondiale nell’era CoViD-19 con 600 atleti e 3 mila addetti tra staff tecnici e media. Una prova generale per le Olimpiadi del 2026 che, secondo il giornale, è valsa a Cortina “un bel gruzzoletto”: circa cento milioni di euro, “un assaggio dei 325 in arrivo con i Giochi del 2026”.
Sul groviglio delle cifre spese (tantissime) cercò di fare chiarezza una settimana prima anche Il Sole-24 Ore indicando per i Mondiali un giro d’affari di 50 milioni. “Dopo che sono sfumati i proventi per la vendita dei biglietti stimata tra i 4 e i 6 milioni”, si leggeva sul giornale di Confindustria, “gli organizzatori recupereranno l’importo grazie alla Regione Veneto (3 milioni), Provincia di Belluno, Comune di Cortina, Fisi e impiantisti del loco”.
Si è anche appreso dal Sole 24 Ore che la parte più rilevante del business ruota attorno ai diritti media e marketing dando per certa la rinascita della regina delle Dolomiti. Troppa grazia? Gli esperti di economia sottolineano che Cortina, dopo il grande lancio sulla scena mondiale con le Olimpiadi del 1956, ancora esercita una forza attrattiva sui grandi capitali.
Per ritrovare i passati fasti, con la speranza che si ripetano nel 2026 con i Giochi organizzati in tandem con una Milano in fase di “ripartenza”, vale la pena di rivedere “Vertigine bianca”, il film ufficiale del 1956 realizzato in eastmancolor. C’era molta animazione a Cortina quell’anno. La neve era scarsa, perlopiù ghiacciata, e spuntavano sassi dappertutto sulle piste a malapena coperti da una bianca coltre realizzata a suon di badilate. Nessuno immaginava che all’inconveniente si potesse un giorno ovviare sparando neve con i cannoni. Il film giunse sugli schermi come “il più grande spettacolo a colori sulla neve e sul ghiaccio interpretato da autentici campioni”. Tutto vero, bei tempi. E lo dice uno che di quei giorni di gloria è stato per sua fortuna testimone diretto.

Il mondo si tuffò in quel colorito spettacolo anche per dimenticare i suoi guai. Niente pandemie, ma la guerra fredda non dava tregua. Palpabile era l’incubo delle armi nucleari. Pochi mesi dopo scoppiò la rivoluzione ungherese che sarà repressa nel sangue. “Una Olimpia in technicolor” fu quella descritta il 26 gennaio 1956 dall’inviato a Cortina Alberto Cavallari (futuro direttore di via Solferino). “Lo Stadio del Ghiaccio sembrava la Scala illuminata da un vivo sole quasi perpendicolare”, scrisse Cavallari.
I VII giochi olimpici invernali furono i primi ospitati in Italia e anche i primi trasmessi in diretta tv con le voci di Nando Martellini e Tito Stagno. Da quel momento, Cortina assurse al rango di stazione sciistica internazionale e gli italiani scoprirono i piaceri delle settimane bianche oggi stravolte dal virus e dal riscaldamento globale.
Ma non è detta l’ultima parola, ci mancherebbe. Gli sport bianchi riescono ancora a suscitare grandi attrattive, basta dare un’occhiata ai social. Con positive ricadute sui fatturati. E Cortina nel suo splendore è sempre Cortina a dispetto delle orrende devastazioni compiute in vista delle gare come riferisce qui di seguito Luigi Casanova. (Ser)
Una deludente eredità
Ai cortinesi i Mondiali 2021 di sci alpino lasciano in eredità la Tofana cementificata e alle popolazioni ladine l’imminente rischio di devastazione degli ultimi spazi liberi delle Dolomiti. Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness, traccia qui un bilancio dell’evento appena concluso.

I mondiali di sci alpino di Cortina d’Ampezzo sono arrivati alla conclusione. Dieci stupende giornate di sole e temperature fredde hanno facilitato l’organizzazione, ma i limiti sono apparsi a tutti evidenti. Proprio nei punti critici sollevati dagli ambientalisti, laddove è stato usato l’esplosivo per demolire la roccia (piste Vertigine e Labirinti), laddove si sono messi i Gasez (i bomboloni di gas, inseriti per liberare il versanti dall’incombenza delle valanghe). Per chi sa giudicare con equilibrio è risultato evidente che le piste di Supergigante e Discesa libera sono inadeguate a gare internazionale di tale livello, troppo brevi. Che l’aver voluto stupire con una serie di salti impossibili si è rilavata una bravata che ha lasciato ulteriori scompensi al territorio, sia in roccia che nel settore boscato.
I salti sono infatti stati tutti addolciti in corso d’opera, o inserendovi curvoni da formula 1 (le chicane) o spianando la neve, facendo comunque imbestialire gli atleti. Come del resto l’incubo valanghe sulle piste rimane: gli organizzatori sono stati fortunati per il fatto che non si siano verificate nevicate importanti, altrimenti tutta l’organizzazione saltava (vedere i primi tre giorni, tutte le gare annullate).
In questa situazione Cortina deve rassegnarsi: per le Olimpiadi 2026 le gare maschili rimangono in Valtellina. Nonostante le aggressive intemperanze contro la Lombardia del governatore veneto Luca Zaia e del sindaco di Cortina Gianpiero Ghedina. Le piste non si possono ulteriormente allungare, a meno che non si demolisca del tutto la Tofana di Mezzo (abbiamo già visto di cosa sia capace certa imprenditoria).
Con discrezione abbiamo seguito lo svolgersi dei mondiali anche rimanendo sul territorio. Abbiamo preso atto dell’improvvisazione e di tanta superficialità (la gara del gigante parallelo, ma non solo). Più che a un importante evento sportivo abbiamo assistito ad una rassegna mediatica e di esplosione di pubblicità, anche molto aggressiva, vedansi le firme delle auto. Un evento economico che ancora ha tolto soldi alla montagna. Contemporaneamente allo svolgersi delle gare Luca Zaia stanziava 52 milioni di euro per la sanità veneta. Non un centesimo viene investito nel Bellunese mentre ci si impegna alla costruzione di devastanti e costose circonvallazioni, tipo San Vito di Cadore o a Longarone e Castelavazzo, una vergogna, 270 milioni di euro per distruggere la montagna.
Tutto tace sulle potenziali ferrovie che potrebbero risolvere problemi cronici della mobilità del Bellunese o sul potenziamento, stabile, del trasporto pubblico. Come si rimane sconcertati dal fatto che la Regione Veneto utilizzi soldi pubblici per ripianare la Fondazione dei mondiali del mancato introito della vendita di biglietti, 3 milioni di euro tolti ai servizi essenziali alle persone e alla cura della montagna.
Sono stati i mondiali in cui il cemento ha trionfato sulla montagna. Lo abbiamo ripetutamente documentato con efficacia, anche grazie al lavoro del nostro caro amico Francesco Pistollato, filmmaker di montagna che ci è sempre stato vicino, anche durante le ricognizioni di questa settimana.
Ora ci attende una grande e lunga sfida. Per vincerla abbiamo bisogno del contributo di tutte le sensibilità e intelligenze attive, dove possibile anche istituzionali delle Alpi, e specialmente del Bellunese. Vanno impediti i tre grandi collegamenti legati ai mondiali appena conclusi e alle prossime Olimpiadi Lombardia Cortina 2026: Cortina – Arabba – Marmolada, Cortina – Val Badia, Cortina – Alleghe – Civetta. Qualora realizzati questi assurdi collegamenti, lasceremo in eredità ai giovani le Dolomiti in alta quota definitivamente distrutte, ovunque, come già avvenuto in valle di Fassa, Val Gardena e Badia. Avremo modo di approfondire e lavorare per costruire le necessarie alleanze, anche di profilo internazionale.
Luigi Casanova
forma mentis politici perversa