Piloti, attenti ai droni!
Con gli onnipresenti droni occorre sempre più fare i conti. Portatori di vita o di morte? Spediti in cielo per soccorrere chi va con urgenza tratto in salvo o per annientare, sia pure accidentalmente, chi è impegnato in azioni di salvataggio? Il dilemma nasce da una notizia apparsa domenica 10 gennaio dal quotidiano L’Adige. Si riferisce a una tragedia sfiorata nella notte di Capodanno. Il colpevole? Un drone non identificato che i piloti di un elicottero dei vigili del fuoco – in volo per un soccorso a seguito di un incidente stradale – sono riusciti a evitare all’ultimo istante.
E’ accaduto nei cieli a nord di Trento, tra Gardolo e Lavis: l’Aw139, era in volo diretto all’imbocco della Val di Non. Improvvisamente i piloti hanno notato delle piccole luci avvicinarsi e in pochi secondi hanno individuato un drone in rotta di collisione, che li ha obbligati a effettuare una manovra evasiva virando bruscamente per evitare l’impatto.
A quanto si apprende, è stato grazie ai visori notturni in dotazione agli equipaggi di volo dell’elisoccorso (dei piccoli binocoli montati sul casco che intensificano la poca luminosità notturna e permettono ai piloti di vedere di notte quasi come di giorno) che il drone è stato evitato. L’intervento di soccorso è stato poi portato regolarmente a termine.
L’episodio ha scosso i professionisti del soccorso perché non è il primo del genere. Non è esagerato parlare di tragedia sfiorata, come ha spiegato il comandante Piergiorgio Rosati, pilota di lungo corso degli elicotteri dei vigili del fuoco permanenti e Flight operations manager. “Un impatto come quello che è stato evitato per un soffio a Capodanno”, riferisce il comandante, “può potenzialmente far cadere un elicottero: il drone poteva sfondare il plexiglass della cabina di pilotaggio e ferire il pilota. O danneggiare parti vitali dei rotori compromettendo la capacità di volo dell’elicottero”.
L’altra faccia del drone, quella annunciata come un’importante svolta nella medicina di montagna, riguarda invece i droni per trasportare i DAE (defibrillatori portatili) con maggior sicurezza e minor costo di gestione dei vari interventi di soccorso. “Sicuramente si tratta di un campo della medicina d’urgenza destinato a espandersi, ricco d’inedite applicazioni e novità”, riferì il dottor Gian Celso Agazzi in una corrispondenza apparsa in MountCity. Di questo e altri argomenti si parlò nel 2016 a Telluride in Colorado (USA) al 7° Congresso Internazionale di Medicina di Montagna organizzato dalla International Society for Mountain Medicine e dalla Wilderness Medical Society.
Va ribadito che, se usati senza criterio, questi piccoli velivoli possono fare del male, e anche il dilettante deve avere ben presente la loro pericolosità. A nome degli equipaggi dell’elisoccorso e di tutti coloro che volano, la raccomandazione non può che essere di usarli nel modo corretto perché un gioco non si trasformi in tragedia. (Ser)
