Una domenica senza impianti

Una domenica di dicembre 2020. Giornata di sole in tempo di Covid19. In Trentino, il cui presidente leghista Fugatti era fiero di aver ottenuto la zona gialla – “Ghe l’avén fata!” – a fronte di dati epidemici peggiori di quelli del rosso Sudtirolo, sono permessi gli spostamenti intraprovinciali. Tuttavia, come in tutta Italia, sono fermi gli impianti da sci.
Scegliamo di fare un’escursione scialpinistica ai Lastei di Lusia, nella zona di Castelir, vicino a Bellamonte (Predazzo): l’ambientazione è amena e le pendenze moderate annullano il pericolo di valanghe. Arriviamo a Castelìr, la neve è copiosa, quasi un metro; gli operatori turistici sperano ancora che all’Epifania il circo invernale possa riaprire e durare fino oltre Pasqua.
Pensavamo che ad impianti fermi non ci fosse quasi nessuno. Invece, incredibilmente, i parcheggi della stazione sciistica (chiusa) sono completamente pieni! Le automobili sono parcheggiate anche lungo la strada, quasi fino alla statale del Passo Rolle.

Non sarà che gli impianti di risalita non sono più necessari? Qui la zona di Lusia Bocche, nel Trentino, da cui si diramano frequentati itinerari con sci e ciaspole (ph. R. Vaia)


C’è gente come noi, con le pelli di foca, numerosi altri con racchette da neve. Chi si ferma a passeggiare, chi a prendere il sole, bambini con la slitta, con il bob, a piedi, giocano e scivolano sul pendìo di arrivo della pista.
Rifletto: queste persone, tante, felici, appagate, “distanziate”, non sono solo autoctoni. Ci sono anche molti turisti, quelli dell’escursione giornaliera e delle seconde case (gli alberghi sono chiusi). Sono venuti sapendo gli impianti fermi, ma i turisti sembrano soddisfatti almeno quanto quelli che – ante Covid – facevano la fila per sedere sulla seggiovia.
Parcheggi completi! Non sarà che gli impianti di risalita non siano più necessari al turismo? Che l’accoglienza valligiana, l’ambiente naturale integro, siano richiamo sufficiente di per sé? Che l’economia del turismo possa prosperare senza sbancare e innevare versanti, senza tendere e muovere cavi metallici dalle vallete alle astronavi d’acciaio dette “stazioni a monte”? È pensabile che ciò che la politica e l’economia usano chiamare “indotto” possa invece essere sufficiente a sé stesso, senza bisogno del richiamo di funivie, cabinovie, seggiovie, sciovie, tapis-roulant?
Il parcheggio pieno di Castelìr testimonia che gli impianti di risalita possono star fermi, sono di poca utilità, non costituiscono più un richiamo indispensabile: moltissimi turisti arrivano perché godono anche d’altro, sono attratti dai nostri monti e da noi vivono benissimo le loro vacanze. Testo e foto di Ruggero Vaia, socio SAT Cavalese (Trento)

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