Dibattiti. La Valle d’Aosta verso il rilancio
In attesa di un bilancio ufficiale della recente Giornata della Montagna sulla cui utilità da tempo si avanzano riserve visto che tutti i giorni dell’anno dovrebbero essere utilmente dedicati ai problemi delle nostre valli, va segnalato il piacevole incontro on line dedicato l’11 dicembre alla “montagna dopo la pandemia”. Argomento da far tremare le vene e i polsi. Gli ospiti collegati erano Mariano Allocco, Piero Ballauri, Eloise Barbieri, Nicolas Evrard, Alberto Faustini, Don Paolo Papone e Cristina Parisotto.

Buona parte del merito della riuscita è da attribuire al coordinatore, il garbato assessore valdostano Luciano Caveri che alterna l’attività di politico con quella di giornalista e che una vita fa fu il presidente del defunto gruppo dei Parlamentari Amici della Montagna (niente di strano se il gruppo è scomparso dai radar: da tempo la montagna, come ha giustamente rilevato nella circostanza il giornalista Alberto Faustini, “non è nell’agenda della politica italiana”).
Se l’obiettivo della Giornata risultava quello di aumentare “la consapevolezza dell’importanza di questi territori per la salute del pianeta e per il benessere delle persone e di mettere in evidenza la varietà e la ricchezza delle culture di montagna”, il simposio coordinato da Caveri e organizzato con il supporto del Centro Europe Direct Vallée d’Aoste, ha avuto sicuramente una sua ragione di essere.
Di più. Ha portato sul web una ventata di positività in un momento in cui la pandemia ha posto la Vallée al centro di una spiacevole graticola informatica, a cominciare dalla web cam oscurata a Cervinia per nascondere gli assembramenti alle partenze delle funivie con conseguenti dimissioni di alti dirigenti degli impianti, per arrivare alla più recente diffida di un comitato a dare corso a qualsiasi attività di progettazione che riguardi la realizzazione di impianti di risalita nel Vallone delle Cime Bianche.
L’impressione è che dalla pandemia l’amata Vallée esca un po’ con le ossa rotte anche tenendo conto dell’ondata di esecrazione che ha accompagnato l’ordinanza firmata dal presidente della Regione Autonoma in cui si obbliga a fare scialpinismo solo se accompagnati da una guida alpina. Non ne è uscita bene la Valle d’Aosta nemmeno nel referendum del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane sulla base di 90 indicatori. Sul podio sono salite Bolzano e Trento (2° e 3° posto), mentre Aosta è solo settima ed è addirittura al 28° posto per ambiente e servizi, classifica in cui (udite udite) svetta Milano.
Di impianti da rendere più sostenibili ha parlato nell’incontro on line di questa particolare Giornata della Montagna Eloise Barbieri, cineasta e giramondo. “Un aspetto questo che va ragionato perché non è il caso di continuare a demonizzare gli impianti”, ha detto Eloise. “Senza impianti crolla tutto l’indotto, basta vedere come si spopolano tristemente le località sciistiche nei mesi fuori stagione”, ha incalzato il giornalista Faustini.

Secondo Piero Ballauri, albergatore, c’è ora una maggiore attenzione alle realtà locali, al turismo slow e green. “Ma è una goccia nel mare”, ha aggiunto desolato. “Quella che ci manca è la massa dei turisti, e siano benvenuti anche quelli che lasciano in giro cartacce per i boschi”.
Ma a proposito di turismo alternativo le cose migliori si sono ascoltate da don Paolo Papone, prevosto di Valtournenche, che ha invitato a rivalutare il prezioso patrimonio dei sentieri. “I sentieri”, ha esortato don Papone, “si ha il dovere di mantenerli e segnalarli fin dal centro dei paesi. E vanno additati alla gente come qualcosa di prezioso. Perché il camminare per chi se lo può permettere è fonte di serenità, ciò di cui in questo momento abbiamo soprattutto bisogno”. Forse non è un caso che la proposta più originale sia arrivata da un religioso che la sua comunità conosce meglio di chiunque altro. (Ser)