Montagne che non bucano gli schermi

C’era molta attesa a Milano per la riapertura in novembre della libreria Feltrinelli di piazza Piemonte dove è stato fatto un radicale restyling a cominciare dall’area riservata alla ristorazione che ora richiama subito l’attenzione più ancora, si direbbe, dei libri. L’ambiente è accogliente, spettacolare, frutto di un’accurata operazione di design. Tra scaffali di varie dimensioni e diverse traboccanti bancarelle dove i volumi si lasciano sfogliare, il percorso appare a prima vista piuttosto accidentato.

Ma dove è finita la montagna? Gentili commesse spediscono al piano di sopra. Nel settore “viaggiare” (sic) con i cinque continenti ben visibili in un grande pannello per chi non avesse capito di che cosa si tratta, le categorie “Nautica” e “Alpinismo” appaiono chissà perché relegate in basso e affiancate sullo stesso esiguo scaffale. Con parsimonia si ammucchiano libri di alpinismo contrassegnati dalle tre etichette “Corona”, “Messner” e “Moro”. Buon per loro, ma non è che con queste grandi firme passe-par-tout si è dato fondo all’universo alpinistico-librario. Perché allora altrettanto onore non viene, per esempio, riservato a un certo Bonatti? 

Nella Giornata della Montagna, peraltro ignorata dai giornaloni (o no?), sarebbe interessante sapere quali ricerche di marketing abbiano avallato nella grande distribuzione questa micragnosa offerta di novità sull’argomento. Di case editrici più o meno specializzate ne esistono parecchie e la nicchia alpestre risulta ben fornita di novità in vista delle festività. Milano poi vanta almeno diecimila soci del Cai distribuiti nelle varie sezioni e sottosezioni per non parlare di quelli dell’hinterland e degli alpini o simpatizzanti o dei tanti iiscritti alla Fisi. Tutti buoni clienti, perché non tenerne conto?

Camila, un’abile “spalla” per Hervé Barmasse, ospite fisso di “Kilimangiaro” la domenica a Raitre.

Ovviamente Milan l’è on gran Milan e per sfogare la propria voglia di montagne di carta non resta che tradire l’autorevole Feltrinelli e frequentare più utilmente la ancor più autorevole Hoepli fondata addirittura 150 anni fa, il 7 dicembre 1870, dal giovane svizzero Ulrico. Qui, nel grande e ordinato emporio in centro, l’offerta è davvero esaustiva con tutte le novità del momento. Idem, per completezza di cronaca, in via Monte Nero alla libreria “Monti in città” che mensilmente offre agli appassionati la sua ricca newsletter (talvolta ripresa anche in mountcity). 

L’impressione però è che in questo momento scarseggino validi testimonial della montagna al di fuori dei soliti noti. Insomma, sembra proprio che le vette non buchino gli schermi per usare un’espressione abusata. Senza voler considerare il fatto che i libri, molti o pochi che siano gli appassionati, si acquistano frequentemente on line nel rarefarsi (purtroppo) delle librerie.

Tra i best seller poi, la montagna sembra sparita. Chi contava nell’astro nascente Paolo Cognetti, premio Strega, aspetta ancora che si ripeta il miracolo delle sue “Otto montagne”. Il ragazzo ha indubbiamente stoffa, siamo fiduciosi. Quanto al diligente valdostano Hervé Barmasse, si può dire che faccia del suo meglio la domenica a “Kilimangiaro” per disquisire di antiche spedizioni, incalzato da una conduttrice molto abile nel fargli da spalla trattandolo come un extraterrestre. Tuttavia potrebbe evitare, il simpatico Hervé, di perdersi in infantili giochetti sulle hit parade delle montagne più belle del mondo.

Una nota dolente. Sui teleschermi si nota meno la presenza di Mauro Corona, anzi non la si nota affatto. Il rude “prezzemolino tuttologo” di “Carta bianca” è stato estromesso da Rai3, colpevole di avere chiamato in diretta “gallina” la gentile conduttrice. Che Corona stia punito, hanno decretato in Rai lasciandolo piangere sul latte versato nella sua Erto. Unica consolazione (per lui): guardando la lancetta dell’Auditel, sembra che il castigo inflitto a Corona non sia stato un grande affare per Raitre. Proprio martedì 1 dicembre, infatti, il programma, deprivato di cotanto ospite, ha registrato il risultato più basso di share della stagione (4,12%) con audience di 948.000 spettatori. E il record di share (5,7%) risale proprio alla puntata “incriminata” del 22 settembre! 

Ma non decolla nemmeno il Kilimangiaro di Barmasse, bloccato il pomeriggio della domenica al 5,9% di share con un milione e 120 mila spettatori, la metà esatta di “Che tempo che fa” dove l’aspirante alpinista Fabio Fazio, tutto preso dagli epidemiologi del momento, non ce la fa a invitare in studio i conquistatori dell’inutile. Sempre a patto poi che si comportino in modo educato. Del resto a Fazio, essendo di sesso maschile, nessun rude montanaro oserebbe rivolgersi con un “stai zitta gallina”. Povere montagne, e poveri noi. (Ser)

Hervé Barmasse in uno screen shot durante la trasmissione “Kilimangiaro”.

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