Carta stampata. Le “confessioni” di Michieli

Wow, tutta una pagina dedicata sabato 19 settembre 2020 a Franco Michieli sul Corrierone! L’intervista all’”esploratore estremo che fa a meno di orologio e sponsor” è di Stefano Lorenzetto, una firma di via Solferino. Qualcosa di nuovo?  Da almeno una trentina d’anni il milanese Michieli si racconta in libri appassionanti vincitori di premi letterari, in saggi e articoli, in affollate conferenze. Racconta che lui si orienta con sole, nubi, vento ripudiando la diffusa tecnologia satellitare. Che non gli servono bussola né tenda.

Ma niente è più inedito della carta stampata. E sul paginone del Corriere domina in apertura la parola “Confessioni”. Che cosa avrà da confessare il mite Michieli non è chiaro a parte una frase che dev’essergli sfuggita: “Ho messo in conto di morire durante una spedizione”. L’articolo di Lorenzetto mette insieme una piacevole sequenza di notizie sulla filosofia di questo esploratore estremo di cui traccia un riuscito ritratto. Michieli per il viaggio di nozze portò la moglie sulla cima del Rinjani, vulcano attivo dell’Indonesia, 3.726 metri. E c’è di più.  Per far divertire i figli Filippo e Tommaso, che allora avevano 7 e 5 anni, scelse una vacanza di 11 giorni a Lundøya, isola disabitata a nord del Circolo polare artico.

“Immaginarsi dunque la sofferenza di Michieli”, annota Lorenzetto, “durante i mesi del lockdown, chiuso nella sua casa di Bienno, in Val Camonica, ai limiti di un bosco oltre il quale c’è il sentiero che porta fino all’Adamello. “Per tenermi allenato”, racconta Michieli definito dall’intervistatore come l’uomo dalla barba abramitica, “ facevo 250 volte su e giù dalla cantina al primo piano, 34 gradini”. L’intervistatore fa qualche conto e scopre che sono 1.500 metri in salita e 1.500 in discesa, cioè l’altezza del Catinaccio nelle Dolomiti. Tutti i giorni così.

Seguono particolari delle avventure “estreme” già più volte raccontate da Michieli in guide e saggi, il più recente dei quali è “L’abbraccio selvatico delle Alpi” (Ponte alle Grazie). Ed emerge il grande cuore di Franco che per anni e anni sulle Ande ha insegnato le tecniche dell’alpinismo ai figli dei campesinos.

Peccato però che in tutto il paginone non si trovi il modo di approfondire nessuno dei temi su cui si battono gli ambientalisti che Michieli rappresenta, lui che di Mountain Wlderness è un garante internazionale come viene indicato nelle note a margine. “Le catastrofi paventate da Greta Thunberg sono già accadute”, si limita a osservare alla domanda se gli risulta che il pianeta sia in pericolo. “Penso alle motoslitte. Le ho trovate su lago ghiacciato Inari in Lapponia. Dove c’era neve e silenzio, ora c’è frastuono”.

Ci si sarebbe aspettato un cenno anche al frastuono che ci perseguita dalle nostre parti, in particolare quello delle moto lanciate in dissennati caroselli sulle strade dolomitiche. O no?  E magari anche una parolina si poteva dire sulle attuali devastazioni delle Tofane per aprire nuove piste da sci. Ma non è forse vero, carissimo Franco, che per imparare a vedere quant’è piccolo l’uomo una breve vacanza in certe montagne di casa nostra basta e avanza? (Ser)

L’apertura dell’articolo dedicato a Franco Michieli sul Corriere della Sera del 19 settembre. In alto Michieli durante una delle sue attraversate nel grande Nord.

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