Targa d’argento a Teresina, rifugista esemplare

“Esemplare figura di gestore di rifugio alpino, una vita generosa di fatiche e di sacrifici al rifugio Mantova al Viòz, il più alto delle Alpi orientali (3.535 m), al servizio, insieme con la famiglia, degli amanti della montagna e di quanti avessero avuto bisogno di aiuto”. Con questa motivazione Teresina Monegatti Casanova, nata a Pejo nel 1945, dal 1958 in servizio al Viòz della SAT gestito dai fratelli Casanova, viene premiata con la Targa d’Argento della Solidarietà Alpina che le viene consegnata sabato 19 settembre a Pinzolo (Trento). Una scelta insolita per un riconoscimento che per antica consuetudine è destinato a eroici rappresentanti del Soccorso alpino di tutto il mondo con l’eccezione di due edizioni in cui si premiarono papa Woytila e il Dalai Lama, entrambi grandi amici delle montagne.


Teresina Montegatti Casanova nella casa di Pejo dove oggi vive. In apertura (ph. Serafin/MountCity) il rifugio rifatto ex novo negli anni Novanta.

“Con questa scelta”, è spiegato in un comunicato del Comitato organizzatore presieduto da Angiolino Binelli, “si è inteso riconoscere a tutta la categoria dei gestori di rifugio l’importanza del loro ruolo e della loro opera nei confronti di quanti frequentano la montagna: custodi dell’ambiente, consiglieri preziosi, vigili sentinelle, di giorno e di notte, sempre a disposizione, sempre pronti a soccorrere chi si trovi in difficoltà”.

Hanno già assicurato la presenza alla premiazione che avverrà con una cerimonia al PalaDolomiti autorità civili, militari e religiose sia pure con le necessarie e dovute limitazioni. Da Milano arriverà una delegazione della Società Escursionisti Milanesi che due anni fa volle premiare Binelli con un altro prestigioso riconoscimento, il Premio dedicato a Marcello Meroni. Data la situazione, il Comitato precisa di avere compiuto un esame attento e ponderato valutando le possibilità di realizzare la manifestazione, che in genere richiama folle di appassionati, nel rispetto delle norme di sicurezza.

Lukas Forer

Purtroppo mancheranno, almeno fisicamente, alcune delegazioni straniere, date le difficoltà di spostarsi tra nazione e nazione. Il che non impedisce alla 49ma edizione di essere speciale, così come speciale è la persona a cui è stata assegnata la Targa d’Argento. Una Medaglia d’Oro va come sempre alla memoria di chi ha perso la vita in operazioni di soccorso. Quest’anno la medaglia viene consegnata ai famigliari di Lukas Forer, 43 anni, capo della stazione di soccorso alpino di Campo Tures, perito in un incidente durante un’esercitazione.

Il Viòz, dove Teresina venne assunta fin da ragazza e nel 1968 sposò Renato Casanova, va considerato un rifugio singolare per la sua posizione, eretto dalla sezione tedesca del Alpenverein di Halle sulla Saale nel 1911, a 3.535 metri di altitudine su un piccolo terrazzo scavato pochi metri sotto la cima del Viòz, in una competizione apparentemente assurda con gli “irredentisti” della Sat, che avevano costruito il “Città di Mantova” tre anni prima, poco più in basso.

Nel 1921 il Governo italiano riconobbe il rifugio di proprietà della Sat. Nel secondo dopoguerra venne ristrutturato alla meglio e dal 1958 ne venne affidata la conduzione ai fratelli Casanova: Enrico, Renato e Oreste, i cui famigliari continueranno a gestirlo fino ai nostri giorni, salvo una brevissima parentesi agli inizi degli anni Settanta. Renato gestirà il Viòz, mentre Oreste, carismatica guida alpina, prenderà in mano il rifugio Guido Larcher al Cevedale.


A 3535 metri di quota, il Viòz dove Teresina venne assunta fin da ragazza e nel 1968 sposò Renato Casanova (nella foto la coppia il giorno delle nozze), risulta il rifugio più alto delle Alpi orientali.

Lassù Teresina allevò quattro figli (tre maschi e una femmina) il primo dei quali, Roberto, venne travolto da una valanga nel 1984 a 24 anni; più tardi rimase vedova ma continuò l’attività sul rifugio fino a quando le subentrerà il figlio Mario, che continua la tradizione di famiglia.

Oggi Teresina vive a Pejo, in cima al paese, con la figlia Lara. Su una parete sono appese le foto incorniciate dei quattro figli, ciascuno colto nel suo banco di prima elementare, di quelli vecchi di legno. Più in basso, su una mensolina, un libro aperto scolpito con l’immagine a colori di Roberto. Gestire una struttura come quella, in alta quota, dove manca tutto (l’acqua in primis) e bisogna fare tesoro di ogni cosa, aiutarsi a vicenda e spesso prevenire i bisogni del prossimo, non è solo fatica, sacrificio e capacità di adattarsi a ogni imprevisto. E’ una vera scuola di vita, straordinaria, da frequentare giorno per giorno. Anche per questo motivo il riconoscimento a Teresina acquista quest’anno un particolare valore e non solo perché ogni tanto è giusto premiare anche le donne di montagna che compiono il loro lavoro in alta quota silenziosamente e senza sentire il bisogno di appuntarsi distintivi. (Ser)

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