Letture. La “visione verticale” di Gogna
Se non si è contato male, sono quasi cinquanta le pubblicazioni di Alessandro Gogna dedicate a montagna e alpinismo. Alle quali viene ora ad aggiungersi “Visione verticale. La grande avventura dell’alpinismo” che in questi giorni Laterza manda sugli scaffali (228 pagine, 18 euro). Si tratta di una rilettura molto personale della storia, anche se il grande alpinista nonché scrittore, fotografo, ambientalista, evita perlopiù di citarsi pur facendo sentire al lettore la sua “presenza”. E anche se le occasioni non mancherebbero, tenuto conto che nel suo sito è possibile scorrere l’elenco di ben cinquecento nuove ascensioni soltanto sulle Alpi.

Nei 15 capitoli del libro, Gogna ha voluto riscrivere la storia a modo suo, sempre soppesando le parole, tenendo sotto controllo amicizie e simpatie per non farsi condizionare. Le assenze (che non è possibile non notare) fanno supporre che a suo avviso non siano state determinanti nell’evoluzione dell’alpinismo. Meglio non fare nomi. Nella front line di questa affiatata orchestra di cui lui stesso fa parte emergono, per capirsi, grandi solisti come Riccardo Cassin “il risolutore”, Reinhold Messner (di cui ripercorre le straordinarie stagioni del 1967-1968), il grintoso vicentino Renato Casarotto, il prediletto Hermann Buhl di cui come editore Gogna curò una riuscita autobiografia.
Da notare la discrezione, anzi il rispetto con cui Gogna entra nei meandri mentali di Casarotto, suo compagno nel corso guide, come lui un primo della classe di cui ammirava la capacità di concentrarsi in solitudine. Anche Gogna come Casarotto non esitò a misurarsi da solo con la montagna (la Walker al Bianco, la via dei Francesi al Rosa…) eppure non si ritiene un solitario e trova incomprensibile quel saper resistere di Renato da solo per settimane in ambienti ostili. Ma grande e incondizionata è la sua ammirazione per il compagno che purtroppo ebbe vita breve.
C’era rivalità tra quei protagonisti del pre-sessantotto, tutti giovani e animati da idee innovative? Potevano avere un senso le gare a chi arriva primo ad aprire una via nuova, come fecero ai loro tempi Cassin contro Gervasutti, gli Scoiattoli contro gli svizzeri, Maestri contro Bonatti? No di certo. Quello restava e resta un retaggio del passato. Ma raccontando del suo rapporto con Gian Piero Motti, quello dei “Falliti” che poi si suicidò, Gogna ricorda “che in quei primi tempi nell’ambiente alpinistico era tutto un fare programmi, anche un nasconderseli a vicenda…perché non c’era rivalità tra noi, ma tra i vari gruppi certamente sì”.
Non è senza motivo se Gogna tiene per ultimo il fenomeno Alex Honnold, protagonista incontrastato in questi anni del free solo e grande anche nell’esprimersi in termini alpinistici con fantasiosi concatenamenti. Ritorna ad affacciarsi nell’analisi compiuta dall’autore il termine “concentrazione”. “Essere vigili, concentrati e freddi”, scrive a proposito del giovane idolo americano, “ è sintomo della migliore alleanza tra la propria volontà e il proprio essere profondo”. Ed è come se qui Gogna parlasse del suo modo di essere. Soprattutto quando spiega, da veterano e guru quale è, che “importante è saper riconoscere quando non ci sono più le condizioni effettive per un buon accordo interiore”.
A Walter Bonatti, anzi al “Pianeta Bonatti”, Gogna dedica il capitolo che viene voglia di definire più ricco e articolato del libro. Un omaggio dovuto a un maestro che suscitò da vivo la sua incondizionata ammirazione, quando il giovanissimo Gogna smaniava per arrampicare nelle Dolomiti. Ma il mite Alessandro sa anche essere maestro in understatement ed evita di far notare che lui, in fatto di capolavori sul Cervino, non teme confronti. Vabbe’, la “Bonatti” sulla nord, è un capolavoro di coraggio e intuizione, ed è ormai una classica assai frequentata. Ma quanti si ricordano che ci sono voluti 45 anni perché nel 2014 una cordata italiana vincesse finalmente il Naso di Z’Mutt, il più grande strapiombo delle Alpi Occidentali superato per primo da Gogna nel 1969 con il fido compagno Leo Cerruti? (Ser)

Alessandro Gogna durante una delle sue conferenze (ph. Serafin/MountCity). In apertura come lo vide nell’altro secolo il pittore alpinista Guido Daniele.
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