Letture. Le eroiche portatrici carniche

Il 12 marzo 2016 a Paluzza, Comune carnico nel Friuli-Venezia Giulia, fu celebrato l’ultimo ammainabandiera alla Caserma Plozner e due giorni dopo, il 14, se ne iniziarono i lavori di demolizione. Era l’unica caserma Italiana dedicata a una donna, Maria Plozner Mentil, originaria di Paluzza, che con altre compagne della zona aveva svolto il ruolo di “Portatrice” dall’inizio della Prima Guerra Mondiale fino alla rotta di Caporetto. Questo gruppo di donne eccezionali con il loro contributo permisero agli Alpini stanziati sulle Alpi carniche di sopravvivere, combattere e mantenere le posizioni. A queste Portatrici (con la P maiuscola perché così risultarono nei registri dei comandi militari) è dedicato il romanzo “Fiore di roccia” di Ilaria Tuti (Longanesi, 320 pagine, 18,80 euro). Marina Nelli della redazione lo ha letto per noi – oltre che, beninteso, per il personale piacere di leggerlo – e ne riferisce qui manifestando il suo profondo apprezzamento.

Una storia straordinaria

Ho letto questo libro tutto d’un fiato senza riuscire a smettere, immergendomi nella storia delle donne che durante il 1915-16 hanno vissuto le sofferenze della Grande Guerra nei paesini ai piedi delle Alpi Carniche. La straordinaria storia di queste donne mi ha conquistata perché è raccontata in modo da portare il lettore a vivere insieme a loro, a vedere con i loro occhi i pascoli e le rocce, gli alpini e i “diavoli bianchi”, come chiamavano i cecchini austriaci, a condividere con loro la fatica e la fame. Ma anche la loro voglia di pace.

A rendere appassionante il racconto è il suo stile di scrittura asciutto, perfetto per gli anni e i luoghi dove vuole portarci e per la descrizione dei personaggi, alcuni dei quali sono inventati in modo da fare entrare anche una storia d’amore e di tenebra, anzi più d’una, che trasforma il racconto in un romanzo.

Erano rimaste solo loro donne in quelle case, con i bambini e qualche anziano malandato che riuscivano a malapena a nutrire. Ma quando il prete le invitò a rispondere all’appello del Comando militare della Zona Carnia, per assicurare i collegamenti tra i depositi di fondo valle e le linee di combattimento, non si negarono riuscendo così a far sopravvivere gli alpini sul fronte.

Con qualsiasi tempo, anche sotto le nevicate e il tiro dei cecchini austriaci, le Portatrici, come sono state poi chiamate, portarono su al fronte armi e cibo ritornando poi indietro con le barelle cariche di morti. Ed è grazie in gran parte al loro coraggio e alla loro forza che il fronte italiano della Zona carnica non ha mai ceduto.

Marina Nelli

Alle Portatrici carniche è dedicato “Fiore di roccia” di Ilaria Tuti (Longanesi, 320 pagine, 18,80 euro).

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