Letture. Le scelte di Alessandro Gogna
Un romanzo fantastico dello scrittore boemo Alfred Kubin che influenzò Kafka, due saggi di Gustav Jung fondatore della psicologia analitica, il Mauro Corona selvaggio e violento ma anche tenero e commovente dell’“Ombra del bastone”, la metafisica scalata al Monte Analogo di René Daumal, il viaggio nella storia dell’umanità del best seller “Sapiens” di Yuval Noah Arari, un saggio dello psicanalista Massimo Recalcati sul ruolo del padre nella famiglia e nella società di oggi. MountCity ha chiesto (per posta elettronica, s’intende) ad Alessandro Gogna di indicare sette letture per questi tempi di ritiri forzati. Era il giorno di Pasqua. La gentile risposta di Gogna non si è fatta attendere…
Lettore “forte” dotato di una monumentale libreria (230 metri lineari di scaffali!), indagatore come pochi – in decine d’imperdibili libri – delle motivazioni alla base delle grandi sfide alpinistiche, alpinista a sua volta tra i più famosi al mondo con 500 prime ascensioni nelle Alpi, Appennini e in altre catene montuose, Gogna ci ha dettato l’elenco qui riportato dal suo confortevole rifugio sulle rive del Naviglio Grande battezzato Il Guyale, nella Milano piegata dal virus: lasciando a noi di MountCity il compito di illustrare nero su bianco i contenuti dei libri che tanto gli stanno a cuore.
A fronte dei libri indicati da Gogna e dei relativi contenuti non è probabilmente azzardato affermare che in queste pagine si riflette la sua natura così ben definita da Massimo Mila nei fondamentali “Scritti di montagna” (Einaudi, 1992): dove l’amico Alessandro viene descritto come “un personaggio inquieto, pieno di turbamenti, in lotta con la solitudine, sempre proteso verso una sua ricerca dell’assoluto, cioè della perfezione, inseguita con un tocco di consapevole narcisismo”. Resta il fatto che la testimonianza di Gogna va in questi giorni considerata come un autorevole invito alla lettura mentre, trascorso il week end pasquale, alcune librerie si accingono (ma non è detto che lo facciano…) a riaprire i battenti per i tanti che ritengono la lettura un cibo dell’anima, un bene necessario. (Ser)
Qui le pubblicazioni di cui Alessandro Gogna è autore. Qui di seguito sette letture suggerite da Gogna.
L’altra parte di Alfred Kubin
Considerato un importante rappresentante dell’espressionismo e del simbolismo, Alfred Kubin (1877-1959) scrive L’altra parte alla morte del padre, nel 1908, quando è un trentunenne disegnatore già noto, ambientando questo che resta il suo unico romanzo in una città immaginaria, Perla, dove dietro l’apparente grigiore della vita quotidiana si nasconde un mistero, un essere inafferrabile e proteiforme che tiene sotto il suo magico incantesimo uomini e cose. E’ un romanzo fantastico di circa 300 pagine più 52 illustrazioni realizzate dall’autore: un romanzo profetico, poiché la distruzione della città e del suo regno immaginario in un crescendo di incubi precede di pochi anni la guerra del ’14 e il crollo dell’Impero austro-ungarico. Kubin era boemo e il suo romanzo è impregnato dei chiaroscuri di Praga, la città di Kafka il quale conobbe Kubin, l’ammirò e ne subì l’influenza.
Risposta a Giobbe di Carl Gustav Jung
In questo saggio del 1952 Jung (1875-1961), fondatore della psicologia analitica, utilizza il metodo psicoanalitico per approfondire la questione più problematica per chi crede e che da sempre ha acceso lo spirito della ricerca filosofica nell’uomo, cioè come si conciliano il male e la sofferenza con l’esistenza di un Dio buono e paterno. Partendo dal libro di Giobbe, dalla sua figura giusta e pia costretta a patire crudeli sofferenze, che “attende aiuto da Dio contro Dio”, Jung prende le parti del mite oppresso, dell’uomo indifeso e perseguitato, contro la “selvatichezza e perversità divina”. La sapienza ritorna forse proprio grazie a Giobbe che alla fine dimostra una superiore moralità che porta Dio alla presa di coscienza di sé e alla redenzione dei suoi peccati attraverso l’incarnazione e la crocifissione.

Ricordi sogni riflessioni di Carl Gustav Jung
Scritti direttamente da Jung e in parte ricavati da documenti e da conversazioni con Aniela Jaffé che ne ha curato la stesura d’insieme, questi ricordi ricostruiscono la formazione del grande psicologo. Jung ricerca se stesso nella propria infanzia, nelle impressionanti e decisive immagini dei sogni iniziali, nella rievocazione dei viaggi, dei primi interessi per il mondo dell’antropologia e, infine, nel grande “nodo” della sua vita, che rispecchia quasi simbolicamente una delle bipolarità della psiche e della cultura moderna, l’incontro e lo scontro con Freud. Paradossalmente Jung si presenta come l’analista di Freud, mentre a sua volta è tenuto a bada da un proprio dramma che testimonia la tenace presenza di Freud nel suo pensiero.
L’ombra del bastone di Mauro Corona
Tutto ha inizio con un manoscritto finito nelle mani dell’autore, il racconto autografo del protagonista sulla sua vita tribolata in un ambiente inclemente che obbliga alla fatica e alla miseria. E’ una narrazione che colpisce il lettore, netta e implacabile come un colpo d’ascia, con inesattezze nella concordanza verbale, assenza di doppie, vocaboli dialettali, che oltre a non togliere alcunché alla comprensibilità del testo contribuiscono a dare profondità di significato e poeticità primitiva al racconto. Oltre ai disperati che popolano questo romanzo selvaggio e spesso violento, ma anche tenero e commovente, è l’ambiente uno dei principali personaggi ed emerge uno stretto legame del protagonista con le montagne, i boschi, il Vajont.
Il Monte Analogo di René Daumal
Daumal (1908-1944) è uno scrittore che si è interessato parecchio alle dottrine esoteriche e alle religioni orientali, ha studiato il sanscrito e si è dilettato a tradurre testi sacri indiani. Inizia il racconto nel 1939 durante un soggiorno a Pelvoux sulle Alpi, ma non riesce a portarlo a termine a causa della morte prematura. Il titolo dell’ultimo capitolo doveva essere E voi, che cosa cercate? Un gruppo di alpinisti esperti parte da Parigi per scoprire e scalare la vetta più alta del mondo. Dopo aver navigato su una strana rotta a bordo di una barca chiamata “L’Impossibile”, gli esploratori approdano nell’isola del Monte Analogo, che fa continente a sé e ricorda in qualche modo Atlantide, dove incontrano gente con usi e costumi strani, proveniente da tutto il mondo e da tutti i tempi, che come loro spera di scalare la vetta. Dopo un soggiorno nel villaggio di Porto-delle-Scimmie e alcune considerazioni metafisiche sull’alpinismo, il gruppo affronta l’ascensione arrivando quasi al campo base. Qui il racconto si interrompe sospendendo la spedizione tra terra e cielo in una specie di regno franco dell’analogia, dove non c’è niente che possa dirsi vero e niente che sia falso del tutto, e dove quello che conta è soprattutto affacciarsi nella propria interiorità.
Sapiens di Yuval Noah Harari
Harari, che dal 2005 insegna storia all’Università ebraica di Gerusalemme, racconta in questo saggio un viaggio divertente e curioso nella storia dell’umanità iniziato 70.000 anni fa: siamo i signori del pianeta, il segreto del nostro successo è l’immaginazione, siamo gli unici animali capaci di inventare le divinità, le nazioni, le leggi e i soldi. “Sapiens. Da animali a dèi” spiega come ci siamo associati per creare città, regni e imperi, come abbiamo costruito la fiducia nei soldi, nei libri e nelle leggi, come ci siamo ritrovati schiavi della burocrazia, del consumismo e della ricerca della felicità. L’Homo Sapiens è il protagonista del lungo cammino che conduce fino ai nostri giorni, con lo sguardo che si affaccia su un futuro dove forse il Sapiens si trasformerà in qualcos’altro. Di questi tempi, con la minaccia del Coronavirus, il libro è più che mai consigliato.
Cosa resta del padre di Massimo Recalcati
Siamo di fronte a processi sociali e culturali di portata planetaria, con un’accelerazione più evidente nel mondo occidentale. La psicoanalisi può essere solo testimone e interprete di queste trasformazioni? Lo psicanalista Recalcati è convinto che il padre giochi anche oggi un ruolo chiave nella famiglia e nella società. Attraverso Sigmund Freud e Jacques Lacan e alcune figure tratte dalla letteratura (Philip Roth e Cormac McCarthy) e dal cinema (Clint Eastwood), si delineano i tratti di una paternità indebolita, ma comunque vitale, priva di ogni aura teologica e fondata sul valore etico della testimonianza singolare.
La tua idea è da sostenere, caro Roberto. Forse ho dubbi, perché pessimista, che gli italiani andranno alle librerie, perché la lettura è “un cibo dell’anima, un bene necessario”. Ho avuto la fortuna di visitare la biblioteca di Alessandro. Migliaia di libri, catalogati, dove ci si può nutrire di cultura. È precisa la tua descrizione della sua residenza a due passi del Naviglio Grande, che nella inquinata e virulenta Milano, è un confortevole rifugio. Anche la scelta dei libri centrata. Non conoscevo la descrizione di Massimo Mila su Alessandro, non fa una piega!