Nuova vita in quota? 12 domande a Casanova

Ambientalista assiduo e appassionato, attualmente presidente onorario di Mountain Wilderness Italia, Luigi Casanova, classe 1955, è un trentino che vive e respira ogni giorno nei boschi della sua provincia. A Moena, come custode forestale del Comune, sorveglia il taglio del bosco e guarda al mondo cercando quell’equilibrio che la natura offre. Con l’amico Luigi (nel senso soprattutto di grande amico della montagna) sono state scambiate venerdì 21 marzo 2020 due chiacchiere sulla nuova vita che anche in quota si sta vivendo e forse ci aspetta. Alle 12 domande che mountcity gli ha in questa circostanza sottoposto, Casanova ha risposto di getto affrontando diversi dei problemi che emergono in questi giorni di emergenza e sofferenza. Lo ringraziamo per la cortesia e la disponibilità. (Ser)

1) Nell’emergenza sanitaria cantanti, attori, calciatori e atleti vari sono intervenuti sui teleschermi per lanciare messaggi in tono amichevole, talvolta rassicurante. Dalle Terre Alte sono invece arrivati pochi e deboli segnali e anche Mountain Wilderness ha evitato di far sentire la sua voce. A che cosa lo attribuisci?

Probabilmente sia gli abitanti delle terre alte sia Mountain Wilderness ripongono più fiducia nella scienza che nella spettacolarizzazione di un evento tanto drammatico e globale. Quando si parla è perché si conosce, altrimenti si ascoltano gli esperti e si studia. Mountain Wilderness è una associazione di alpinisti e amanti della montagna ambientalisti: su questi temi ci esponiamo e lo dimostriamo.

Luigi Casanova, a sinistra, durante una manifestazione di Mountain Wilderness. In apertura mentre segue un convegno sull’ambiente (ph. Serafin/MountCity)

2) Tra gli effetti letali del coronavirus potrebbe esserci la fine del turismo dello sci su pista che ha già superato da qualche tempo il bivio tra sopravvivenza e fine certa. Quale potrebbe essere lo scenario della prossima stagione invernale?

Non credo sarà la fine dello sci. Lo dimostrano gli ultimi fine settimana ai primi di marzo, con l’assalto frenetico alle piste e l’assoluta arroganza degli impiantisti. La fine, o meglio il ridimensionamento dello sci arriverà solo attraverso un cambio di cultura, il maturare di un rispetto verso gli ambienti montani e la volontà di cercare e saper comprendere i tanti silenzi della montagna.

3) Si è letto di un certo accanimento contro chi sta nella casa di vacanza sia in montagna sia al mare. Come stanno le cose in Trentino?

Non capisco questo accanimento. Le seconde case sono state volute e cercate dagli amministratori dei comuni di montagna, chi vi abitava aveva svenduto negli anni ‘70 e ‘80 i suoi terreni. Ed ora li cacciamo questi turisti che da anni pagano le tasse? Se rispettano le leggi e i decreti governativi perché non possono stare? Il governatore trentino Maurizio Fugatti (Lega) li aveva invitati: “Scappate dalle vostre città, venite in montagna visto che il Trentino è salute”. Solo pochi giorni prima, 6 – 8 marzo a scuole già chiuse, un consigliere provinciale della destra trentina, maggioranza, aveva presentato un emendamento per superare la legge che da dieci anni vieta la costruzione di seconde case in Trentino. In piena emergenza. Non c’è limite all’ipocrisia e all’ignoranza di certi politici.

4) E’ l’ambiente sopraffatto che si arrende, sostiene Erri De Luca. Pensi anche tu che l’epidemia abbia la sua origine in un ambiente non più vivibile?

Non me la sento di rispondere. Nonostante la moglie microbiologa e ricca di conoscenze specifiche, prima di pronunciarci c’è bisogno di approfondire studi. Comunque questa epidemia rappresenta uno schiaffo all’arroganza dell’umanità intera: ha messo in mostra le nostre fragilità, dovremo investire in umiltà e lentezza, sempre, non solo in momenti di crisi.

5) Il “tutti a casa”- ha messo in chiaro il governatore del Trentino Fugatti – comporta e comporterà gravi mutilazioni del nostro consueto modo di relazionarci e di rispondere ai bisogni della quotidianità. Quali potrebbero le conseguenze nell’immagine delle nostre montagne?

E’ difficile comprendere Fugatti. Un giorno dice una cosa e il giorno dopo si smentisce, senza mai ammetterlo. Speriamo che questa modifica di comportamenti, relazioni, interventi in natura si faccia strada prima nel suo partito, il più insensibile alle tematiche ambientali e ai diritti umani. Noi ambientalisti non abbiamo avuto bisogno di una simile tragedia per capire che sempre e ovunque la natura va rispettata, che sempre e ovunque il rispetto dei diritti umani è basilare nella costruzione dell’uomo planetario (cito padre Balducci): solo la consapevolezza piena di fare parte dell’intera comunità umana, della fratellanza stretta che ci lega ci può aprire orizzonti di libertà e fiducia.

6) Si è attribuita la caccia ai non residenti a un sistema sanitario inadeguato all’emergenza. Risulta che nelle Dolomiti tale sistema sia adeguato ai grandi flussi turistici in tempi di normalità?

Anche in Dolomiti, a Trento come a Bolzano, ma in modo particolare nel bellunese, si è demolita la sanità e la sua efficienza. Si è rafforzata la sanità privata, si sono tolti centinaia di posti letto, ai dirigenti è stato chiesto di ridurre spese e personale (premiandoli sulla base di questo parametro definito efficientistico), si sono ridotti i primariati trasformando questa figura in manager più che in professionisti medici, si sono affidati a infermieri compiti nei quali fino a ieri erano impreparati (solo da qualche anno sono laureati). Inoltre in Trentino è assente una filiera seria di traumatologia e riabilitazione: anche in questo caso si è delegato alle strutture private. Puro clientelismo.

“La fine dello sci? Non credo, come dimostrano gli ultimi fine settimana con l’assalto frenetico alle piste”.

7) Squadriglie di droni sono mobilitate contro le passeggiate che devono essere in prossimità di casa. E i sentieri di montagna non lo sono. E’ comprensibile questo accanimento?

A mio avviso il tutto è incomprensibile. Se si rispettano fermamente le indicazioni delle distanze, dell’evitare assembramenti e riunioni, non vedo perché non ci si possa inoltrare in un sentiero di montagna o su una strada forestale. Due ore all’aria aperta sono più salutari, non solo psicologicamente, che rimanere rinchiusi nelle mura del proprio appartamento. E i bambini e i ragazzi, li terremo chiusi in casa per altri due mesi?

 8) Lo scrittore Paolo Cognetti in un’intervista a Dislivelli sostiene che l’esperienza della montagna, anche per chi vive in città ma pratica le terre alte, può essere di aiuto in eventi estremi come quello che tutti ora stiamo vivendo. Sei d’accordo?

Condivido Cognetti. La montagna ci insegna il limite, ci dice fino a dove possiamo andare, ci insegna a rinunciare, ci insegna a comprendere il linguaggio che abbiamo perduto, quello della natura, il valore dei silenzi, le piccole cose: ad esempio il colore dei fiori che piano piano sconfiggono l’inverno.

9) E’ vero, sempre per dirla con Cognetti, che la solitudine della montagna è diversa da quella della città, che non è solo starsene chiusi in casa propria?

La solitudine della montagna è certamente diversa. Non sempre migliore. In montagna, dove ci sono conflitti, la solitudine diventa disperante. Devi avere più forza per comprenderne il valore: non tutti sono dotati di questa forza, nemmeno i montanari. La forza la si ritrova nell’incontro, nella socialità.

10) “Abbrazame più forte” viene intonato da gente qualsiasi che improvvisa cori dai balconi. Questo spirito di solidarietà è destinato a durare anche dopo la sconfitta dell’invisibile nemico?

Speriamo, ma non ci credo. L’uomo dimentica la sofferenza in fretta. Pensa quanto poco tempo c’è voluto per dimenticare i valori della Resistenza, della costruzione della nostra magnifica Costituzione. Solo pochi anni fa eravamo pronti a demolirla, a ridurre gli spazi di rappresentatività. E pensa quante parti della nostra Costituzione ancora oggi non sono applicate.

11) Erri De Luca nota che improvvisamente la salute pubblica, l’incolumità dei cittadini, diritto uguale per tutti, è la parola d’ordine unica e imperativa. Questo farà meglio comprendere l’azione oggi misconosciuta degli ambientalisti?

De Luca è un inguaribile ottimista. La vera emergenza oggi non è uno dei tanti coronavirus che convivono con noi umani. E’ l’emergenza climatica, un passaggio drammatico per l’umanità e i nostri giovani. Io non vedo programmi politici che affrontino con la dovuta energia, con senso di responsabilità, questo tema. Leggiamo anche i recenti documenti di Confindustria. Sulla mobilità chiedono ancora strade, sul turismo chiedono ancora sci, chiedono grandi eventi come le Olimpiadi, chiedono grandi opere. Mai una volta che chiedano allo Stato di offrire più servizi, di investire nella montagna autentica offrendo lavoro, mai una volta che chiedano di investire in una politica della sicurezza idrogeologica, nella selvicoltura, nella cura del nostro territorio, nel rilancio delle aree protette e delle politiche di conservazione, nella ricerca. Per ora sono pessimista. Finché non avremo l’acqua alla gola, come accaduto con questo virus, non saremo capaci di reagire. Gli ambientalisti rimarranno una minoranza totalmente inascoltata, anime nobili da emarginare il più possibile. Alcuni, pochi anche questi, si accorgono di noi solo in prossimità delle campagne elettorali.

 12) Una leggenda, per concludere, dice che la città di Felik sia rimasta sepolta sotto i ghiacci del Monte Rosa perché in tal modo Dio aveva voluto punire gli abitanti per la loro superbia. E’ bene ricordarsene in questi tempi di coronavirus che non risparmia le montagne?

Certo, bisognerebbe ricordarsi di queste leggende: non sono nate per caso. Abbiamo anche perso il giardino di Rosengarten in Dolomiti, abbiamo perso fate, abbiamo perso i Salvanel (gli ometti che curano i boschi). Io spero tanto nel ritorno di migliaia di Salvanel operosi, lontano dal chiasso dei quad e dei concerti in quota, penso tanto alle fate e spero si diffondano. Abbiamo un immenso bisogno di gentilezza e di ritornare ad abbracciarci, con calore.

Commenta la notizia.