Sci in pista, chiusa la stagione

Gli italiani si sono rifugiati in questi giorni sui monti per cercare una via di scampo da una situazione di disagio vissuta a valle. Risultato: impianti sciistici saturi e maestri di sci in affanno per la troppa domanda. Questo si è letto sui giornali. Ma ora non c’è più la possibilità (o la tentazione?) di mettersi in coda per salire in funivia e praticare l’amato sci di discesa. Il Governo impone regole ancora più ferree per vincere l’epidemia in vista del picco che tutti si augurano vicino. E inevitabile è arrivata la chiusura di tutti gli impianti per lo sci esistenti non solo nelle zone rosse, annunciata nel consueto bollettino di guerra su Rai3 la sera di lunedì 9 marzo. Piste chiuse dunque, battipista fermi, tacciono i “cannoni” della neve artificiale, annullato l’allegro vociare spesso accompagnato da diffusori con disco-music “sparata” a tutto volume. Una montagna che per molti sarebbe tutta da scoprire. Le note che seguono sono state scritte lo stesso lunedì 9 prima di questo annuncio (epocale) della totale chiusura degli impianti. Non sono state aggiornate. Fotografano una situazione in continua evoluzione.

Così la situazione si evolve

Chissà che, una volta scomparso, il coronavirus possa avvantaggiare la green economy e il turismo sostenibile sui nostri monti, oggi visti più che mai come un rifugio e come duratura fonte di benessere. Raggiunto il picco, la speranza è che la situazione si capovolga e la montagna torni al suo ruolo di protagonista nella vita degli italiani. Per rendere l’idea, alla luce della corsa alle piste registratasi prima della forzata chiusura della stagione, gli albergatori di una località griffata delle Dolomiti hanno annunciato di studiare, meglio tardi che mai, un piano organizzativo sul lungo termine per rendere più accessibile il soggiorno a chiunque.

Senza la pretesa di fornire un quadro esaustivo, sperando di fare cosa utile e gradita, mountcity cerca di offrire – attingendo alla rete – un quadro aggiornato non solo del turismo invernale in questi giorni cruciali, ma anche delle iniziative in quota nei prossimi mesi. A proposito di settimane bianche, va ricordato che la favorevole situazione climatica con cieli sereni e abbondante manto nevoso aveva fatto lievitare in questa stagione invernale i fatturati. Un esempio per tutti. Nelle 12 vallate del “Dolomiti Superski”, il più grande comprensorio d’Italia con quasi 450 impianti di risalita e 1200 chilometri di piste, al 16 febbraio 2020 i “primi ingressi” segnavano un +15% rispetto allo stesso giorno dell’anno precedente per poi passare al +9,5% nel mese di gennaio. Ciò rende forse meno bruciante l’annuncio della chiusura anticipata degli impianti. Stessa decisione di chiudere è stata assunta nelle province di Trento, Bolzano. Chiusura inevitabile in Lombardia, regione “rossa”, parzialmente realizzata anche in Friuli. In Piemonte sulle piste del Cuneese e la Via Lattea, l’area montana costituita dalle località di Sestriere, Claviere, Sauze d’Oulx, San Sicario, Cesana e Pragelato, si continua per il momento a sciare: nel rispetto delle norme, a distanza di un metro l’uno dall’altro nelle file, sotto il controllo della Polizia in servizio sulle piste.

Il Consorzio turistico del Sestriere mette in conto la perdita di circa il 60% delle settimane bianche in programma già prenotate. Fermi gli impianti (ma aperte per fortuna le piste di fondo) e chiusi gli alberghi in Valle d’Aosta dove incautamente il sindaco di Cogne lamentava pochi giorni fa un un allarmismo eccessivo ma poi si è dovuto ricredere. Perdonato: del senno di poi, come si sa, sono piene le fosse… Per quanto concerne Skyway e la parte di comprensorio di Breuil Cervinia interessata dallo sci estivo, la riapertura sarà oggetto di valutazione nei prossimi mesi, sulla base anche dei nuovi decreti ministeriali.

Per ora va riconosciuto che le misure messe in atto dal Governo non sfiorano le attività commerciali in quota. Ma è chiaro che i potenziali rischi di turisti, personale e popolazione locale in tutte le aree sciistiche servite dagli impianti di risalita impone di preservare prima di tutto la salute e la tranquillità di chi abita in questi territori, di chi vi lavora e di chi vi soggiorna. Problemi nella gestione si manifestano, per concludere, anche nelle aree sciistiche appenniniche, benché non interessate dal decreto dell’8 marzo. Nel pistoiese va segnalato il tentato e non del tutto opportuno avvio della campagna promozionale lanciata da Abetone Multipass “Niente scuola? Tutti a sciare”, con skipass giornaliero a un euro per i ragazzi nati dopo il primo gennaio 2005. Il bravo sindaco di Abetone si è opposto.

A proposito di competizioni, destò un certo stupore alla fine di febbraio l’annuncio, ripreso da mountcity, dell’annullamento in Engadina della tradizionale Skimarathon in programma l’8 marzo con la bellezza di 14 mila iscritti. Gli svizzeri dimostrarono fin da subito di avere le idee chiare. Tutte le gare in alta quota sono state poi annullate, compresa in Francia la Pierra Menta, forse la più famosa competizione scialpinistica del mondo. In attesa che si raggiunga al più presto il picco dell’epidemia, come si presenta il futuro delle terre alte? Si apprende che la fin troppo complessa macchina organizzativa del Club Alpino Italiano (320 mila e più iscritti) ha subito non poche “ricadute” secondo una definizione del presidente generale Vincenzo Torti. Vengono differite al 20 maggio le Assemblee ordinarie sezionali, al 28 giugno le Assemblee ordinarie regionali e provinciali dei Delegati e ciò comporta la sospensione dello svolgimento dell’Assemblea nazionale dei Delegati stabilita nei giorni 23 e 24 maggio 2020. Anche il Trento Film Festival, la maggiore iniziativa culturale targata Cai, non si svolgerà nelle date previste (dal 25 aprile al 3 maggio): la 68° edizione è stata infatti rinviata, ma al momento non sono state comunicate le nuove date. Consentita invece l’apertura delle sedi delle sezioni del Cai, ma solo per mettersi in regola col tesseramento. Socio avvisato…

A proposito di alpinismo. E’ consigliabile secondo alcuni illuminati scalatori sospendere qualsiasi attività “pericolosa” in montagna, per cui in caso d’incidente si potrebbe avere bisogno di cure mediche sottraendole a chi adesso ne ha davvero bisogno. E’ questo il senso del messaggio del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico pubblicato qui sotto. (Ser)

 

Soccorso alpino: cari alpinisti, è tempo di fermarsi

“Il Paese è in difficoltà: i medici e gli infermieri del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – CNSAS sono impegnati insieme agli altri colleghi ad assistere migliaia di contagiati dal nord al sud Italia”. Comincia così la lettera del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. “Sapete bene che per effettuare un soccorso speleologico in grotta o un soccorso alpino in alta montagna dobbiamo impegnare decine di operatori, compreso il personale sanitario. Immaginate quindi le difficoltà a cui andremmo incontro in questo momento per effettuare un soccorso, un soccorso che naturalmente metteremmo in atto, ma che potrebbe innescare una delicata gestione post intervento. Ci sarà tempo per scalare nuovamente una montagna, ci sarà tempo per esplorare di nuovo insieme una grotta. Adesso però è il tempo di fermarsi”.

“Il tempo”, continua il messsaggio del Soccorso alpino, “di essere responsabili verso sé stessi, verso gli altri e verso l’Italia. Come è scritto nella Costituzione italiana: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Dobbiamo difendere questi valori, dobbiamo salvaguardare i nostri medici, i nostri infermieri e l’Italia da un collasso del Servizio Sanitario Nazionale. Non vengono chiesti sacrifici immani, non viene chiesto di scalare una montagna da 3000 metri: viene chiesto di rimanere in casa per un breve periodo di tempo. #iorestoacasa non è uno slogan, non è un hashtag per riempire i social ma un invito concreto a limitare al massimo gli spostamenti non necessari. Ce la possiamo fare. Ce la faremo. Coraggio, Italia!”

Commenta la notizia.