Sulle tracce dei ghiacciai negli archivi del Cai
Fabiano Ventura, fotografo ambientalista, leader del progetto “Sulle tracce dei ghiacciai”, segnala con soddisfazione di avere concluso la tappa milanese della sua ricerca, “ricca, oltre che di materiale iconografico, anche di belle soprese e incontri umani di grande spessore”. Il fotografo da tempo gira il mondo per documentare la fusione di alcuni dei più importanti ghiacciai, confrontando le immagini di oggi con quelle realizzate un secolo fa. Di recente ha potuto operare nella biblioteca Luigi Gabba del Cai di Milano “scavando” in un vastissimo repertorio di immagini di ogni epoca. “Al Cai ho ho trovato”, spiega, “una grande varietà di autori, un interessantissimo archivio fotografico sull’arco alpino e un gruppo di volontari che si sta dedicando con dedizione a sistemare questo patrimonio”.
L’archivio del Cai a Milano comprende 40.000 lastre, di cui 5000 già digitalizzate, 2800 esemplari di carte topografiche, circa 10.000 volumi. “Sono numeri”, è il commento di Ventura, “che danno l’idea delle dimensioni di questo patrimonio che il gruppo di volontari coordinati da Fabio Giuggioli e Marco Polo sta censendo e digitalizzando in collaborazione con l’editore ‘Versante Sud’, per poi metterlo a disposizione dei cittadini”.
“Si tratta di un lavoro importantissimo e che andrebbe fatto in tempi brevi perché molte di quelle lastre hanno più di 120 anni e il loro supporto si sta via via deteriorando”, osserva ancora Ventura. “L’obiettivo del progetto ‘Sulle tracce dei ghiacciai’ è anche questo: restaurare, post-produrre e diffondere le splendide immagini storiche selezionate nei vari archivi, valorizzando non solo il patrimonio iconografico ma anche gli ecosistemi montani da esso rappresentato”.
In mostra a Bassano del Grappa
Giovedì 16 gennaio, a partire dalle 19:00 Fabiano Ventura accompagna i visitatori della mostra dal titolo “Fabiano Ventura, Sulle tracce dei ghiacciai” in una visita guidata alla Galleria Civica di Bassano del Grappa dove l’esposizione rimane esposta fino al 17 febbraio. La mostra, che ripercorre le cinque spedizioni del progetto in Karakorum, Caucaso, Alaska, Ande e Himalaya, prevede la possibilità di fare un’esperienza sensoriale attraverso la video installazione interattiva, per vivere in prima persona e direttamente con il proprio corpo gli effetti dei cambiamenti climatici.