Quando Urubko era “colpevole di alpinismo”
Nel 1942 Emilio Comici scrisse “Alpinismo eroico”. Il libro divenne un classico anche perché quel titolo rappresenta ancora oggi una costante quando l’alpinismo sale sopra le righe. Di fatto, il termine “eroico” viene ripetutamente usato in questi giorni per il kazako Denis Urubko, 46 anni, uno dei più grandi alpinisti in attività, autore di un’eroica prima salita solitaria al Gasherbrum II dopo avere prestato eroicamente soccorso verso gli ottomila a due italiani in serie difficoltà. “Un alpinista d’altri tempi e di poche parole”, lo definisce sulla Stampa del 4 agosto Enrico Martinet che di alpinisti ne ha conosciuti tanti ma di eroici pochini pochini. Anche il ritratto di Denis che Martinet ci regala ha i tratti dell’eroe. “Sorriso largo, occhi che sanno essere gelidi, carattere forte”, scrive Martinet, tenuto conto che Urubko “in borghese” è un signore mite e simpatico come del resto sanno esserlo i veri alpinisti. “L’angelo degli Ottomila” lo definisce invece Federico Magni sul quotidiano “Il Giorno” che gli dedica una pagina esaltandone il coraggio e l’altruismo.

Denis era in vetta il primo di agosto al Gasherbrum II, 8.035 metri. Niente tecnologia: telefono e radio li ha lasciati al campo base. Anche questo un atto eroico, di questi tempi. Tra una scalata e l’altra ha compiuto in quella circostanza tre interventi di soccorso ad alpinisti feriti e si sa quanto i giornalisti siano avidi di personaggi che facciano sensazione nell’eterna lotta con la montagna assassina. Da tempo, del resto, l’orizzonte dell’himalaismo sembrava oscurato come sostiene ancora Martinet. Tante le grandi imprese enfatizzate dal ristretto cerchio magico dei cronisti specializzati, poche o nulle quelle andate a buon fine. E Urubko, benché da anni alla ribalta, premiatissmo, padre di famiglia con due figli, una fidanzata a sua volta alpinista, non può che essere l’uomo del giorno, appassionato del suo lavoro, spregiudicato il tanto che basta come si evince dal suo libro “Colpevole di alpinismo” uscito senza clamori nel 2010 nella purtroppo defunta collana “Campoquattro” di Priuli&Verlucca. Ora lo aspetta un’invernale al K2, unico Ottomila rimasto inviolato in questa stagione che definire fredda a quelle quote è poco. Un sogno che Urubko coltiva dopo avere stabilito il record di altitudine d’inverno sul gigante: 7.600 metri durante un tentativo dal versante cinese. (Ser)