Appassionatamente tisch. Un premio alla poetessa walser

Per l’alto contributo dato alla conservazione della memoria di una lingua minoritaria antichissima che lotta per la sopravvivenza, ad Anna Maria Bacher, poetessa della Val Formazza, è stato conferito il Premio Minoranze Storiche Linguistiche in Italia a quanto riferisce il fascicolo Novas numero 188 del mese di maggio (http://www.chambradoc.it/novasN188Mai2019.page?docId=24114). Il riconoscimento le viene consegnato venerdì 31 maggio nell’ambito della rassegna “Premio Ostana: scritture in lingua madre”, un appuntamento con le lingue madri del mondo che ogni anno riunisce in questo paese occitano di 85 abitanti in Valle Po ai piedi del Monviso, autori di lingua madre da tutto il mondo, dando vita a un vero e proprio festival della biodiversità linguistica. La rassegna offre l’occasione di ascoltare il suono di lingue meno diffuse o a rischio di estinzione, ed è stata inserita tra gli eventi ufficiali dell’Anno Internazionale delle Lingue Indigene promosso dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per il 2019: https://en.iyil2019.org/

In base alla motivazione della giuria, “da quasi quarant’anni, attraverso l’insegnamento e con la scrittura, la Bacher è testimone attenta e ispirata di una cultura millenaria, fiorita nelle alte valli alpine; una cultura che vive nella simbiosi con la natura la sua anima profondamente poetica. Per mezzo della sua poesia, il piccolo universo dei Walser rivive i colori e i profumi delle stagioni, nel ritmo secolare di una cultura da salvaguardare in quanto patrimonio dell’umanità”. Nata a Grovella, piccola frazione di Formazza, il 9 marzo 1947, Anna Maria Bacher ha conseguito il Diploma di Abilitazione Magistrale presso il Collegio Femminile Rosmini di Domodossola ed ha svolto l’attività d’insegnamento nella scuola elementare della propria valle. Presidente della Walserverein-Pomatt (Associazione Walser Formazza) dal 1991 al 2002 e membro del Consiglio dell’IvfW (Associazione Internazionale dei Walser) dal 1992 al 2006. È sposata e ha due figli. Oggi in pensione, vive in Val Formazza, dove si dedica alla casa, ai lavori dell’orto e all’Associazione Walser per il mantenimento del patrimonio culturale, prestando un’attenzione particolare alla tutela del titsch, l’antico idioma alemanno che ancora si parla in valle.

Piccoli nativi della Val Formazza, l’unica colonia walser che confina direttamente con il Goms, la parte alta del Vallese dove nasce il Rodano, considerata la terra madre di questa civiltà contadina.

Per molti anni Anna Maria ha tenuto corsi di titsch sia per alunni della scuola elementare di Formazza, sia per adulti. Questi ultimi proseguono tuttora. È autrice di sette raccolte di poesie scritte in titsch e in italiano, pubblicate con relativa traduzione in tedesco di Kurt Wanner: Z Kschpêl fam Tzit-Il gioco del tempo- Das Spiel der Zeit. Gutenberg Edizioni, Verbania 1983, Splügen 1994. Litteri un Schattä- Luci e ombre, Verlag Wir Walser, Brig 1991. Z Tzit fam Schnee – Il tempo della neve – Die Zeit des Schnees. Verlag Bündner Monatsblatt, Chur, und Walservereinigung Graubünden, Chur 1994. Gägäsätz – Contrasti – Gegensätze, Verlag Wir Walser, Brig 2001. Wê im ä Tröim. Alte und neue Gedichte – vecchie e nuove poesie, Walservereinigung Graubünden, Chur 2006. Kfarwät Schpurä – Farbige Spuren – Tracce colorate, Limmat Verlag, Zürich 2011. Öigublêkch – Augenblicke – Colpo d’occhio, Edizioni Grossi-Domodossola 2015. È stata insignita più volte del “Premio Letterario Val Formazza” e nel 1989 del “Premio Culturale Martin-Peter Enderlin” dei Grigioni in Svizzera. Recentemente, in Spagna la sua opera poetica è stata inserita in un progetto di ricerca sulle scrittrici dialettali italiane inedite. Mattia Bianchi, docente di Filologia Italiana all’Università di Salamanca, ha analizzato l’opera della Bacher e tradotto trentun sue poesie in spagnolo; il lavoro è stato pubblicato col titolo “Una mariposa sobre la cruz del sepulcro: antologia de poemas de Anna Maria Bacher” . Poesie dell’autrice sono state messe in musica da compositori svizzeri.

“Tra i vari aspetti della cultura walser”, spiega la Bacher in un’intervista condotta dallo storico Enrico Rizzi, “l’elemento che maggiormente li caratterizza e li accomuna è proprio la lingua. Si tratta di un tedesco medievale, che i Walser, nel XII-XIII secolo, portarono con sé nei loro spostamenti migratori intrapresi per dissodare e colonizzare le zone alte e disabitate delle vallate alpine. L’isolamento dal Vallese, la terra d’origine, e l’inserimento in un mondo di lingua diversa, hanno fatto sì che, da un lato il loro antico idioma si conservasse, e nello stesso tempo si rinnovasse, non solo influenzato dalle comunità confinanti, ma anche arricchito di nuove parole per adattarsi al mutare dei tempi”. La Formazza è l’unica colonia walser che confina direttamente con il Goms, la parte alta del Vallese dove nasce il Rodano, considerata la terra madre. Forse è questa la ragione per cui usi, costumi tradizioni, lingua compresa, si sono conservati quasi intatti fino agli inizi del Novecento. Il suo isolamento dal resto della vallata italiana a sud e i frequenti contatti col Vallese, dovuti agli scambi commerciali e all’affinità linguistica e culturale, hanno contribuito alla conservazione del dialetto.

Anna Maria Bacher con la milanese Laura Aliprandi autrice, con il marito Giorgio, di approfonditi studi sulla cartografia storica delle Alpi Lepontine (ph. Serafin/MountCity)

Oggi purtroppo il titsch è seriamente compromesso; molto comunque è stato fatto dall’Associazione Walser e si continua a fare per promuovere e valorizzare il titsch operando sia con i bambini, sia con gli adulti. “Il titsch è la lingua che ho sentito appena sono nata, che ho sempre parlato in casa, in paese, e che ancora parlo quando ne ho l’occasione”, dice ancora Anna Maria. “Già da piccola parlavo anche l’italiano con i bambini che venivano a Formazza in villeggiatura, poi a scuola, dove ho imparato a leggere e scrivere, sempre in italiano naturalmente. Il titsch è rimasto, per decenni, solo il linguaggio orale. Le frasi incise sui travi delle vecchie schtube formazzine però mi hanno sempre incuriosito, si tratta di brevi invocazioni, richieste di protezione per gli abitanti e per gli ospiti della casa; trovavo interessanti anche le poche lettere di qualche parente emigrato in America, che con un curioso linguaggio misto di titsch e di tedesco dava notizie della sua vita. Alla poesia però mi sono accostata nel 1983 quando, nel bando del Premio Letterario Val Formazza, è apparsa una sezione, tra le altre, dedicata alla poesia walser. Essendo quella dei walser una lingua orale, quella proposta è stata per me una provocazione a cui non ho potuto resistere, così ho scritto le mie prime tre poesie in titsch con relativa traduzione italiana. Per quel che riguarda la forma, io non seguo schemi, non mi prefiggo rime. Io sono un poeta selvatico, nato per caso, così la mia poesia vola libera e segue quel che suggerisce il cuore”.

Per informazioni: chambradoc@chambradoc.it – tel: 328-3129801 – www.chambradoc.it

Commenta la notizia.