Comelico, a proposito di scritte sulle lenzuola

Nella rubrica “Ditelo al Corriere delle Alpi” è pubblicata l’8 maggio 2019 la lettera di una pensionata del Comelico, l’area al centro di accese polemiche tra chi auspica un modello di sviluppo basato sulle piste da discesa e chi – in primis gli ambientalisti di Mountain Wilderness – si batte per un turismo rispettoso dell’ambiente. Significativo il titolo della lettera: “Io la vedo come MW: per il Comelico sogno un turismo di qualità”. Non capita tutti i giorni che i quotidiani locali si prestino a dar voce a chi spregiativamente viene definito (non solo da quelle parti) ambientalista da salotto o da suv e questo è uno scritto su cui vale sicuramente la pena di riflettere in vista di decisioni tanto importanti.

Sono una pensionata comeliana vissuta a lungo nel Trevigiano e ritornata stabilmente da sette anni nella casa natale, senza aver mai perso i contatti affettivi, linguistici e culturali con le mie origini. Non sono un’ambientalista da salotto, infatti sono iscritta al Cai dal ’64 e ho percorso con mio marito tutte le nostre montagne. Ho letto sul “Gogna blog”, retto da Alessandro Gogna, un grande alpinista, quanto scritto da Giancarlo Gazzola sugli articoli “Comelico, un territorio in svendita” e “La proposta di Mw”. Sottoscrivo quanto scritto nei due documenti, e consiglio di leggerli. Al modello di sviluppo che punta sulle piste di discesa in Comelico Superiore io non ci sto! Mi ritrovo nelle parole di quanti si sono espressi in modo altrettanto contrario a tale progetto, con analisi intelligenti e argomentazioni valide. Trovo, invece, le risposte di coloro che sono favorevoli al progetto abbastanza qualunquiste, come se ripetessero degli slogan, vuote di contenuti che non siano quelli legati alla speranza che dall’altra parte del Passo venga qualcuno a salvare il Comelico!

Non sembra esserci, da parte dei comeliani che scrivono sulle lenzuola, un minimo di orgoglio culturale della nostra identità e, direi, biodiversità? Ma quanti di loro veramente troverebbero lavoro in questo indotto? Ci hanno pensato? E se si accorgessero di aver sprecato i nostri tesori ambientali trovandosi poi con un ben misero risultato economico? Se non ci sarà un cambio di rotta, sarà un’altra occasione per far dire a tanti nostri giovani che non vale la pena studiare, tanto i soldi possono arrivare da questo lavoro al “servizio” degli impianti e del loro indotto, così come è accaduto con le fabbriche di occhiali.

Sembra mancare una capacità imprenditoriale, la capacità di differenziarsi nella qualità. Solo così possono emergere i “piccoli”, con coraggio, con progetti originali e ben studiati, frutto della creatività dei giovani (e meno giovani) più capaci e preparati, ai quali l’Europa può dare sostegno economico. Possibile che i soldi che Comelico Superiore intende investire nelle piste non possano essere impiegati in progetti nati in Comelico e funzionali a uno sviluppo turistico più sostenibile e rispettoso dell’ambiente? Se i cittadini pensano che le piste risolveranno i loro problemi, ho paura che si illudano fortemente. Noi dobbiamo attirare in Comelico un turismo “di qualità”, offrendo tutto quello che di autenticamente nostro resta ancora intatto in questa terra bellissima. Ben venga un turismo saggio e interessato veramente a quella che è la nostra ricchezza, che non va sprecata e svenduta al miglior offerente. Occorre solo imparare a offrirla nel modo migliore, con i servizi adeguati e una mentalità accogliente ma non servile!

E il Cai dove è? Non fa parte del proprio ruolo statutario la tutela del patrimonio ambientale e la salvaguardia della sua integrità? Mi auguro che ci possano essere ancora altri incontri fra le parti eche si arrivi a una scelta più saggia ed equilibrata, tutta a vantaggio della nostra meravigliosa valle. Tutta intera.

Paola Cesco Frare

Un pensiero riguardo “Comelico, a proposito di scritte sulle lenzuola

  • 09/05/2019 in 18:05
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    Meno male che ho trovato una socia del CAI che si arrabbia come me su queste scelte offensive all’ambiente. E il presidente regionale del Veneto Francesco Carrer, non si è arrabbiato?

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