Corona: la penso come Messner
Messner definisce insensato il concerto annunciato da Jovanotti ai duemila metri di Plan de Corones? Mauro Corona va giù ancora più pesante e sul quotidiano Il Fatto di martedì 9 aprile 2019 dichiara: “Jovanotti rovina il silenzio della montagna, imbratta di rumore gli alberi. Anch’io la penso come Messner. Un bosco ha un’anima. Un larice ha un’anima. Non c’è solo il corpo umano. Esiste quello animico. Il bosco ha un sentimento, una identità. Un bosco vive. Una foglia piange. Un arbusto diventa albero, un ramo si piega o si spezza. La montagna bisogna rispettarla. E le casse armoniche di Jovanotti la percuoteranno invece. Qui non si tratta di rendere intoccabile la natura, ma di averne rispetto. C’è musica e musica. Il violoncello di Mario Brunello è carezza. I colpi di tamburo di Jovanotti una sberla. Sberlona”.
Intervistato da Antonello Caporale che lo definisce per compiacerlo “sempre così liberale, aperto alla novità, antiproibizionista doc”, Corona assume anche toni autoironici. “Forse sono invidioso di Jovanotti, dei suoi capelli, della sua energia, della sua età. Però non mi sento di dargli ragione”. Torna sull’argomento anche Messner sul Corriere del Trentino del 9 aprile e approfitta per farsi un po’ di propaganda. “Capisco bene”, sottolinea, “che il mio approccio alla montagna è in minoranza e che la maggioranza, che sono tanti altri, la pensa diversamente. E poi, certamente, il Plan ha il posto e le strutture per accogliere così tante persone, anche se l’arrivo e la discesa di tutti quanti potrà riservare qualche complicazione. Ma il mio compito è quello di far capire il valore della montagna, la sua bellezza, i suoi silenzi. Ed è per questo che non mi stancherò mai di lavorare in questo senso. Io scrivo da 50 anni su questi temi e continuerò a farlo. L’ultimo mio lavoro uscirà in autunno. In questo nuovo libro parlerò proprio della salvaguardia delle nostre montagne. Una salvaguardia importante che possiamo portare avanti, senza per questo escludere i turisti, i nostri ospiti che vengono a trovarci”. (Ser)
