Arrampicare nel ricordo di un amico

Luca Franceschini, istruttore della scuola Graffer di Trento, era un ragazzo di trent’anni morto l’autunno scorso per un tumore alla testa. In Valle del Sarca e nelle Piccole Dolomiti sono state compiute alcune salite in suo ricordo: testimonianze di Luca, della sua vita e dell’esemplare modo di accettare e vivere la sua malattia. “Non smetteremo mai di imparare da lui”, riferiscono i salitori nelle loro relazioni riportate nelle pagine de Lo Zaino, periodico in formato pdf della Commissione Scuole Lombarde di Alpinismo, Scialpinismo, Arrampicata libera e Sciescursionismo del Club Alpino Italiano. Dalla pubblicazione citata sono tratte queste note, su cortese segnalazione di Matteo Bertolotti, uno dei salitori, che ci riserva anche un commosso ricordo di Franceschini.

• VALLE DEL SARCA: CIMA ALLE COSTE. VIA LUCA FRANZ FRANCESCHINI. E’ stata aperta da Luca Pilati e Manuela Fox e terminata il 31 dicembre 2018. La prima parte corre lungo uno zoccolo e supera diversi salti rocciosi; la seconda si svolge lungo muri verticali con un’arrampicata più sostenuta e tecnica. Pilati è stato un compagno quasi sempre presente nelle scorribande di montagna di Luca. Da Arco di Trento risalire la Valle del Sarca. Superare Ceniga ed entrare in Dro, poi raggiungere il campo sportivo in località Oltra e parcheggiare. Incamminarsi lungo l’evidente strada forestale ed in breve raggiungere un bivio al quale si svolta a destra in direzione di Pietramurata. Camminare per circa 10 minuti sino ad una sbarra. Sulla sinistra si trova un evidente ometto. Risalire il ghiaione seguendo il sentiero sino alla base della parete, poi continuare a salire sul conoide detritico a destra fino ad entrare nel bosco. Attraversare ora verso destra ignorando una prima parete rocciosa molto vegetata fino a giungere alla seconda un po’ più libera. Costeggiare la parete superando gli attacchi delle vie del settore “Parete di Sherwood” (Lo sceriffo di Nottingham, Robin Hood, Fra Tac, Little John) e il bivio per la via Dinosauri. Poco dopo, sulla sinistra, in corrispondenza di uno sperone roccioso, si trova l’attacco della via (scritta arancione “Luca Franz Franceschini”). 30’. In via sono presenti numerosi fix e cordoni (su pianta e in clessidra) rendendo totalmente superflui dadi, friend e chiodi.

La Relazione è nel pdf che è possibile scaricare.

• PICCOLE DOLOMITI. TORRE LUCA FRANCESCHINI. VIA STEFANI/BERTOLOTTI. Questo itinerario alpinistico di stampo classico è stato aperto da Matthias Stefani e Matteo Bertolotti. Sale il versante sud-ovest della Torre Luca Franceschini (toponimo proposto) seguendo i punti più logici e vulnerabili della parete. La cima è stata raggiunta il 16 marzo 2019 con largo uso di protezioni veloci, dopo due precedenti tentativi invernali (30 dicembre 2018 e 04 gennaio 2019), terminati per via della troppa neve presente in parete. Successivamente all’apertura la chiodatura è stata integrata ma le protezioni restano, in alcuni punti, distanti. La via presenta un’arrampicata molto varia: profondi camini si alternano a svasati diedri e compatte placche. Terminata la salita è possibile scendere o concatenare altri itinerari alpinistici presenti (via degli Ometti, Spigolo Soldà, ecc…) sul Monte Cornetto. Raggiungere il passo di Campogrosso (da Recoaro, superato il centro cittadino, si prende a destra la strada che, attraversando il paese di Merendaore, sale al passo) e parcheggiare nello spiazzo di fronte al rifugio. Alle spalle del parcheggio parte il sentiero n. 170 che in breve conduce ai vasti prati che sovrastano la malga Bovental. Da qui sono facilmente riconoscibili la Torre Bovental, il Monte Cornetto e alla sua base la Torre Luca Franceschini. Attraversare i prati e continuare lungo il sentiero entrando nel bosco fino a quando il sentiero è disturbato da una grande radice; poco oltre, sulla sinistra, si trova un faggio con due segnavia CAI molto vicini. Qui, sulla destra, si stacca la traccia che conduce alla base della parete (continuando si raggiunge il bivio – ometto – per lo Spigolo Bellavista alla Torre Bovental). Salire zigzagando (numerosi ometti) e guadagnare una zona con dei grossi massi, oltre la quale, attraverso un corridoio tra mughi si perviene al ghiaione basale. Portarsi verso sinistra alla base dell’evidente diedro/camino dove si trova d’attacco (2 chiodi). 40’. Normale dotazione alpinistica. La via è attrezzata con chiodi; necessaria una serie completa di friend (dal n. 0.3 al 2 Camalot). La discesa attraversa alcune gallerie di guerra, utile avere una lampada frontale.

La Relazione con lo schizzo della salita è nel pdf che è possibile scaricare.

La grande lezione di Luca. Ci sono momenti in cui perdi l’orientamento. Momenti in cui i punti cardinali della bussola si dispongono perfettamente in fila lungo una linea retta e non lasciano scampo alla tua dimensione. Sei fottuto. Ti siedi e ti perdi nel vuoto. Continui a guardare un punto fisso in cerca di non sai bene che cosa. Sei solo e da minuti interminabili stai seduto su di freddo gradino di una cazzo di scala che porta al piano superiore della casa, quello più intimo, dove conservi tutti i ricordi. La forza nelle gambe non c’è più; l’energia e la speranza sono ormai state spazzate via dal vento freddo della realtà. Inizi a viaggiare con la mente, avanti e indietro, a velocità variabile, come facevi con le musicassette e il tuo vecchio walkman quando frequentavi le scuole superiori. Avanti e indietro alla ricerca di un qualcosa che non sai bene neanche tu: un sorriso, uno sguardo, una fotografia stampata nella mente o forse semplicemente una risposta al perché di tutto questo.

Con Luca ho arrampicato poco, credo 6-7 volte al massimo. Ogni volta che ci siamo ritrovati dall’altra parte della corda ci siamo divertiti. Ricordo perfettamente la prima via percorsa insieme così come l’ultima, al Muro di Oceania. Il cellulare conserva lunghe conversazioni, alcune molto intime. Le rileggo e mi rendo conto di quanto quel ragazzo mi abbia insegnato con la sua semplicità e la sua voglia di lottare e vincere. Luca è morto il 23 ottobre 2018 dopo una lunga e terribile malattia. Poche settimane prima aveva scritto un lungo post su Instagram che oggi può essere considerato il suo insegnamento più grande e che qui viene riportato:

“Molti di voi mi hanno chiesto come sto e che ho fatto. E’ giusto che dica due paroline e che, per una volta, non resti vago: quella simpatica della mia vita ha deciso di farmi un altro sgambetto un mese fa; non sto a entrare nei dettagli, ma non è stato un bel periodo e mi scuso se posso essere sembrato schivo e brontolone. Comunque ciò che conta è che va tutto bene e che sono in ripresa, realmente stavolta! Quando si ricomincia a vedere la luce alla fine del tunnel allora le forze e, in primis più importante, il buonumore tornano a spron battuto! Io solitamente non sono il tipo che spiattella i fatti propri al mondo, ma questa volta è diverso: lo ritenevo giusto nei confronti di chi mi vuole un gran bene, ma che io ho tenuto lontano per chissà quale motivo. Una cosa importante che voglio dirvi, che voglio che ricordiate sempre in qualsiasi contesto voi siate, è che, nonostante il periodo davvero nero che ho avuto, non c’è mai stato un secondo in cui ho pensato di voler cambiare la mia vita. Lei è così, nel bene e nel male, e solo grazie a lei sono circondato da persone meravigliose che altrimenti chissà dove sarebbero! Siete tutti nel cuore del Cianceschini, amicicci!”.

Luca non c’è più e alla fine lo dovrò accettare. Ora non ci riesco. I suoi insegnamenti porteranno colore alle mie giornate.

Matteo Bertolotti

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