Ragni nella scia di Casimiro

In 13 ore di scalata rubate al maltempo i “ragni” Matteo Della Bordella e Matteo Pasquetto, in cordata con Brette Harrington, hanno salito sei difficili lunghezze sul Cerro Mocho in Patagonia. Le previsioni non lasciano però speranza per il progetto di scalata in stile alpino della Est del Cerro Torre e i due Mattei hanno deciso di dedicarsi alla realizzazione delle riprese del film sul grande lecchese Casimiro Ferrari, che prevedono la ripetizione della via aperta dai Ragni sotto la guida del Miro nel 1974 sulla parete Ovest del Torre. “Dopo essere rientrati dal tentativo di inizio febbraio al Cerro Torre, in cui eravamo arrivati a 80 metri dalla fine del diedro degli inglesi”, spiega Della Bordella, “Matteo ed io eravamo scalpitanti al pensiero di tornare presto in parete per provare a chiudere i conti con questa grandiosa via. Avevamo ancora una decina di giorni a disposizione e speravamo in un’altra finestra di bel tempo lunga e magari con condizioni migliori rispetto alla precedente, invece quello che ci è arrivato dal bollettino meteo è stata una finestra di un giorno solo, prevista per lunedì 11 febbraio. Abbiamo così dovuto a malincuore abbandonare l’idea di tornare sul Torre perché con un giorno solo di tempo a disposizione ci sarebbe stato impossibile progredire oltre il punto massimo raggiungo la volta prima. Così abbiamo pensato di provare ad aprire una linea nuova di arrampicata libera sulla difficile parete del Mocho. Insieme a noi si è legata la fortissima arrampicatrice canadese Brette Harrington, una ragazza dal grandissimo talento, già protagonista di salite incredibili come la free solo di “Chiaro di luna” all’Aguja Saint-Exupery e la via “El corazon” sul Capitan in libera”.

“Abbiamo scelto una linea”, spiega ancora Della Bordella, “che ci sembrava offrisse alte difficoltà, senza le complicazioni ed i pericoli oggettivi del Cerro Torre, e abbiamo salito 6 tiri nuovi, sempre verticali o strapiombanti e su fessure svasate, prima di renderci conto che purtroppo avevamo ancora davanti un centinaio di metri molto impegnativi e non saremmo riusciti a finire la nostra via in tempo prima della notte. Così dopo 13 ore di scalata fino al 7b e con un tiro in artificiale magistralmente condotto da Brette, abbiamo deciso di scendere e fare ritorno alla nostra tenda. I tiri fatti comunque sono stati tutti assolutamente fantastici come scalata e come impegno globale e psicologico per la roccia delicata e la difficile proteggibilità”.

Commenta la notizia.