Progetto Alpe. C’è un’Italia da salvare

Restauro di architetture e paesaggi, ma anche di pratiche di vita e di produzione, indagate e ripristinate secondo storia e tradizioni locali in una chiave di sostenibilità contemporanea. Tutto questo avverrà nell’arco di dieci anni grazie al “Progetto Alpe. L’Italia sopra i 1.000 metri” che il Fai ha lanciato sabato 16 febbraio 2019. Una faccenda seria come è nello stile del Fondo Ambiente Italiano che merita il plauso di tanti amici della montagna veri o presunti. Per quanto possa sembrare strano, è la prima volta che si dà vita a un progetto organico di restauro, valorizzazione e gestione di beni nell’Italia delle terre alte e delle aree interne: dalle Alpi agli Appennini fino ai Nebrodi, alle Madonie, al Gennargentu, lungo la linea dorsale del Paese.

L’annuncio è stato dato a Brescia al 23º convegno nazionale dei delegati Fai, che ha avuto come tema quello dell’alpeggio. Una realtà che unisce tutte le regioni italiane e tocca non pochi nervi scoperti: la crisi dell’economia tipica della montagna; l’abbandono dei pascoli e delle tradizioni legate alla pastorizia; l’emarginazione di borghi e paesi che si vanno spopolando; il rischio del collasso totale di un’architettura di montagna; l’inevitabile dissesto idrogeologico causato dall’abbandono del territorio da parte di chi lo manteneva.

Dulcis in fundo. La Fondazione darà avvio nel 2019 a tre acquisizioni di strutture situate sull’arco alpino: il rifugio “Torino Vecchio” sul Monte Bianco a Courmayeur (Ao) per ridargli vita d’intesa con il Cai; le baite walser Daverio in Val d’Otro ad Alagna Valsesia (Vc); l’alpeggio Sylvenoire a Cogne (Ao). Annunciato dal 2020 anche un programma specifico di raccolta fondi rivolta a cittadini, istituzioni e aziende interessati a sostenere l’iniziativa generale o i singoli progetti. Excelsior Fai! (Ser)

Un sentiero natura in Val Senales. In apertura l’Alpe Devero per la cui integrità il Fai da tempo si batte.

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