Niente cani, c’è l’olfatto elettronico

La rivista Analytical Chemistry ha pubblicato uno studio di ricercatori del Politecnico di Zurigo sul “naso elettronico” che avrebbero messo a punto, capace di fiutare la presenza di esseri umani grazie ai gas emessi attraverso il respiro e la pelle. Formato da una manciata di microchip, il dispositivo potrebbe essere montato su robot e droni. Qualcuno profetizza a questo punto la fine dell’impiego dei cani da valanga. Gli etologi pensano però che non sarà così facile sostituire l’olfatto e l’istinto canino. E intanto alla candidatura della “gestione del rischio di valanghe” proposta dalla Svizzera in congiunzione con l’Austria e accettata dall’Unesco come patrimonio culturale immateriale dell’umanità offre il suo imprimatur anche la Fondation Barry du Grand-Saint Bernard sottolineando l’importanza dell’impiego dei cani nella ricerca sul terreno in caso di valanghe. Anche se con l’avvento delle strumentazioni elettroniche e dell’elisoccorso hanno progressivamente perso il loro ruolo primario in caso di emergenze.

Oggi i cani San Bernardo, sono utilizzati come cani “da terapia”, in virtù della loro predisposizione al contatto con gli esseri umani. Il nome stesso della Fondazione è stato scelto in onore di un cane da valanga leggendario, per l’appunto Barry. Vissuto agli inizi del 1800 divenne il più famoso di tutti i cani di salvataggio del passo San Bernardo, salvando la vita a più di 40 persone prima di essere ucciso da un viandante che lo ha scambiato per un lupo. Nell’autunno 2019 presso il museo Barryland a Martigny, sarà inaugurata una mostra dedicata proprio alla candidatura Unesco della “gestione del rischio di valanghe”, con una particolare attenzione rivolta alle attività di prevenzione e salvataggio promosse sul Passo del Gran San Bernardo da questi preziosi amici dell’uomo a quattro zampe. (Ser)

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