Hervé tra gli “uomini-rupe”

Nell’elaborazione di Davide Mondin, il volto sorridente di Hervé Barmasse assume le sembianze del Cervino che tanto gli è familiare: una dissolvenza (vedere qui sopra) che lascia trasparire lo sguardo vivace di Hervé e ne altera i connotati il tanto che basta per suggerire la sua appartenenza a una dynasty di guide di questa Gran Becca con la quale è sceso a patti fin dalla più tenera età violandone ogni anfratto. Quali altre avventure ha intanto in serbo la guida alpina valdostana che l’anno scorso salì in sole 13 ore la parete sud dello Shisha Pangma (8-027 m)? Svelato il mistero. In vista delle Festività è decollato per la Patagonia, dove risulta impegnato nel tentativo di aprire una nuova via sul Cerro Piergiorgio (2.719 m)L’immagine di “uomo-rupe” con cui Hervé si è presentato nella locandina di una sua recente tourné fa rammentare che questa colorita espressione fu usata nel 2001 da Fosco Maraini nella prefazione a “Capocordata”, l’autobiografia alpinistica definitiva di Cassin (1909-2009) uscita per i tipi dell’editore Vivalda con la cura di Matteo Serafin. L’illustre orientalista e scrittore fiorentino, buon amico di Riccardo e suo compagno di spedizione al Gasherbrum IV, si divertì in quell’occasione a immaginare “Iddio Ottimo e Massimo” intento nella creazione dell’alpinista primordiale – l’uomo croda, l’uomo rupe, l’uomo fulmine, l’uomo guglia – una creatura capace di sfidare la furia degli elementi e le montagne più inaccessibili. Per plasmarlo però non si poteva certo usare un materiale ordinario con cui sono fatte le creature ordinarie. Fu necessario trovare “terra originaria, quella rimasta miracolosamente intatta dai tempi della creazione” a quanto si legge nel gustoso racconto di Maraini dal titolo “Creazione dell’Uomo-Rupe”.

Il risultato dell’opera divina lascia però, sempre nel racconto di Maraini, gli angeli un po’ perplessi: “Corto, largo, con il collo taurino… Noi lo immaginavamo lungo, sottile, elegante…”.  Ma il Signore guarda compiaciuto la sua creatura. “E’ così che va fatto l’uomo roccia, altrimenti come potrebbe resistere alle tempeste più spaventose, alle vertigini, al tormento dei bivacchi, alle ore massacranti di fatica? Oh angeli miei, eccovi un vero, autentico uomo rupe”. Poi gli soffia la vita. E’ nato Riccardo! Con la sua lieve, affettuosa ironia Maraini colse come sempre nel segno. Perché Cassin pareva davvero costruito con un materiale diverso da noi comuni mortali. L’impressione è che sia lo stesso materiale con cui è stato forgiato Hervé, figlio diletto del Cervino. (Ser)

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