Riflessioni dopo la catastrofe
Una serie di riflessioni sul fenomeno che ha colpito, devastandola, la montagna bellunese sono proposte dalla Fondazione Giovanni Angelini di Belluno in collaborazione con la Provincia di Belluno e l’Università di Padova in un convegno di studi sabato 1° dicembre 2018 nella Sala Affreschi, sede della Provincia. Si tratta di “prime riflessioni” come precisa la Fondazione (che ha lo scopo di “promuovere la ricerca scientifica e la formazione culturale sulla montagna, come ambiente geografico, geologico, naturalistico, alpinistico, antropologico, linguistico, artistico, economico; di valorizzare e salvaguardare l’ambiente montano in base all’articolo 2 dello Statuto)”. Intervengono Luigi D’Alpaos emerito di Idraulica dell’Università di Padova, membro del Consiglio scientifico della Fondazione Giovanni Angelini, Raffaele Cavalli direttore del Dipartimento TESAF dell’Università di Padova, Gianpaolo Bottacin Coordinatore dell’Unità di Crisi regionale per l’Emergenza (Regione del Veneto).
In un comunicato la Fondazione precisa che intende con l’incontro promuovere una prima riflessione sulla calamità che si è abbattuta sul territorio bellunese (e nelle Alpi nord-orientali) tra il 27 e il 30 ottobre 2018 associando venti fortissimi a precipitazioni di rara entità ed intensità (https://www.angelini-fondazione.it/download/maltempo-veneto.pdf). Come noto, l’impatto sul territorio è stato devastante e ha provocato danni molto gravi e diffusi. L’incontro si configura come un seminario preliminare di studio, primo di una serie, con considerazioni su come recuperare le aree danneggiate e come orientarsi verso una differente pianificazione e gestione del territorio montano. Con queste finalità, nella primavera del 2019, seguiranno altri seminari con il contributo di esperti dell’Università di Padova e anche di Università straniere, incentrati in particolare su una rivisitazione dei metodi di analisi della stabilità dei versanti alpini con il supporto di modelli digitali del terreno costruiti con tecniche avanzate di rilievo Lidar e con la contemporanea messa a punto di modelli matematici in grado di simulare il comportamento dei versanti delle valli in condizioni di incipiente instabilità e quindi di pericolo per quanti vivono e intendono continuare a vivere la montagna, nonostante tutto.