La cacciata dei Ragni
“Lite sull’arrampicata. E la contessa caccia i Ragni di Lecco”: così è intitolato sul quotidiano La Repubblica del 23 novembre un bell’articolo di Brunella Giovara che affronta la situazione alquanto aggrovigliata del Buco del Piombo, la cavità della Brianza da tempo trasformata in una mecca della scalata estrema e oggi non più agibile per ragioni di sicurezza. L’argomento non è nuovo per chi segue mountcity.it che dal mese di settembre cerca di capire quali sviluppi possa avere una querelle che vede contrapposti i proprietari della cavità e i famosi maglioni rossi della Grignetta sostenuti da vecchie glorie dell’alpinismo locale come Graziano Bianchi che fornì grandi prove mezzo secolo fa contendendo ai pipistrelli della grotta il piacere di restare appeso a quelle volte di roccia. Per ragioni di sicurezza (come è stato riferito in questo sito) non soltanto “el bus dul piumb” è stato chiuso al pubblico generico, ma ai Ragni è stato ingiunto di sbaraccare e portarsi via tutti i chiodi infissi nella roccia. Una vera cacciata, come sottolinea ironicamente La Repubblica, che rimanda a immagini della Genesi.
Quella chiusura, quei divieti è logico che mettano addosso una certa malinconia. Il “ragno” Luca Schiera, per dire, rimpiange l’anno 2014 in cui con Simone Pedeferri aprì una via nuova, molto difficile e quindi famosa: fu battezzata Divina Commedia, “perché mentre salivamo ci sembrava di passare dall’inferno al paradiso”. Il fatto è che Camilla Sossnovsky Parravicini —contessa — , la cui famiglia possiede il Buco “da cent’anni, più o meno”, è irremovibile. Quelle rocce sono instabili, ogni tanto ne viene giù qualche pezzo. “Io non voglio che qualcuno vada a morire lì dentro”, ha spiegato la contessa all’inviata di Repubblica.
Il Comune ha fatto due ordinanze di chiusura, ma la gente continua a entrarci a suo rischio e pericolo benché ci siano i lucchetti ai cancelli. I Ragni hanno però la coscienza tranquilla, avendo tra l’altro provveduto in più riprese a opere di bonifica ambientale. Trovare un compromesso con la proprietà? Matteo Della Bordella, presidente dei Ragni, vorrebbe che lì dentro come logico ci andassero solo gli specialisti, e non le famiglie con i bambini. Non si dà pace invece Emilio Magni, cultore della storia locale con un’infinità di libri, anche lui al pari di tanti da queste parti con l’alpinismo nel sangue e nel cuore. “Quella cavità”, spiega, “fa parte della storia dell’arrampicata. Fin dagli anni Sessanta scalatori come Graziano Bianchi hanno aperto sull’immensa volta e sulle pareti nei pressi diverse vie contribuendo a far diventare la valle un patrimonio anche per l’arrampicata. La Repubblica ha fatto un titolo bellissimo parlando di cacciata: quasi un’onta per i Ragni che non si meritano certo di venire cacciati. Il fatto è che da sempre pesa sul Buco del Piombo una totale confusione. Alcuni sostengono che l’area di accesso è privata, altri invece che, essendo una caverna, è demaniale. A chi dare ragione?”.(Ser)
