Svelata la dieta “mediterranea alpina”
Alla Giornata Mondiale della Dieta Mediterranea, il 16 novembre 2018, viene presentata la Dieta Mediterranea Alpina la cui sperimentazione clinica parte a Bolzano, Trento e Innsbruck. Ne parla sul Corriere del Trentino del 15 novembre il dottor Andrea Segrè presidente della Fondazione Mach di Trento, non senza ricordare che la dieta mediterranea è una piramide alimentare che ha più di 60 anni, ma continua a indicarci un futuro giovane, salutare e sostenibile. “Puntiamo a dimostrare”, precisa il dottor Segré, “che scientificamente è possibile integrare la Dieta Mediterranea in chiave local, con l’inserimento dei prodotti agroalimentari del territorio: un modo smart per dare valore all’agricoltura, al paesaggio e al mondo contadino. C’è un caso pratico attentamente monitorato dalla Fondazione Edmund Mach di Trento: la sperimentazione clinica in corso in ambito Euregio, il progetto Efh (Environment, Food & Health) sulla ‘Dieta Mediterranea Alpina’. Sono coinvolti gli ospedali di Trento e Bolzano, la Libera Università di Bolzano, l’Università degli studi di Trento, l’Accademia Europea di Bolzano (Eurac), la Leopold Franzens University Innsbruck, il Centro di Sperimentazione Laimburg e University for Health Sciences, Medical Sciences and Technology di Hall in Tirol, le Province di Trento, Bolzano e Innsbruck e il GECT Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino”.

“Il focus”, spiega ancora il dottor Segré sul Corriere del Trentino, “riguarda gli ingredienti principali della ‘Dieta Mediterranea Alpina’ ipocalorica. Negli ospedali saranno somministrati per sei mesi tre tipi di dieta a 249 soggetti obesi suddivisi in tre gruppi di età compresa tra 18 e 65 anni. Verranno comparate una dieta tradizionalmente ipocalorica; una dieta ‘mima digiuno’ (fasting mimicking diet) con forte restrizione calorica per 2 giorni non consecutivi alla settimana, e una dieta ‘mediterranea alpina’, cioè un regime che segue i principi della dieta mediterranea, coniugandola però con prodotti tipici della filiera agro-alimentare regionale. Tra gli alimenti sono inclusi minestrone di verdure con segale e farro (con verdure della Val di Gresta, IGP e cereali Regiokorn), vellutata di verdure, crauti, pesce di fiume (trota e salmerino alpino), olio extravergine di oliva del Garda Trentino, mele e snack di mela, formaggi magri (Trentingrana e/o Spressa) e yogurt magro (Latterie Alto Adige), carne rossa, snack a base di piccoli frutti, snack a basso indice glicemico con noci del Bleggio. Tutti alimenti che appartengono tanto alla coltura che alla cultura alimentare locale di montagna”.
A quanto si apprende dalle parole del dottor Segré, il termine “Dieta Mediterranea Alpina” è scientificamente improprio e tuttavia rende l’idea di quale direzione si voglia prendere. La Fondazione Edmund Mach svolge attività di ricerca scientifica, istruzione e formazione, sperimentazione, consulenza e servizio alle imprese, nei settori agricolo, agroalimentare e ambientale continuando gli scopi e l’attività dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige, fondato dalla dieta di Innsbruck il 12 gennaio 1874, e del Centro di ecologia alpina costituito con legge provinciale 31 agosto 1992.
Nello scorso mese di aprile, a Pizzoferrato, ho partecipato al convegno “L’alimentazione in montagna da 800 a 8000 m”, organizzato dalla Società Italiana di medicina di montagna e dall’Università d’Annunzio Chieti – Pescara. Al termine del convegno è stata presentata la “dieta appenninica”. Interessante che la Fondazione Mach sperimenti adesso su soggetti obesi la dieta mediterranea alpina.
Credo sia importante rivalutare i prodotti locali a chilometro zero, gli antichi cereali e legumi, i frutti e le erbe spontanee, persino i grassi locali. Se è vero che l’olio di oliva è quello che fa la differenza nella dieta mediterranea e che il vicino lago di Garda ne è produttore, persino il burro è meglio dell’olio di palma e di altre margarine vegetali idrogenate. Per non parlare dell’olio di noci, purtroppo prodotto in piccole quantità. Di antichi cereali e legumi , di vino, frutti e erbe con potenti antiossidanti, di formaggi e carni, si è parlato e discusso a lungo nel convegno abruzzese (i cui atti, per chi fosse interessato, sono stati stampati nel supplemento di De Rerum Natura, numero 58, 2018, anno XXVI).
Nel corso degli anni credo di aver letto molto sull’alimentazione regionale e di popoli diversi, di montagna ma non solo, alcuni con diete veramente peculiari come quella degli Inuit, fino a cento anni or sono , o dei Masai, per fare due esempi estremi, diete altamente “specializzate” nella composizione e ben diverse dalla Mediterranea. Ebbene queste popolazioni in generale non erano colpite da aterosclerosi, obesità e diabete, almeno fino a quando non hanno cominciato a consumare zucchero, farina raffinata, caffé . Anche i nostri nonni nei paesi di montagna mangiavano meno cibi raffinati, mangiavano meno in generale, si muovevano molto di più. La dieta mediterranea non è solo un modello nutrizionale, ma anche uno stile di vita. Quindi una dieta alpina (o appenninica, visto che le montagne si somigliano un po’ ) con prodotti a chilometro zero potrebbe essere altrettanto efficace nel combattere l’obesità di quella mediterranea, forse non da sola, ma associata all’attività fisica, da alcuni definita una “multipillola” a costo zero.
Oriana Pecchio, medico.