Omaggio del Cai a Bisaccia, reinventò le tecniche di assicurazione
L’alpinismo italiano celebra sabato 27 ottobre 2018 a Varese il 50° anniversario della Commissione Materiali e Tecniche del CAI e rende omaggio alla figura di Mario Bisaccia che ne fu a lungo presidente. L’evento alle ore 16.30 presso Villa Recalcati (vedere la locandina qui in fondo) è anche l’occasione per la presentazione del libro “Mario Bisaccia. La rivoluzione delle tecniche di assicurazione in alpinismo” di Alessandra Galli Bisaccia. Intervengono il Presidente Generale del Club Alpino Italiano Vincenzo Torti, il Presidente Cai Varese Pietro Macchi, i past President Commissione Materiali e Tecniche Carlo Zanantoni e Giuliano Bressan, gli scrittori Matteo Serafin, Teresio Valsesia, Ignazio Vecchiato. Un contributo multivisivo viene offerto da Edoardo Tettamanzi. Come si realizzò la rivoluzione delle tecniche di assicurazione? A pensarci oggi sembra incredibile. Nell’era dello sbarco sulla Luna, qui sulla Terra gli alpinisti facevano ancora assicurazione a spalla, come ai tempi dell’alpinismo eroico. Correvano i favolosi anni Sessanta quando, assieme alle prime corde di nylon, si collaudavano sulle Alpi le prime imbracature confezionate in maniera casereccia utilizzando fettucce da tapparella. La necessità di utilizzare al meglio i nuovi materiali era sotto gli occhi di tutti, specie di chi intendeva osare la nuova frontiera del settimo grado.

Nacque allora in seno al Club Alpino Accademico Italiano un dibattito piuttosto acceso circa la tecnica migliore per assicurare il primo di cordata, roccia e su ghiaccio. Fra i grandi meriti di Mario Bisaccia (Varese 1929 – Monte Elbruz Caucaso 1975), accademico e istruttore del CAI di Varese e promotore della Commissione Materiali e Tecniche del CAI, fu quello di promuovere la sperimentazione empirica e lo studio a livello scientifico dei diversi metodi per l’assicurazione dinamica in alpinismo. Il volume dedicato a Bisaccia presenta contributi scritti da alpinisti e storici dell’alpinismo, tra cui Matteo Serafin, Silvia Metzeltin Buscaini, Giuliano Bressan e Mario Bramanti. Nelle pagine si racconta degli anni di sperimentazioni presso la putrella installata sulla falesia del Campo dei Fiori sopra Varese e di come dal 1968 al 1972 Bisaccia e i suoi collaboratori scelsero il semplice nodo mezzo barcaiolo quale sistema più sicuro e pratico per dissipare l’energia cinetica di caduta, evitando strappi eccessivi sulla catena di sicurezza.
Il mezzo barcaiolo divenne così il metodo italiano di assicurazione. Venne presentato ad Andermatt nel settembre del 1972 a un convegno internazionale dei tecnici dell’UIAA e fu un riferimento internazionale per tutte le organizzazioni alpinistiche. Infine fu scelto quale sistema migliore in assoluto di assicurazione dinamica durante le scalate su roccia. Bisaccia rimase alla guida della Commissione Materiali e Tecniche del CAI, e referente italiano presso l’UIAA, fino al 1975, quando scomparve durante una spedizione in Caucaso lasciando un grande vuoto ma anche un esempio luminoso di impegno e di cittadinanza attiva. Fu tra i fondatori della Scuola di Alpinismo del CAI, istruttore anche presso la Scuola Alpina di Aosta per ufficiali delle truppe alpine e della Nato, brillante conferenziere e maestro di alpinismo come filosofia di vita. Il volume fresco di stampa raccoglie alcuni suoi scritti inediti, riflessioni e racconti.
Mario Bisaccia, gli incarichi e le scalate
Direttore del Centro meccanografico nella Ditta “Mazzucchelli Celluloide” di Castiglione Olona (Varese) dal 1955 al 1975, Mario Bisaccia svolge il servizio militare presso la Scuola Alpina di Aosta e consegue il brevetto di istruttore militare nel 1954. Collabora alla formazione degli Ufficiali di carriera delle truppe alpine e della Nato. Iscritto alla sezione di Varese CAI dal 1947 divenendone consigliere e vicepresidente, viene ammesso nell’Accademico CAI Alpi Centrali nel 1957. Nel ‘58 promotore e tra i fondatori della Scuola di Alpinismo che dirige ininterrottamente fino al 1975.
Insignito dell’ordine del Cardo per la solidarietà alpina per avere accompagnato ad arrampicare sullo spigolo Nord del Cimon della Pala un non vedente. Istruttore Nazionale di Alpinismo e Sci Alpinismo, ha fatto parte della Scuola Centrale di Alpinismo. Membro della Commissione Materiali e Tecniche dal 1967 nominato Presidente nel 1971, Responsabile italiano presso l’UIAA dal 1974, promotore di importanti convegni internazionali sull’argomento. Ha collaborato dal 1956 con la Rivista Mensile del CAI inviando diversi articoli.
Tra le centinaia di ascensioni e prime ripetizioni, lo spigolo Nord del Badile salito nel 1949 a soli vent’anni quando a quei tempi rappresentava un’impresa non da poco. Prime ascensioni assolute: Monte Rosa, Pizzo Bianco, parete SUD, parete SUD OVEST, cresta SUD – Cima Jazzi parete SUD, parete SUD-EST – Monte Rosa: Gran Fillar parete SUD, Piccolo Filar spigolo SUD EST, Grober diretta NORD,Tre Amici, Cima di Battel cresta SUD – Gruppo del Badile, Pizzo Trubinasca parete NORD OVEST – Cima di Rosso, canalone NORD – Prime invernali: Val Masino, Pizzo Cengalo spigolo Vinci, Punta Sertori cresta SUD. Intensa anche l’attività sci alpinistica dalle Haute Route delle Dolomiti alla Chamonix- Zermatt e Oberland Bernese.