Italia Nostra e il Cai divisi sul Lagorai
Sulla conservazione dell’intatta catena del Lagorai si è molto discusso e ancora si discute nel Trentino. La parola “wilderness” ha fatto più volte capolino nelle cronache, ma l’antropologo Annibale Salsa si è affrettato a precisare che se ne è fatto un uso improprio. Lassù infatti fin dai tempi più remoti, ha detto Salsa, l’uomo ha allevato bestiame e si è costruito ripari oltre ad avere combattuto aspramente. “La catena del Lagorai è sempre stata un’area interessata dalle attività umane, in particolare transumanza e attività silvo-pastorali. E’ improprio quindi parlare di wilderness”, sono le parole del noto antropologo. “Il Lagorai è un monumento, forse il più autentico e commovente, all’inumana asprezza della montagna. Quanto va protetto è proprio questo: il suo silenzio e la sua solitudine”, è invece il pensiero più articolato del presidente di Italia Nostra Beppo Toffolon che, a differenza di Salsa, si oppone al progetto di riqualificazione del trekking della Translagorai fortemente voluto dalla Società Alpinisti Tridentini, sezione trentina del Club Alpino Italiano. “Il Lagorai”, prosegue Toffolon in un’intervista del 21 ottobre 2018 al Corriere del Trentino, “non è un eden idilliaco ma un’immensa pietraia solcata da strade militari costruite da prigionieri ridotti in schiavitù”. Un luogo pieno di fascino, aggiunge il presidente: “Questo non vuol dire che non possa essere frequentato o che si debba limitare la sua frequentazione. Si tratta però di stabilire come”.

Silenzio e solitudine bastano allora a giustificare la parola wilderness? Sull’argomento, che evidentemente divide Italia Nostra e il Cai, uscì nel 1999 un esauriente saggio della Fondazione Enrico Monti (“Pensare la wilderness”, 127 pagine, testi di Luigi Zanzi, Emilio Padoa Schioppa, Vittorio Ingegnoli, Alessandro Gogna, Enrico Rizzi e Teresio Valsesia) che raccoglie alcuni interventi al convegno “Wilderness: un impegno per la nostra cultura” promosso quell’anno dal Cai Varese e dal Club alpino accademico. “La wilderness è traducibile in selvaticità”, sentenzia nel libro il professor Zanzi, “tuttavia può assumere molteplici significati”. Va segnalato che nell’appendice del volume sono riportate dieci tavole quale riepilogo delle idee dibattute al convegno. L’elaborazione tiene conto anche di tavole analoghe pubblicate sul volume di M. Oelschlaeger “The idea of wilderness” (Yale University Press, New Haven and London, 1991). Nella tavola numero 5 si legge che “la natura non è determinata una volta per tutte: essa è aperta a nuove prospettive evolutive imprevedibili”. H.D. Thoreau (1817-1862), l’autore di “Walden, ovvero la vita nei boschi”, proclama a sua volta che “è inutile sognare una natura selvaggia distante da noi. Non esiste nulla di simile. E’ il vigore primordiale della natura dentro di noi a ispirarci quel sogno”. Wilderness o no, resta il fatto che il Lagorai rappresenta “un tessuto paesaggistico prezioso e irripetibile” come lo definisce il presidente di Italia Nostra. (Ser)

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IL CAI ( SAT) ha perso l’ennesima occasione per schierarsi dalla parte giusta.
E la commissione TAM del Cai non interviene?
Il CAI, in questo caso la più numerosa sezione d’Italia, la SAT, è rimasta isolata sul tema. Si tratta di un accordo che trasforma le malghe in ristoranti e posti letto, nell’unica area Wilderness rimasta in Trentino. Un accordo rimasto segretato negli uffici provinciali fino a settembre, sembrava si trattasse di un ripristino di un sentiero, non di un progetto turistico del valore di 3.600.000 euro pubblici. Hanno preso posizione contro Mountain Wilderness, Italia Nostra, in un mese 17.000 iscrizioni al sito Facebook “Giù le mani dal Lagorai”. Significativi questi numeri.
fare invece di ascoltare, aggiungere invece di ridurre, affrettare invece di sostare, appestare, ingorgare, imbruttire, litigare, rubare, perdere. Invece di ricordarci di noi stessi.