Le due versioni di una conquista

Ci si può sorprendere nell’apprendere che il bel diario di Walter Bonatti (1930-2011) scritto in occasione della vittoriosa spedizione al Gasherbrum IV di sessant’anni fa sia rimasto nascosto “per decenni in un faldone tra mille altre carte”, come spiega Roberto Mantovani nella presentazione di “Walter Bonatti. La montagna scintillante” (Solferino, 215 pagine, 17 euro), il libro fresco di stampa che quel documento bonattiano porta finalmente alla luce con soddisfazione di tutti. Bonatti aveva da tempo in mente di pubblicarlo, come si può desumere da alcune lettere riportate nel libro. Ne aveva anche affidato la revisione a un noto filosofo alpinista. Poi, si sa, quando non per nostra volontà siamo costretti a traslocare al camposanto le amate scartoffie rischiano di finire al macero insieme con le nostre buone intenzioni. E meno male che quando ci si chiama Bonatti esistono persone competenti che se ne prendono amorevolmente cura come è successo con quest’opera postuma del grande Walter.

Walter Bonatti fotografato da Carlo Mauri verso la vetta del G4.

Appare giustificato, alla luce di quanto sopra esposto, l’orgoglio con cui questa “gemma” viene presentata da chi opera per il Museo della Montagna dopo che al Monte dei Cappuccini è stato affidato dagli eredi di Walter l’archivio, anzi il “cantiere” lasciato da Bonatti alla sua scomparsa. Nel volume, edito con i potenti mezzi di RCS Media Group S.p.A e oggetto di una davvero scintillante campagna pubblicitaria nelle pagine dei quotidiani, non si nomina però un altro libro sulla gloriosa spedizione del ’58. Sembrerebbe, questa, una lacuna. Perché a giudizio unanime quest’altro libro sul G4 resta un capolavoro della letteratura di montagna, scritto su commissione del Cai da un alpinista sui generis, orientalista e antropologo oltre che brillante scrittore. Il titolo? “Gasherbrum IV. La splendida montagna”, per chi l’avesse dimenticato. L’autore? Fosco Maraini, proprio lui, il padre di Dacia alla quale ha trasmesso il gusto di raccontare. Questo libro di Maraini uscì nel 1959, l’anno successivo alla spedizione, sulla base di diari, appunti, ricordi dell’autore e dei componenti della spedizione di cui lui stesso fece parte. Venne in origine pubblicato da una piccola casa editrice, la Leonardo da Vinci, poi fu rimesso sugli scaffali con rinnovato successo nel 1996 da Vivalda nella collana dei Licheni, oggi ripresa da Priuli & Verlucca, e con la prefazione di Kurt Diemberger.

Fosco Maraini. In alto il suo libro sul G4 accanto a quello di Bonatti appena uscito. (ph. Serafin/MountCity).

Absit iniuria e non ce ne vogliano i bonattiani di ferro, ma sembra scontato affermare che c’è un abisso tra questi due libri sicuramente meditati e sofferti, meritevoli di restare a lungo sugli scaffali tra i classici. Da una parte un Bonatti alle prime armi come scrittore svolge correttamente il suo récit cogliendo anche diversi aspetti spiacevoli della spedizione guidata da Riccardo Cassin. Dall’altra Maraini con la sua prosa limpida e collaudata introduce il lettore nel paese dei Baltì, luogo di miserie e meraviglie, e poi lo guida verso la luminosa stella del G4 nella leggendaria valle del K2 che Bonatti aveva scalato nel ’54 dando con abnegazione un contributo decisivo alla vittoria finale. Nei cinque capitoli di “Gasherbrum IV. La splendida montagna” emergono i ritratti degli alpinisti impegnati sotto la guida di Cassin, raccontati uno per uno senza l’adulazione tipica di certi odierni cronisti-corifei. Il tono del racconto è sempre improntato al sorriso e allo stupore e la scalata della cordata di testa Bonatti-Mauri viene descritta come si conviene, con tutti gli indispensabili particolari alpinistici.

“Magnifico dal punto di vista letterario” Bonatti definì il libro in una lettera a Maraini riportata ora nel nuovo libro. In quella lettera scritta a macchina il 28 novembre 1959, Bonatti riconobbe di avergli negato la lettura dei suoi diari (gli riservò solo alcuni appunti sulla fase finale della scalata) che Maraini gli aveva con garbo richiesto. Forse meditava già allora di pubblicare un libro in proprio, e sicuramente il suo stato d’animo non era dei migliori in seguito a uno strascico di malintesi con il presidente generale del Cai, anche questi documentati nelle lettere ora riportate in coda alle pagine di diario. Il torto di Maraini, che seguì la spedizione dal campo base e si fece in quattro per agevolarne la realizzazione fra mille ostacoli della diplomazia, fu secondo Bonatti quello di avere riportato “troppe inesattezze e omissioni di carattere fondamentale”. Quali nella lettera non volle precisare e si accettano ipotesi. Forse che non concordava con la sintetica ricostruzione fatta da Maraini delle fasi cruciali della conquista del K2? Si trattò comunque di “qualche piccola divergenza” a quanto poi riferì nel 1996, nel riesumare quei fatti, l’ottuagenario Maraini nel poscritto alla nuova edizione del suo libro nella collana dei Licheni. Dando atto, da quel gentiluomo che era, che “tra una ricostruzione, anche se onesta e attenta, e una testimonianza diretta, non esiste comparazione possibile: è la testimonianza diretta che ha diritto di precedenza!”.

Un gruppo di portatori Baltì ripresi da Maraini, eccellente fotografo.

Si può cautamente ipotizzare che, in quegli anni remoti, pubblicare i diari sul G4 ora sugli scaffali avrebbe significato per il giovane Bonatti misurarsi con un maestro come Maraini la cui fama si era da tempo consolidata anche nel campo della fotografia, mentre Walter s’ingegnava con la sua “condoretta” lasciando comunque intendere che di talento nello specifico ne aveva da vendere anche lui. Ce l’avrebbe fatta a rivaleggiare con lo stile, la completezza, le acute analisi delle psicologie dei protagonisti,gli approfondimenti scientifici e letterari, insomma con il ricco repertorio di un’opera scritta da un colto osservatore etnologo-alpinista-fotografo e non da un protagonista interessato solo alla corsa alla vetta? E aveva forse bisogno Bonatti, al colmo della sua fama di alpinista, di confrontarsi con un grande come Maraini che involontariamente gli avrebbe fatto scivolare addosso un’ombra sgradita? Che sia per questo motivo che il suo dattiloscritto è poi finito in un faldone “tra mille altre carte” e lì è rimasto? Dimenticato, anzi ignorato (colpevolmente) Maraini, il Gasherbrum 4 è oggi diventato con una certa enfasi la “montagna scintillante di Walter Bonatti” e con questo titolo fantasioso il Museo Nazionale della Montagna dedica un evento al libro nel quadro del ciclo “Leggere le montagne” sabato 20 ottobre 2018 alle ore 17 nella Sala degli Stemmi. In un comunicato dell’Ufficio stampa si legge che partecipano all’incontro i giornalisti Roberto Mantovani e Angelo Ponta, Daniela Berta direttrice del Museo Nazionale della Montagna e il già direttore Aldo Audisio. Quali altre scintillanti sorprese ci riserverà adesso il lavoro di scavo nel “cantiere Bonatti” al Monte dei Cappuccini? (Ser)

Lo squadrone di Riccardo Cassin (primo a sinistra) al G4. Fosco Maraini è il primo a destra in piedi, Walter Bonatti il terzo sempre da destra. Al centro in primo piano con il maglione blu Carlo Mauri.

 

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