Torchio, giornalista con la montagna nel cuore
“Sollecitate più corse, vetture meno affollate, linee più protette”: era il 16 luglio di 30 anni fa esatti e, dalle pagine milanesi del Corriere della Sera, Marzio Torchio, cronista di punta, dedicava al trasporto pubblico una delle sue “pagelle alla città” con l’equilibrio, la lucidità e la curiosità che ne hanno un fatto un maestro per tanti (allora) giovani. Marzio, 79 anni appena compiuti, che era anche un grande amico della montagna, se n’è andato il 27 agosto 2018 all’ospedale di Vercelli, dove era stato ricoverato per un’improvvisa malattia. La moglie Rosalba, con le figlie Grazia e Lara lo hanno salutato giovedì 30 agosto nella chiesa di Bornate (Vercelli), assieme a parenti ed amici.
Marzio non aveva mai più tagliato la barba lasciata crescere tanti anni fa dopo che il sole gli aveva scottato il viso durante un’ascensione al “suo” Monte Rosa. Così, con il passo misurato e sicuro di chi non teme le salite, aveva portato in mezzo alla politica cittadina – dal Corriere di Novara all’Eco di Padova, dal Corriere d’Informazione al Corriere della Sera – la serietà e la concretezza disincantata della gente di montagna, senza mai dimenticare il gusto dello scherzo, dell’ironia, della risata. Poi, messi da parte taccuino e computer, era tornato alla sua Valsesia, dapprima impegnandosi anche come sindaco di Riva Valdobbia, poi assaporando la bellezza delle sue montagne e la vicinanza della famiglia. Ora che si è avviato sul sentiero più in alto, tanti amici che gli vogliono bene – primo tra tutti il professor Domenico Cagnone, come lui appassionato ed esperto di politica – lo salutano con tanto affetto e riconoscono il privilegio di aver fatto qualche tratto di strada con un uomo buono.