Inno d’amore sul re di pietra

“In vetta suonerò l’inno degli occitani” annunciò Giacomo Bassignano salito il 7 agosto sul Monviso, 3841 metri, con una ghironda nello zaino. Impresa non da poco documentata in Facebook (#terredelmonviso https://www.facebook.com/118010641547976/posts/2268339076515111/ …) perché questo antico strumento a corde, simbolo del folk revival, è piuttosto voluminoso e la via di salita anche se considerata “normale” va affrontata con prudenza e competenza. L’idea è stata di Sergio Berardo direttore artistico del Festival Occitano, manifestazione delle vallate cuneesi che offre momenti pop alternandoli a intensità culturali più profonde. Sono vallate, queste, che conoscono nuova attenzione per la ricerca di vita alpina vicina alla natura, ai pascoli, ai lavori della terra. Sulla vetta, dopo la dura salita (1200 metri di dislivello) dal rifugio Quintino Sella, Bassignano ha sfilato dallo zaino la ghironda e ha eseguito il “Se chanto” (“davanti alla mia finestra c’è un uccello. Tutta la notte canta, canta la sua canzone…), inno d’amore della comunità occitana.
Un’esperienza originale quella di Bassignano ma con un precedente che qui documentiamo. Alla fine dello scorso millennio Alberto Re, illustre guida alpina originaria delle Valli del Po, organizzò un concertino in vetta e tre ragazzi che durante la salita si erano legati alla sua corda eseguirono con gli organetti musiche occitane. Era un modo per ringraziare sotto la grande croce di ferro e dopo una messa celebrata dal mitico don Luigi Destre la buona sorte. Dieci anni prima, il Re delle guide era infatti sopravvissuto a un grave incidente sulla cresta est e che cosa di meglio di una cordata in musica per rendere omaggio al “re di pietra” che in quella circostanza gli aveva risparmiato la vita?
