Maledette infradito
Sui sentieri delle Cinque Terre troppa gente si avventura a piedi impreparata e male attrezzata, addirittura con le infradito anziché le scarpe da escursione. Ora l’allarme viene autorevolmente lanciato dal quotidiano La Repubblica che il 9 luglio 2018 titola “Stop al trekking in ciabatte”. Meglio tardi che mai, anche il Cai scende in campo per richiamare all’ordine la fiumana di escursionisti “da spiaggia”, presidiando i sentieri e cercando di bloccare i turisti ciabattoni. In realtà qui il turismo (pedestre e non) ha avuto negli ultimi tempi un picco registrando nelle Cinque Terre un aumento del 25 per cento nei primi mesi del 2018. Una massa di persone che sa poco o nulla di trekking si è dunque riversata sui sentieri. Con conseguenze disastrose.

Ma vediamo che cosa scrisse tre anni fa l’amico Dario Monti in mountcity.it. Era settembre e Dario durante un’escursione tra Monterosso e Vernazza si divertì a osservare i passanti: tanti stranieri, spesso giovani donne in coppia, inglesi, francesi, tedesche con zaini pesanti, fisico atletico e attrezzate con contenitori termici di bevande ghiacciate. Una tipa gli chiese se per Levanto bisognava procedere oltre la chiesa. Dario le fece notare che si trovavano su un dirupo a strapiombo sul mare e che lei doveva ritornare sui suoi passi e seguire il sentiero a sinistra n. 1 (in un bivio così importante, osservò Dario, qualche indicazione in più sarebbe stata necessaria). “Sono abituato a camminare, ma i tempi indicati nella segnaletica mi sembrano esageratamente corti: forse è per questo che sale gente direttamente dal mare con le infradito o con le scarpe nere della domenica”, osservò ancora Dario. Ne hanno tenuto conto i volontari del Cai che oggi lanciano allarmi per la situazione che si è venuta a creare?

“E’ vero”, scrisse in questo blog Monti, esperto escrusionista e assiduo frequentatore di vie storiche, “siamo a pochi chilometri da una spiaggia, ma il percorso è pieno di piccole insidie, di traversine di legno fissate con grossi spinotti metallici sporgenti, di rovi, di pietre più o meno grosse, più o meno taglienti: perché rischiare di rovinarsi i piedi o peggio cadere e scivolare verso un dirupo come mi sembra sia già successo da queste parti? Come non soccorrere queste persone in caso di incidente provocato dalla loro incoscienza ma anche dalla mancanza di una segnaletica chiara che invita a salire in montagna solo con l’attrezzatura adeguata?”
Nel frattempo, a quanto ora si apprende da La Repubblica, informazioni dettagliate sono state messe sul sito internet. Pare che ci sia, se si riesce a trovarlo, anche il pittogramma delle infradito sbarrate da una bella linea rossa. Eppure il turista in ciabatte sempre più impazza e sempre più va in crisi. Si ferma dopo ore di cammino, quando lo coglie il panico e non riesce ad andare avanti né indietro. O, ancora peggio, quando gli capita un incidente. Le richieste di aiuto durante le escursioni sui percorsi alle spalle delle località balneari sono aumentate e gli esperti dei soccorsi si dicono esasperati. Ma occorreva arrivare a questo punto? Forse andrebbe verificato se è ancora valido quanto scrisse tre anni fa il nostro Dario: non si è fatto abbastanza per migliorare la segnaletica e la comunicazione. O che sia perché troppo pochi si dedicano alla lettura di questo nostro piccolo sito tenuto in vita da volenterosi amici della montagna e sperduto nell’immensità del web? (Ser)
articolo ?? allarme ?? no si tratta delle solite chiacchere a vanvera. bisogna preoccuparsi solo e soltanto dei bambini (quelli piccoli) degli altri chissenefrega, se si fanno male (a volte capita) il problema è loro. poi nella stragrande maggioranza dei casi non è certo la calzatura che fa la differenza, in tante parti del mondo c’è gente che lavora e attraversa ghiacciai e ghiaioni con le ciabatte e non fa alcuna differenza, perché sanno dove vanno e quello che fanno.
Alcune settimane fa, il breve tratto di sentiero montano che accompagnava i turisti dalla stazione ferroviaria di Monte Generoso, Canton Ticino, alla vetta, era piena di persone che camminavano con ciabatte infradito ed altri tipi di calzature… da spiaggia. Le indicazioni su segnaletica indicavano… 10 minuti… ma non la difficoltà del sentiero. Insomma a 1700 metri non siamo in riva al mare! E’ vero che queste persone sono scese dal treno, ma pur dovendo camminare per poco tempo, ripeto è in montagna! Poi, se volessi essere polemico, questo menefreghismo e NON rispetto della montagna da parte di tanti esibizionisti, lo vedo sempre e più frequentemente su molti sentieri. Cerco di parlare con queste persone… AZZARDOSE, spesso si mettono a ridere!
Carissimi amici, che dire poi della moda di affrontare trekking a piedi nudi? Il Barefooting (abbandonato in montagna fino dai tempi dell’uomo di Similaun che ne aveva sperimentato la scomodità ed il malessere) torna di moda assicurando gli adepti degli enormi vantaggi per la mente e la salute nella sua pratica quotidiana.
Si può leggere a riguardo l’articolo su Repubblica (http://www.repubblica.it/viaggi/2017/03/16/news/barefooting_vacanza_relax_primavera-160674687/) del marzo 2017.
Via gli scarponi, meglio scarpette di gomma aderenti o meglio, via tutto. Che bello tornare la sera con i piedi rossi abrasi o feriti da qualche spina o dopo aver evitato di calpestare la coda di una vipera, che conquista per la salute e per la mente! Togliere, togliere, dice un famoso alpinista, lasciamo che la natura lasci i suoi segni… Allora perché non abbandonare anche i vestiti, le creme solari e gli occhiali da sole? Sarà veramente felice questa decrescita?