In montagna, ma solo se non piove

Ma perché una segretaria che per tutto l’anno sta rinchiusa in un ufficio a Milano dovrebbe rinunciare al bel sole della Sardegna per farsi le ferie in montagna, spesso sotto un cielo inclemente? Se lo sono chiesti gli albergatori trentini e hanno trovato la soluzione salva-clienti in caso di maltempo. Acquistando un soggiorno di una settimana, se piove oltre 3 millimetri per almeno 3 giorni, anche non consecutivi, il cliente riceverà il rimborso del soggiorno. E la segretarietta potrà andare a spassarsela in Sardegna. E’ questa nella Provincia di Trento l’assicurazione “Sole garantito” che permette ai clienti delle strutture ricettive convenzionate di essere rimborsati fino al 100% del soggiorno. C’è qualcosa di male? E’ forse un valore da salvaguardare, invece, l’imprevedibilità della meteo? E’ vero però che da tempo la fantasia e la creatività latitano nelle vacanze globalizzate e non solo in montagna e che sono sempre più numerosi quelli, in genere attempati, che rimpiangono il bel tempo andato. Di qui l’urgenza da molti sentita di quella strategia di decrescita teorizzata dal filosofo Serge Latouche, incentrata sulla sobrietà, sul senso del limite, sulle “8 R” (riciclare, riutilizzare ecc.) per tentare di rispondere alle gravi emergenze del presente.

In questo blog, Luciano Pellegrini ha recentemente ricordato con una punta di rimpianto come nei vecchi rifugi, realizzati con materiale povero, ci fosse la familiarità, l’amicizia, il sorriso che oggi è difficile a suo avviso trovare e nei moderni e tecnologici rifugi. “Per sedersi”, scrisse, “c’era la panca senza schienale e un lungo tavolo dove si consumava un pasto frugale, in genere un minestrone o una pasta asciutta, ma obbligatorio era sempre un bicchiere di vino. Si programmava l’escursione del giorno successivo e bisognava spegnere la luce alle ore 22…”. Non ha tenuto conto però, Luciano, che i nuovi e a suo avviso “estrosi” rifugi utilizzano materiali coerenti con il tempo e la tecnologia in cui viviamo. E che oggi sarebbe anacronistico azzerare certe tecnologie che consentono di produrre energia pulita o di eliminare in gran parte i reflui piuttosto abbondanti in tempi di turismo di massa.
Il mondo è cambiato a ogni quota. Non è un caso che proprio sul Monte Bianco, come ha osservato Paolo Paci in questo blog, l’antropizzazione sia arrivata al limite estremo. “Non c’è centimetro quadrato delle sue rocce e dei suoi ghiacci”, scrisse Paci, autore di un libro-inchiesta sul Bianco, “che non sia stato da noi visitato e sfruttato, per vari motivi: per tracciare linee di confine e metterci i cannoni, per piantarci uno spit o una funivia, per prelevare un quarzo morione o una carota di ghiaccio, per scavarvi un tunnel o una miniera d’oro, per costruirvi un rifugio o una città, per disegnarvi un’autostrada, un sentiero, una linea fantasma da scendere con la tavola”.

Bob al Mottarone. Sembra che nessuno intenda più godersi la montagna così com’è…

Non è un mistero, per concludere, che la meteo con i suoi bollettini sia più croce che delizia per chi vive di turismo in montagna. E’ capitato d’inverno che impiantisti e albergatori abbiano preso posizione contro i curatori di tali bollettini, rei di avere suscitato allarmi immotivati bloccando in città gli sciatori e svuotando le piste sulle quali è in breve tornato a splendere il sole. Ma che altro fare? Ignorare i bollettini meteo che ci perseguitano sullo smartphone e spesso non ci azzeccano? Cedere alle lusinghe degli albergatori e farsi una bella assicurazione “sole assicurato”? E a proposito di una carenza di creatività e spirito di avventura da parte di chi sceglie le vacanze in quota, sembra proprio che nessuno possa accettare la montagna così com’è: deve sempre servire come banale sfondo per fare qualcos’altro. D’estate spuntano dovunque trenini da Disneyland e bob su rotaia detti anche alpine coaster. Uno di questi è stato installato nel Latemar-Dolomiti, patrimonio Unesco. Stesso trastullo ad Artesina, al Mottarone, alla Presolana per la gioia di grandi e piccini. Per non parlare degli orrendi gonfiabili che con i loro colori pacchiani hanno stabilmente invaso i bei prati di smeraldo in vista delle Dolomiti patrimonio dell’umanità. (Ser)

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