Grandi carnivori, convivenza possibile
Un documento intitolato “Grandi carnivori delle Alpi, una convivenza possibile” è stato elaborato da CIPRA Italia con testi di Vanda Bonardo, Luigi Casanova, Carlo Gubetti, Francesco Pastorelli. Il documento si concentra maggiormente sul lupo in quanto su questo animale, spiegano gli autori, si animano emozioni sempre più esasperate. Il documento rimane aperto, quindi recepirà quanto accadrà nel tempo e sarà costantemente aggiornato dalla associazione. Il testo diventa documento recepito anche da CIPRA International nella riunione del 24 maggio a Bled. Il documento, che qui è possibile scaricare, tenta di sfatare luoghi comuni e fare chiarezza per una gestione razionale dei grandi predatori e a sostegno delle potenzialità offerte da questi nuovi reinsediamenti nelle Alpi italiane. “Le Alpi italiane”, è l’incipit del documento,”sono tornate ad essere abitate da grandi carnivori come l’orso, il lupo, la lince e lo sciacallo dorato. L’incremento della ‘naturalità’ dell’ambiente montano conseguente all’abbandono di terre coltivate e l’aumento di cinghiali e altri ungulati selvatici, dovuto in gran parte a reintroduzioni, hanno ricreato le condizioni idonee al ritorno dei grandi predatori. È accaduto spontaneamente per il lupo su tutto l’arco alpino e per lo sciacallo dorato in alcune zone delle Alpi orientali. Il ritorno dell’orso e della lince invece è dovuto essenzialmente a progetti di reintroduzione (reintroduzioni di linci in Svizzera e Slovenia; reintroduzione di 12 esemplari di orso bruno provenienti dalla Slovenia nel Parco Naturale Adamello Brenta grazie ad un Progetto LIFE)”.
Che cosa non fare?, si chiede il documento. “Il ricorso ad abbattimenti”, precisa, “prima del consolidamento di popolazioni vitali a lungo termine deve evitato. Considerando l’intero arco alpino questo obiettivo è ancora molto lontano. L’uccisione non è mai risolutiva. L’errore ad esempio di abbattere un capo alfa produce un moltiplicarsi degli effetti indesiderati e causa la disgregazione del branco. Le decisioni in tema di grandi predatori devono fare riferimento a un’unica autorità statale e attingere al contributo di enti scientifici di respiro nazionale (ISPRA per l’Italia). Nessuna decisione sul tema può essere affidata a gestioni localistiche, nemmeno nel profilo delle autonomie regionali o provinciali”.
“È necessaria”, si spiega, “una assunzione di responsabilità a tutti i livelli e una gestione del tema che comprenda le istituzioni pubbliche di tutto l’arco alpino con il fine di superare l’attuale disomogeneità istituzionale. Gli investimenti di risorse nel potenziamento della ricerca e dei monitoraggi devono essere adeguati e costanti nel tempo. Il mondo dell’allevamento va sostenuto nel tempo, anche finanziariamente, e, in base al contesto, aiutato nella scelta della giusta combinazione di precauzioni e di accorgimenti utili (recinzioni, cani da guardiania ecc.). È importante che i sistemi di prevenzione funzionino e che i risarcimenti siano pagati tempestivamente. Inoltre bisogna affrontare la problematica dei danni causati dai cani, randagi e non, che possono essere attribuiti al lupo e acuiscono il problema. Il mondo agricolo va altresì aiutato a superare la visione negativa del lupo con azioni di pieno coinvolgimento degli operatori del settore: nel turismo come nella la promozione di prodotti tipici. L’agricoltura alpina contribuisce a conservare la ricca diversità biologica: i grandi carnivori fanno parte di questa diversità. In tal senso vanno fornite opportunità economiche come il branding dei prodotti”.
“Si devono investire”, a quanto ancora si legge nel documento, “risorse per combattere il fenomeno del bracconaggio e nella diffusione dei cani antiveleno, anche potenziando lo sviluppo e la diffusione delle unità cinofile antiavvelenamento. Si deve combattere con incisività il fenomeno del randagismo. Inoltre in tempi brevi potrebbe rendersi necessaria una gestione degli animali da affezione predati dai lupi (soprattutto cani) attraverso la prevenzione, l’indennizzo e il controllo. Va mantenuto il più alto possibile il profilo della diffidenza di questi animali selvatici nei confronti dell’uomo. Occorre strutturare in modo uniforme su tutto l’arco alpino un’azione di informazione e formazione, mantenendola attiva nel tempo. La formazione va rivolta non solo al settore dell’agricoltura di montagna, ma anche al mondo degli operatori turistici e nelle scuole, assumendo come obiettivo primario quello della condivisione, infatti “quello che non si condivide non esiste”.
Ulteriori informazioni: www.cipra.org/it/dossiers/grandi-carnivori
Scarica il documento Grandi carnivori delle Alpi. Cipra Italia 2018