Montagna da bere? No grazie

Le Dolomiti ridotte a discoteca e a luna park sono state al centro del dibattito in consiglio provinciale a Trento dove per fortuna si è registrato un certo affermarsi del buonsenso: è stata infatti approvata la mozione “Verso una montagna da bere?” del 29 marzo 2018, pubblicata da mountcity.it nella sua integrità, e si è discusso animatamente sui recenti concerti “live” organizzati in alta quota. Va ricordato che nel documento, firmato dalla consigliera PD Donatella Borgonovo Re, si chiede di aprire un confronto con Comuni, Fondazione Unesco (che ancora una volta brilla per la sua neutralità disarmata) e ambientalisti per arrivare a linee condivise sulle attività incompatibili con la montagna e monitorare gli utilizzi di dubbia sostenibilità effettuando con rigore i controlli. “L’ambiente è un patrimonio dell’umanità, non solo delle comunità locali”, è l’opinione della consigliera e non si può che essere d’accordo con lei. Dalla sua mozione emerge la totale contrarietà ai due concerti organizzati durante le feste pasquali sullo Spinale e sul ghiacciaio Presena e i raduni di quad contro i quali si è mobilitata Mountain Wilderness. A questi eventi si è aggiunta dopo Pasqua l’inopportuna registrazione di un video del gruppo rock Bastard Sons of Dioniso, girato sulla cima Tosa che con i suoi 3.173 metri è la vetta più alta delle Dolomiti di Brenta. In questa montante ondata di cattivo gusto va registrato che i rochettari sono arrivati in vetta in elicottero e che i dirigenti del Parco Adamello Brenta se c’erano dormivano… Ma poi si è saputo che si trattava di un video promozionale per la provincia trentina, tutto in regola.

Così il quotidiano “Trentino” ha dato notizia dell’exploit dei rocker sulla vetta più alta delle Dolomiti di Brenta. Nella foto in alto una veduta della Tosa.

In aula a Trento l’assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi ha dunque dato parere positivo alla mozione di Borgonovo. Può essere interessante segnalare alcuni aspetti del dibattito così come sono stati riferiti dal quotidiano Trentino del 12 aprile. E ciò per rendersi conto dell’aria che tira: da una parte tra quanti vorrebbero tutelare il poco che resta della naturalezza alle alte quote e, dall’altra, tra chi eviterebbe volentieri di mettere la montagna “sotto una campana di vetro”.  Rodolfo Borga (Civica): “Certe manifestazioni, come i concerti dei rapper milanesi in quota, che messaggio danno della montagna? Chi ha responsabilità pubbliche dovrebbe dare un esempio e avere una concezione precisa della montagna e non autorizzare certi eventi che non hanno nulla a che fare con la nostra cultura”. Per Graziano Lozzer (Patt) “trovare un equilibrio è difficile. Facciamo decidere a chi vive in montagna quali sono gli eventi che vanno bene”. Tasto su cui ha insistito Walter Kaswalder: “Basta fondazioni Unesco, ambientalisti, Sat e soloni universitari stiano a casa loro, le decisioni spettano ai Comuni e alle Asuc (enti che hanno il compito di amministrare, tutelare e valorizzare i beni di uso civico e le proprietà collettive, NdR), che la montagna l’hanno conservata fino a oggi”. “A me i Suoni delle Dolomiti danno fastidio, ma tutti condannano se una volta il concerto lo fa un dj”. Con digressione sul motocross: “Mi ha salvato dalla droga…”. Borgonovo ha obiettato che “i Suoni delle Dolomiti portano in quota persone che camminano, e che non sono le 3 mila dello Spinale nella stessa giornata”. Per Walter Viola (Patt) “il concetto di limite non è dato una volta per sempre ma è legato al contesto. Giusto preservare la montagna che abbiamo ricevuto, ma non ci è stata data per tenerla sotto una campana di vetro”.(Ser)

 

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