Orso e lupo. Via libera alla caccia?
Abbattimenti mirati? Sempre più se ne parla in provincia di Bolzano dove attorno alla presenza di lupi e orsi si sta creando un clima di emergenza: quest’estate, non a caso, negli alpeggi ci sono stati parecchi attacchi del lupo ad animali domestici. Insomma: sparare o non sparare? Recentemente l’eurodeputato Svp Herbert Dorfmann ha spiegato “di lavorare a Bruxelles per ridurre lo status di protezione nell’Ue dei predatori e consentire così a regioni e stati di avere più mano libera nella gestione della vicenda”. “Né lupo né orso”, ha detto il parlamentare”, sono a rischio estinzione e, perciò, una protezione assoluta risulta completamente ingiustificata. Le amministrazioni regionali devono essere messe in condizione di trovare, insieme con i contadini, una soluzione ragionevole alla gestione di lupi e orsi”. Controllare il gruppo compiendo degli abbattimenti mirati è quanto già normalmente accade in Francia, in Svizzera e in Slovenia. “Ridurre la probabilità di attacchi di lupi e orsi con precisi piani di gestione e definire meglio le norme penali in materia” è il titolo della mozione presentata il 4 ottobre da quattro consiglieri SVP al presidente del Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano qui integralmente pubblicata. La mozione invita a estendere il diritto di “legittima difesa” (che renderebbe legale l’uccisione dell’animale) anche alla tutela delle proprietà, tipo arnie ecc. Le illustrazioni sono tratte dal magazine “Fiemme e Fassa” che pubblica sull’argomento un ampio dossier.

Il diritto di legittima difesa
Il ritorno dei grandi predatori nei territori montani si pone in conflitto con l’agricoltura di montagna e le abitudini di vita della popolazione. Per questo motivo è necessario ridurre il grado di protezione di questi animali in una misura che possa garantire il mantenimento della produzione agricola nelle zone di montagna e ne consenta sviluppi futuri. Le condizioni economiche, di per sé già più difficili in montagna rispetto ai territori urbani, non possono quindi essere ulteriormente aggravate. Le popolazioni di grandi predatori hanno da tempo raggiunto una consistenza tale da garantire che la loro sopravvivenza non sia più in pericolo, mentre invece la crescente presenza di questi animali sta già mettendo a rischio la sopravvivenza dell’agricoltura di montagna. La maggiore presenza di grandi predatori solleva anche nuove domande per quanto riguarda il diritto penale. Con le popolazioni di lupi e orsi che vanno crescendo, aumenta la probabilità che si creino situazioni in cui le persone vedono la loro vita e i propri averi esposti agli attacchi di questi animali. Infatti non è stato ancora inequivocabilmente chiarito se, in caso di minaccia dell’incolumità di persone, animali o cose, valga nei confronti di orsi o lupi il principio della legittima difesa. Il punto centrale della questione è il concetto giuridico “dell’offesa ingiusta”. Secondo una parte importante della giurisprudenza, l’offesa ingiusta, se non è perpetrata da una persona, è attribuibile solo ad animali che sono sotto la sorveglianza e il controllo di una persona. L’animale nei confronti del quale si agisce per legittima difesa deve quindi servire da strumento di offesa oppure l’offesa è ingiusta in quanto non è stato rispettato l’obbligo di sorveglianza dell’animale (per esempio nel caso di un cane scappato). Visto che quando sono coinvolti animali predatori come lupi e orsi non è possibile ipotizzare la violazione dell’obbligo di sorveglianza, è esclusa la legittima difesa, e si possono applicare solo le norme penali riferite allo stato di necessità. Tuttavia in questo caso non è compresa la tutela dei beni di proprietà delle parti coinvolte. In pratica significa che gli animali domestici e da allevamento dovrebbero restare indifesi ed esposti al rischio di attacchi. Dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 25526 del 18 giugno 2009 si desume che la legittima difesa trova applicazione anche quando è coinvolta la fauna selvatica. Tuttavia una sentenza non è sufficiente per chiarire in modo definitivo una questione interpretativa.
Finché permangono tali incertezze, i cittadini percepiscono il sistema giuridico come qualcosa che li ostacola, e non come un sistema che tutela le loro libertà. Ci si chiede in effetti se in caso di un attacco, per esempio agli animali nella stalla o al pascolo, il diritto pretende che i proprietari assistano senza reagire. Uno sguardo all’UE offre due spunti utili per risolvere il problema: da un lato con l’introduzione della caccia regolamentata senza rigidi formalismi si riduce la probabilità che si verifichino attacchi. Serve quindi almeno un tetto massimo per le popolazioni. Dall’altro, nel diritto penale è detto chiaramente che l’uccisione per legittima difesa può avvenire anche per tutelare i diritti patrimoniali (come succede in Svezia: vedi la legge in materia di tutela ambientale al capitolo 8, paragrafo 1 e la disciplina della caccia al paragrafo 28).
Per questi motivi il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano invita il Parlamento ad adoperarsi
– affinché il legislatore sfrutti tutte le possibilità esistenti nel quadro del diritto europeo per adeguare le norme in materia di caccia – soprattutto nelle regioni di montagna – alle disposizioni vigenti in altri Stati membri dell’UE, al fine di mettere al centro la sopravvivenza dell’agricoltura di montagna e le libertà della popolazione;
– affinché il legislatore garantisca che la legittima difesa sia estesa agli attacchi di animali selvatici ovvero che le persone possano agire per tutelare il diritto all’incolumità individuale e i loro diritti di proprietà;
– affinché il legislatore garantisca che la norma speciale sulla proporzionalità dell’azione per legittima difesa (di cui ai commi 2 e 3 dell’articolo 52 del Codice penale) sia estesa esplicitamente all’alpicoltura.
f.to consiglieri della Provincia autonoma di Bolzano dott. Josef Noggler
dott. Dieter Steger
dott. Albert Wurzer Oswald Schiefer