Guide alpine del Monviso, pastori di montagne
La storia delle guide del Monviso è raccontata nel libro “Pastori di montagne” composto da 448 pagine di formato 240 mm x 270 mm, rilegato in brochure ed edito da Graph Art di Manta (prezzo di copertina 25 €). Il libro è corredato da immagini panoramiche a colori in doppia pagina, riprese con tecniche orbicolari per rendere la complessità e la bellezza dei paesaggi e degli ambienti che rappresentano questa montagna divenuta da poco un’importante area protetta regionale con la denominazione di Parco del Monviso. I testi sono in versione bilingue (italiano e inglese). Del libro di parla sabato 11 novembre 2017, alle ore 16,30 al Museo della Montagna di Torino, in occasione del primo appuntamento autunnale della rassegna “Leggere le montagne” con Roberto Mantovani e Sergio Beccio e interventi di Marco Bovero, Caterina Morello e Hervé Tranchero. La fase storica da cui prende avvio il libro, come precisa in una recensione il sito Chambradoc, è il XV secolo, gli anni della costruzione del Buco di Viso, avvio di una comunicazione transfrontaliera organizzata e istituzionalizzata. Ma è il XIX secolo il momento in cui si costruisce questa grande storia: quando la montagna cessa di essere ostacolo e diventa meta dell’alpinismo, una conquista da far propria per diletto e studio, in una sorta di virtuosismo atletico e di stile riservato alle classi sociali più agiate, dagli esponenti del clero, ai più eccellenti studiosi e letterati. È una tendenza di stampo romantico che invade le Alpi insieme con gli studiosi del nord Europa che intraprendono il Viaggio in Italia (Le Grand Tour), tra visite ai luoghi dell’arte e rilevazioni di tipo scientifico. “Però, ciò che stento ad ingollare è che essi studino e conoscano il nostro paese meglio di noi scrive G. Marinelli (“Una visita alle sorgenti del Livenza”, Torino, Tipografia Editrice Candeletti, 1877).

Da pastori e cacciatori che erano, i valligiani divennero guide alpine “pastori di montagne” e portatori e poi a loro volta conoscitori profondi delle Alpi, il rapporto con i touristes e gli studiosi del tempo modificarono anche il loro approccio filosofico alla montagna: non più un fatto puramente fisico ma, per alcuni, anche di equilibrio psico-fisico e di approfondimento esistenziale sulle motivazioni che spingono gli uomini verso le cime. Si sono ricostruite le figure dei montanari e degli alpinisti attraverso l’analisi delle fonti, delle cronache del tempo e della raccolta del patrimonio fotografico ed epistolare degli archivi del Museo Nazionale della Montagna e della Biblioteca Nazionale del CAI di Torino, dell’ASTUT (Archivio scientifico tecnologico dell’Università di Torino), della Deputazione Subalpina di Storia Patria, della Sezione Monviso del CAI di Saluzzo, del Parco del Monviso e negli archivi parrocchiali, comunali, di ricercatori e fotografi locali e infine presso i discendenti delle Guide alpine.
I nomi così individuati hanno trovato riscontro nei registri parrocchiali e nei libri di stato civile (solo per il periodo successivo al 1866). Sono state verificate le omonimie, per stabilire l’età e risalire alle rispettive famiglie. Scopo dell’indagine è stato quello di ricucire notizie di diversa provenienza per ricostruire i volti, le storie personali e delle comunità di appartenenza di questi alpinisti; laddove possibile, si è dato spazio alla testimonianza dei discendenti, con puntuali videoregistrazioni che saranno oggetto di ulteriori elaborazioni. Il gruppo di lavoro e di ricerca è costituito da Caterina Morello, giornalista e ricercatrice, dall’architetto Stefano Beccio, dal geometra Marco Bovero, da Hervé Tranchero, responsabile e capo-guida del Gruppo delle Guide Alpine del Monviso della Valle Po e Varaita e gestore per alcuni decenni del rifugio CAI “Quintino Sella”, con il coinvolgimento delle Guide Alpine del Monviso e dell’associazione Isca (Istituto superiore di cultura alpina di Ostana).