La dura vita del guardiano del Cervino

Caro Cervino o Cervino (troppo) caro? Alla Hörnlihütte, storica capanna sul versante svizzero a 3.260 metri di altitudine recentemente restaurata e dotata di ogni comfort possibile a quella quota, il pernottamento costa 150 CHF (al cambio 147 euro) per persona in camerata e 450 CHF in doppia, con cauzione non restituibile di 50 CHF per persona. L’alternativa sarebbe di bivaccare all’aperto, ma in questo caso il rischio, anzi la certezza, è di vedersi appioppare una contravvenzione di 5.000 CHF. Va aggiunto che è assolutamente necessario prenotare. E se viene sete occorre rassegnarsi: per una lattina di coca si devono sborsare dieci euro. Comprensibile. L’acqua lassù scarseggia. La scalata della Gran Becca, obbligatoriamente con guida (800 franchi a testa, soggiorno escluso), è riservata a chi dimostra un’adeguata preparazione e totale assenza di vertigini.

La storia di questo celeberrimo rifugio e la vita che vi si svolge la racconta in un libro appena stampato da Paolo Bellavite (Il guardiano del Cervino,19,50 euro) Kurt Lauber, guida alpina e soccorritore di Zermatt, che da una ventina d’anni ne è il gestore. “Non c’è da stupirsi”, dice, “se con il bel tempo la capanna è molto frequentata. Arrivare quassù da Zermatt è faticoso ma si è ripagati dalla vicinanza del Cervino che sembra di poterlo toccare. Quando approdano al rifugio hanno tutti un grande appetito. Divorano zuppa, rösti, spaghetti o torte di frutta fatte in casa. Poi ridiscendeono sazi e felici a Zermatt. Nel tardo pomeriggio arrivano gli alpinisti. Di mattina presto, alle quattro, lasciano il loro letto caldo e tentano la grande conquista. Gli escursionisti senza velleità di scalate, invece, si rigirano nel loro letto e verso le sei possono godersi il magico sorgere del sole”. Capita che talvolta la Gran Becca mostri il suo aspetto spietato. Kurt Lauber ha salvato la vita di decine di persone di giorno e di notte, a piedi o in elicottero e ne ha di storie da raccontare. Suo compito pietoso è stato anche raccogliere i poveri resti di alpinisti precipitati, immagini sconvolgenti alle quali non è mai riuscito ad abituarsi. Uno dei tanti problemi da risolvere riguarda l’approvvigionamento dell’acqua. La Hörnli si trova su una cresta e l’acqua che proviene dai ghiacciai e dalla neve che si scioglie scorre via e riaffiora più in basso. “All’inizio della cresta, a circa duecento metri di distanza dalla capanna”, racconta Kurt, “facciamo una raccolta d’acqua in un piccolo avvallamento dove si raccoglie la neve che viene fatta sciogliere con l’aiuto di una lastra scura riscaldata dal sole. Attraverso un tubo in PVC lungo duecento metri l’acqua raggiunge un serbatoio di milletrecento litri, e da lì è pompata in altri serbatoi che si trovano al piano superiore della capanna. Nella tarda estate, quando non c’è quasi più neve a disposizione, la faccenda diventa complicata soprattutto se la capanna è in piena attività e vi circolano fino a centosettanta persone. Per risparmiare acqua, niente docce per i clienti. E al team ne è consentita una soltanto una volta alla settimana”. Dura la vita per i guardiani del Cervino. (Ser)

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