Indifferenti alla meteo ma non al Soccorso alpino
Si sapeva, tutti sapevano dell’ondata di maltempo che in questo inizio di settembre ha messo in crisi molte regioni italiane. Ma sulle Alpi qualcuno ha pensato ugualmente di farla franca a dispetto della meteo. Due i casi in cui l’intervento del Soccorso alpino è stato risolutore. In Valle d’Aosta Patrick Gabarrou, celebrità dell’alpinismo e guida alpina, è rimasto bloccato dal maltempo per due giorni con una cliente sulla Dent d’Herens. E’ stato tratto in salvo domenica 10 settembre dal Soccorso alpino valdostano salito con l’elicottero verso le 7,30 sfruttando una schiarita. “Entrambi sono in buone condizioni”, ha spiegato Lucio Trucco, responsabile del Soccorso alpino di Cervinia, “e sono stati condotti in ospedale per dei controlli”.
A mettersi nei guai per il maltempo in alta Val Formazza facendo intervenire la Stazione di Formazza del Soccorso alpino sono stati invece nello stesso week end trenta appassionati di montagna o presunti tali. Tra loro religiosi, donne e bambini. Nonostante le avverse previsioni meteo erano saliti la sera del sabato al Rifugio Città di Busto (di cui si festeggiavano i 90 anni dalla fondazione) con abbigliamento “leggero”, vale a dire scarpe cosiddette da tennis e abbigliamento non adeguato, anche se dotati dell’indispensabile smartphone con cui chattare e giocare. Il gestore, che sostiene di avere sconsigliato al gruppo di salire a pernottare, al risveglio, con all’esterno 15 cm di neve fresca e forte vento, ha chiamato il soccorso perché preoccupato per le condizioni della discesa a Morasco. Il capo stazione Giovanni Della Ferrera e il sindaco di Formazza Bruna Papa hanno a questo punto interessato l’Enel che ha messo a disposizione la funivia di servizio per riportare a valle almeno le persone con maggiori difficoltà di movimentazione.
Si sarebbe potuto in entrambi i casi evitare l’intervento del Soccorso alpino? E quanto conta nel comportamento di chi va in montagna la consapevolezza che un elicottero prima o poi ci toglierà dai guai? E per chi in questi casi approfitta dell’elicottero per salvarsi le penne vige sempre l’obbligo, per legge, di pagare un ticket anche se appartiene al Gotha degli alpinisti? (Ser)

I recuperi sono stati fatti in due regioni, PIEMONTE E VALLE D’AOSTA, DOVE IL SOCCORSO SI PAGA. HANNO PAGATO?
Gli idioti hanno anche portato via lo zaino del gestore di un altro rifugio vicino…
Con l’iscrizione o il rinnovo (c.d. bollino) il Socio CAI risulta automaticamente assicurato per:
• infortuni in attività «istituzionale» (non al di fuori da eventi organizzati dal CAI)
• responsabilità civile in attività istituzionale (C.S.)
• soccorso alpino endoeuropeo (non in Svizzera)
• tutela legale in attività istituzionale
Di seguito il regolamento dettagliato:
http://www.cai.it/fileadmin/documenti/Assicurazioni/Assicurazioni_2016/Manuale_d_uso_delle_coperture_assicurative_del_Club_Alpino_Italiano.pdf
In dettaglio i costi del soccorso alpino per regione italiana:
https://www.sestogrado.it/it/soccorso-alpino-quanto-mi-costi/
Attenzione quindi anche ai soci CAI che si avventurano sui versanti svizzeri senza una assicurazione personale che copra tutte le spese.
“trenta appassionati di montagna”. Dalle notizie riportate su un’organo di stampa risultano essere turisti equadoriani e peruviani di una chiesa protestante partiti da Milano con valigie e borse.
E che dire di cinquanta interventi in soccorso di escursionisti negli ultimi giorni nella regione delle Dolomiti e dell’alpinista morto fulminato ieri sulla ferrata della Marmolada, o dei resti del ragazzo inglese recuperati questa mattina sul Legnoncino, o del ventitreenne deceduto in un crepaccio sul monte Bianco?
Ogni giorno un bollettino di guerra contro la leggerezza con la quale ormai troppe persone si avvicinano all’ambiente alpino anche con condizioni meteo avverse.
E fra queste tante persone che hanno esperienza e preparazione fisica che non pensano che il fallimanto della loro “impresa” comporterà rischi inutili che i soccorritori, a loro volta, dovranno sostenere.
L’accesso alla montagna libero va regolamentato, in qualche modo, come si cerca di fare con le autovetture e le moto che percorrono i passi dolomitici durante l’estate. La Montagna non è assassina perché nulla ci obbliga a rischiare per goderne le bellezze e le opportunità che ci offre.
In Italia chi è iscritto al cai non paga ticket per il soccorso, nemmeno se la chiamata la fa per un intervento in un altro paese europeo (esiste il principio di reciprocità con altri club alpini) E le guide alpine sono sezione cai.