L’ultimo prodigio di Marcel, 94 anni ben portati

La storia dell’alpinismo è piena di vecchi aggrappati fino all’ultimo respiro alle loro pareti, incapaci di smettere. Basti pensare a Riccardo Cassin che nell’87 a quasi ottant’anni ha rifatto la “sua” nord est al Badile (non più da primo di cordata, d’accordo, come fece nel ’37 con Ratti, Esposito, Molteni e Valsecchi). Tiene duro in questi giorni il settantottenne spagnolo Carlo Soria in procinto di scalare il Shisha Pangma (8.079 m), l’ultimo ottomila che gli resta per completare la collezione. Ma la notizia più sorprendente è che a 94 anni continua a scalare con immutato impegno lo svizzero Marcel Rémy, patriarca dell’arrampicata e padre dei due famosi arrampicatori Claude (62) e Yves (58).

Ex impiegato delle ferrovie svizzere, Marcel frequenta in particolar modo la parete dietro casa, a Grimsel, che i figli chiamano significativamente Eldorado, caratterizzata da un granito colore pastello. Gli ha dedicato un recente profilo la rivista del Club alpino svizzero di cui Marcel è socio onorario, mostrandolo in una serie di immagini in varie fasi della sua vita: verso il 1930 all’alpe della Gruyère dove lavorava come garzone malgaro, poi nel 1950 nel pieno delle sue forze all’Aiguille du Plan (Chamonix) e infine nel giugno del 2014 fotografato da Claude sulla via “Asso di spade” (6b, 5a obbl), sulla Dent de Jaman, con il Lemano sullo sfondo.

“Roba da non crederci”, ha detto Claude Rémy annunciando agli amici il nuovo exploit paterno, “anche questa volta papà ce l’ha fatta salendo instancabile per sette ore in placca”. Era il 22 agosto quando Marcel ha attaccato quella via piuttosto dura con uno sviluppo di cinquecento metri, tracciata dai suoi figli sulla parete nord ovest del Miroir d’Argentine, nel Cantone di Vaud. Cinque ore dopo il grande vecchio usciva trionfante in vetta. I Rémy si definiscono degli operai dell’arrampicata. “Nostro padre ci ha trasmesso questa passione in un modo un po’ tirannico, sottoponendoci a sacrifici e fatiche estenuanti”, rivela Claude. “Il Cervino ce lo fece scalare da giovanissimi perché emblematico, la montagna per eccellenza”.

Una veduta del Miroir d’Argentine, nel cantone di Vaud, teatro dell’exploit di Marcel Rémy.

 

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